domenica 8 febbraio 2015

1 - Fisica maccheronica - Il principio di infondatezza di Gillipixelberg


Inizia oggi un ciclo di lezioni di “Fisica maccheronica narrativamente dimostrata”. Questo ciclo, non so ancora quante ruote avrà. Magari solamente questa qui di oggi, riducendosi dunque a un monociclo. Ad ogni modo, si vedrà.

La fisica maccheronica ha poco o nulla a che vedere con la fisica scientificamente dimostrata. Per cui, come nella migliore tradizione dei programmi tv più pericolosi, prima d’iniziare è d’obbligo un avvertimento: non provateci a casa, potreste andare incontro a cocenti delusioni, scompensi psichici, allucinazioni, gomito del tennista, occhio di pernice, salto della quaglia, abbacchio a scottadito, risi, bisi e crisi.

L’argomento che illustro in questa prima lezione è il “Principio d’infondatezza di Gillipixelberg”, anche noto come “Relazione gillipixonica universale”. Tutti sanno che la materia di cui l’universo è costituito si compone di particelle infinitamente piccole. Da principio, i Greci le chiamarono atomi, ossia “indivisibili”. Si pensava infatti che sotto una data dimensione non si potesse scendere: erano quelli i mattoncini di base del Tutto. In epoca moderna s’è scoperto che non era vero. C’erano particelle più piccole: elettroni, protoni, neutroni, e poi quark, neutrini, bosoni e così via. 

Attualmente la corsa a setacciare la forma di puntino materico più minuscolo dell’universo è ancora in pieno svolgimento. Ma vi posso già preannunciare come andrà a finire: si scoprirà che la particella più piccola è il Gillipixone. Al che, uno scettico a tempo debito si domanderà: va beh, ma se divido in due un Gillipixone, cosa ottengo? Semplice: niente. O anche, come si usa dire nell’ambiente di noi fisici maccheronici: una stralodata fava, una benemerita cippa, una supersonica minchia.

Infatti il Gillipixone vale per me che mi chiamo Gillipixel. Per chi si chiama Paolo, la particella infinitesimale invalicabile sarà il “Paolone”. Per Roberta, sarà il Robertone. Per Gigi, il Gigione. E via dicendo. In pratica, l’«one» personale di pertinenza individuale, è costituito dal quanto minimale di coscienza di sé. L’infinitesima parte del nostro essere che riusciamo a concepire: è quello il mattoncino più piccolo del Tutto. Scendendo al di sotto, niente ha più senso, perché non ci siamo più noi. Se non ci sono io, per me non c’è percezione di nulla, quindi nulla esiste più. Ecco dunque che al di sotto del Gillipixone, personalmente non posso andare. E lo stesso discorso è dimostrabile per ogni coscienza.

Tuttavia, ai fini della presente trattazione, per comodità espositiva, continueremo a chiamare “atomo” una porzione sufficientemente piccola della “materia universale”. Prendiamo il caso di due atomi del nostro piede: essi sono in relazione fra loro. Una forma di “energia di connessione significante” tiene in comunicazione questi due atomi e fa in modo che, nel loro piccolo di competenza, essi contribuiscano a dare realtà a quell’ente conosciuto come “piede”. Pensiamo ora sempre ad un atomo del piede, ma mettiamolo in relazione stavolta con uno della testa. Anche qui ci sarà un flusso di “energia significante” intercorrente fra i due. Seppur più flebile, esisterà in ogni caso: insieme quei due atomi collaboreranno nel definire il significato dell’ente chiamato “corpo” o “persona” a cui quel piede e quella testa appartengono. Portando poi il ragionamento alle sue possibilità ultime, immaginiamo adesso sempre due atomi, ma posizionati stavolta rispettivamente ai due capi opposti dell’universo (ammesso che l’universo abbia estremi, ma diciamo due punti remotissimi): il flusso di “energia significante” che mette in comunicazione questi due atomi, sarà in questo caso nullo? Ma assolutamente no! Per quanto infinitamente e quasi inconcepibilmente piccolo, ci sarà pur sempre un filo di significato che tiene insieme quei due atomi agli antipodi universali, altrimenti verrebbe meno il concetto stesso di universo.

