domenica 17 giugno 2018

Il professor Cornacchioni tiene lezione


Bizzarri parallelismi para-filosofali, con serendipitevoli affacci sul mondo animale.

Mi stavo scornando le meningi con uno stimolantissimo libro di Georg Simmel, “I problemi fondamentali della filosofia”. A un certo punto della trattazione (altissima e assai ardua per le mie capacità, devo ammetterlo), Simmel mette la pulce nell’orecchio riguardo a una questione fondante che, nella mia ingenuità gnoseologica, avevo sempre dato, se non per assodata, almeno per abbastanza stabile. Mi riferisco all’affermazione di Parmenide “…l'essere è e non può non essere...”, con la quale si sono poi confrontati anche altri pensatori nei secoli.

Simmel invita a riflettere su come la frase “l’essere è” contenga nascosta già in se stessa un'insidiosa contraddizione.

Nel sostenere che “l'essere è”, attribuiamo in partenza all'essere proprio la prerogativa che vorremmo dimostrare appartenere ad esso. Che l’essere sia, è ancora da dimostrare: dire “l’essere è” dà per dimostrato in partenza ciò ch'è ancora da provare.

Non so se sia proprio così la questione, e se ci ho capito effettivamente bene. So solo che mentre mi arrovellavo con gusto attorno a questi pregevoli pippottoni mentali, si è frapposto un buffo intermezzo a tema.

Nella casa vicina, ci sono dei piccoli finestrini che chiudono sottili aperture sul vano del sottotetto. Una cornacchia da qualche giorno s'è messa a impratichirsi in un suo bizzarro vezzo.

Posa le zampette corvacee sul minimo di approdo che le è offerto dal ridottissimo davanzale, e si mette a rifilare energiche beccate contro il vetro del finestrino, commentando la sua azione con insistenti e stentorei “…craaa, craaa, craaa…”.

Non ho potuto fare a meno di pensare che anche la povera cornacchia si stesse scontrando a modo suo con qualche contorto tentativo di dimostrazione della realtà.

Forse, becchettando contro la propria sagoma riflessa dal vetro del finestrino, si interrogava prima di tutto riguardo al proprio essere, e da lì, chissà, magari coi suoi amletici cra-cra stava allargando il proprio dubitare all’intera sfera dell'essere in toto considerato.

In ogni caso è stato bello cogliere questa poetica sintonia fra quanto andavo leggendo, e un minimale episodio di ordinaria meraviglia animale.

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