lunedì 11 maggio 2015

Con gli occhi fiacchi, attaccaticci


Ogni giorno dobbiamo rinascere. Che la cosa sia esaltante oppure deprimente, non è affare che ci riguardi. Nell’oasi dell’inconsapevolezza, traversando il sonno, in qualche modo ci eravamo entrati. Ci fossimo trovati bene, ci fossimo trovati male: anche questo è un dettaglio. Alla fine, conta solo il dato di fatto delle ciglia che si spiccicano ogni mattina, in una rigenerata emersione amniotica affrontata a colpi di “decispugliatore” (ehehehe…Piaciuta la battuta? Non cespugli ma “cispugli” … ehehehehe…niente, basta così…).

A parte questo, m’è successo di fare un sogno. Ero coinvolto in una decisione da prendere insieme ad altri. Tutti amici o conoscenti, persone care ad ogni modo. La situazione rifletteva schemi scolastici “tipo”, rievocava il passato dello studiare insieme, dei compiti fatti con un amico, o di una qualche soluzione da trovare discutendo in classe ed esponendo ciascuno le proprie idee. 

Nella multiforme instabilità onirica, mi rendevo conto che gli attimi di maggiore gratificazione, durante il confronto con gli altri, erano sottolineati da un’immagine. Con una delle sorprese tipiche che possono sbocciare dall’illogica atmosfera dei sogni, le sensazioni di accordo più pieno con gli altri, si manifestavano sotto forma di una pagina stampata, dai caratteri molto nitidi, precisi. Era quello il tratto con cui si esprimeva, in linguaggio onirico, la mia sintonia con gli altri interlocutori: una pagina ben stampata, pulita, senza sbavature.

Tenete conto che prima di prendere sonno, avevo dovuto emotivamente battagliare con un’edizione alquanto dozzinale delle “Storie” di Erodoto. Pur non facendo nomi, mi ero ripromesso di non comprare più libri di questo editore. Pubblica testi di prim’ordine, non c’è che dire. I titoli sono sempre dei migliori. Ma è la stampa che lascia spesso a desiderare. Inspiegabili parole smangiate, caratteri sbiaditi, porzioni mancanti di lettere. Ogni volta mi domando: dato che i soldi che do al libraio sono buoni, ti dispiacerebbe contraccambiare con una stampa altrettanto vera?

Insomma, a parte che poi ogni tanto ci ricasco e, allettato dalla bellezza dei contenuti promessi, non riesco a evitare l’acquisto, quello di cui volevo parlare è quanto imparato da questo sogno. Mi è parso di capire, sognando questo sogno, che vediamo la realtà secondo schemi che ci sono cari. Le cose concrete, gli oggetti che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, i fatti che ci succedono, le persone con le quali interagiamo, appaiono per quel che sono solo in apparenza, appunto. Di fatto poi, nella nostra considerazione, tutto viene tenuto insieme da una “rete metaforica strutturale” di fondo, che lavora sotterranea, magari con fioca evidenza, ma garantendo una continua, energica presenza.

Fra gli schemi a me più cari, ci sono senza dubbio le parole stampate. Ecco ciò che il mio sogno mi ha dunque confermato: io vedo la realtà tenendo sempre, costantemente, sottotraccia, una pagina scritta. Stampata chiara, pulita, nitida, e se possibile, ben luminosa.


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