Ecco dunque dimostrato il “Principio di infondatezza di Gillipixelberg”. I singoli enti della realtà così come sono comunemente intesi (per esempio: un cavallo, un parlamentare, una bella donna, l’aliquota dell’IRPEF, i peli delle ascelle, l’alito cattivo, e così via) hanno un significato di comodo dettato dalla nostra limitatezza percettiva e concettuale. Sono soltanto circoscrizioni, raccoglimenti ai fini pratici, di atomi. In altre parole, i singoli enti della realtà sono infondati. O per meglio dire, non sono più fondati di tanti altri che potremmo ipotizzare.

Ne deriva che il principio apre grandi prospettive non solo a livello della fisica maccheronica, ma anche sul piano sociale, dell’autostima universale, della considerazione di sé e del “ri-apprezzamento identitario post-individuale”. Si dia infatti l’esempio del tipico sfigato medio: la sua posizione di “ente limitato dalla sfiga”, viene riveduta e rivalutata in grande stile, se solo si pensa che qualche atomo del suo essere è in inevitabile (seppur molto fioca e lontana) “connessione significante” con qualche atomo del corpo e della personalità di Salma Hayek o di Naomi Campbell. Altrettanto dicasi per il caso di un individuo che per i motivi più vari (vuoi pigrizia, vuoi scarsità di mezzi, vuoi altre cose) ambirebbe a viaggiare, ma non lo fa: ecco che una manciata di atomi della sua mente sono indissolubilmente saldati, nel “flusso significativo” che li connette, con gli atomi dei granelli di sabbia di una spiaggia alle Maldive, o con quelli di una trave della Torre Eiffel, o degli spruzzi delle cascate del Niagara. Frantumando gli enti tradizionali e riedificandone di nuovi, derivati da combinazioni inedite di atomi nell’universo, si spariglia il “Tutto Significativo” in aggiornate e più sfolgoranti determinazioni concettuali e di elementi della realtà mai pensati in precedenza.

Prima di concludere, per completare il “Principio di infondatezza di Gillipixelberg”, manca solo un piccolo tassello: la relativa formula. Se indichiamo con U l’insieme degli atomi dell’universo e con F la “costante di forza frantumatrice concettuale globale”, otteniamo la seguente espressione:

U∙F = Fa

dove Fa sta per “Frazionamento dell’anonimato”. 

E per oggi, con le lezioni di fisica maccheronica è tutto. 


4 commenti:

Marisa ha detto...

O mamma!!!
Se fai un discorso del genere ad una ragazza che porti a cena fuori sulla quale vuoi far colpo, mi sa che vai in bianco.
Ahahahahhaha
Allora, ci ho capito veramente poco, e certo, ero scarsina in fisica a scuola. Ma mi ha colpito il concetto della parte infinitesimale di noi stessi denominata con un semplice one attaccato al nome che se davvero esistesse sarebbe una grande scoperta universale.
Ora che ci penso, Gilli ti darebbero il nobel.
Lì risiederebbe, penso, l'origine della nostra personalità e se fosse raggiungibile probabilmente si potrebbe modificare a nostro piacimento e programmarla per ogni circostanza.
Per la miseria, perderemmo la nostra umanità più di quanto perdiamo ogni giorno e non credo mi piacerebbe.
Sei il solito mattacchione!
Bacini all'occhio di pernice di cui, modestamente, ne sono fornita. :-)

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: per fortuna che non ci avevi capito, Mari :-) hai capito cose che nemmeno io avevo capito :-) vuoi vedere che il bello della fisica maccheronica è proprio questo? Il primo che espone una teoria, ci capisce qualcosa a modo suo; il secondo ci capisce qualcos'altro; in terzo, altro ancora, e così via...e alla fine ognuno ci ha capito qualcosa di diverso, ma tutti si sono divertiti un po', che era lo scopo iniziale :-)

Non so se mi accontenterei del premio Nobel...a questo punto, come minimo, mi ci vorrebbe un Nobelone :-)))

Grazie del simpatico commento, Mari :-)

Bacini mattacchioni :-)

Giovanna ha detto...

e tutto questo ci conduce a ben dire che da qui si può anche non partire. ogni cosa bella è già presente per la gioia della mia mente
:-D
Bacini in rima

Gillipixel ha detto...

@->Giovanna: hai centrato l'essenza del principio, Giovanna :-) la rima è infatti massima espressione della parentela atomica: gli atomi affini si rimano fra loro, creando connessioni di significanze nuove, nell'universo...

Se poi volevi asserire che il principio di infondantezza è particolarmente congeniale a pigri e poltroni...beh...hai fatto centro ancora :-)

Bacini infondati :-)