giovedì 21 giugno 2018

Dentro e fuori dai giochi


In italiano ci sono due parole, illudere e deludere, che affondano la radice nel latino “ludere”, a sua volta da “ludus”, “gioco”.

Secondo la spiegazione ufficiale del dizionario, entrambi i verbi rimandano al significato latino stesso che parla in generale di “un prendersi gioco di”. Illusione e delusione sono dunque frutto di una presa in giro, da parte di qualcuno o da parte della sorte addirittura.

Mi piacerebbe però immaginare una versione lievemente più poetica dell’etimo dei due termini.
In “illudere”, ci vedo piuttosto un “in-ludere”, un portare o entrare dentro al gioco. In questo senso, un’illusione non è per forza un fatto negativo. Chi si illude entra nel gioco, ossia in una dimensione parallela alla realtà, nella quale si simulano potenziali esperienze reali. Il gioco è tale solo se connotato da precise regole, dal rispetto delle quali dipende la natura stessa di gioco, del giocare in questione.

Ne consegue che anche l’illusione dovrà avere proprie regole.

Probabilmente e conseguentemente, si esce poi dal gioco, “de-ludere”, quando ci si accorge che le regole dell’illusione sono state infrante. Il tradimento della regola svuota di senso il giocare, per cui è preferibile abbandonare il confronto ludico. Anche la delusione allora non ha soltanto sfumature cattive.

Il deluso esce dal gioco quando vede le potenzialità negative della realtà, messe in luce dal giocare illusorio medesimo.

Insomma, anche nell’illudersi o nel rimanere delusi, a saperlo vedere, ci può essere un briciolo di buono.

Nessun commento: