giovedì 25 aprile 2019

Il fasc"ino" ("ismo") discreto dell'uomo forte


Giambattista Vico (1668-1744), coi suoi celebri “corsi e ricorsi”, ci aveva ammonito molto tempo fa: la Storia si ripete.

Purtroppo però ha modi subdoli tutti suoi: si ripresenta sì nella sostanza, ma lo fa praticamente sempre in forme nuove.

E, per dirla con espressione molto cara al casato degli Höenzwilling Geopardini Figi, è un attimo  non avvedersi che stiamo posando di nuovo il piede su un “frammento cilindrico di materia organica anfibia di scarto”, già pestato da numerose generazioni precedenti.

Niente di più “naturale” allora che ciclicamente ritorni la leggendaria “voglia di uomo forte”.

È un fenomeno che si verifica in periodi storici di disorientamento, misto a una componente di dimenticanza della natura del mondo, da parte dell’uomo stesso.

L’uomo infatti è in grado di immaginare la perfezione, ma sfortunatamente per lui, la realtà, da che se ne ha memoria, si ostina a rimanere imperfetta.

Quando si attraversa appunto una fase di particolare difficoltà, concomitante a una momentanea amnesia in merito alla difettosità del mondo, ecco che puntuale come un fungo, rispunta lui, “l’uomo forte”.

Non importa che si tratti propriamente di un individuo singolo. Può essere un movimento, un’ideologia. Quel che conta (purtroppo) è la sua convinzione di avere in mano la “chiave del bene infallibile”, e che con questa chiave riuscirà ad eliminare le imperfezioni del mondo.

Ma come si fa a rendere perfetta una realtà per sua natura imperfetta? (Che è come domandarsi: come si fa a mungere lambrusco da una vacca?).

Le idee argomentate con raziocinio e ponderazione non sono sufficienti, perché il naturale e logico scorrere delle idee conduce sempre a costatare la già nota imperfezione della vita.

Per costringere l’imperfetta realtà ad essere perfetta, non rimane altro che “obbligarla” con la forza. E qui “l’uomo forte” capita a fagiolo, perché la forza è appunto la sua specialità.

Succede a questo punto, con sorprendente regolarità, un fenomeno curioso. L’uomo forte proclama ai quattro venti che renderà la realtà perfetta e come per incanto, tanta gente disorientata, inizia a credergli.

Chi si lascia affascinare dall’uomo forte, lo fa accogliendo un duplice abbaglio, causato dal potentissimo faro della iper-semplificazione banalizzante, ad emissione di milioni di watt di faciloneria.

Innanzitutto, dà per scontato che l’uomo forte sia il depositario della “ricetta indiscutibile del bene vero assoluto”, indubitabile, non sindacabile, e come tale va autorizzato all’uso di “qualsiasi mezzo possibile” per conseguirlo (con sdogananento prioritario della violenza “a fin di bene”).

In secondo luogo, chi si getta fra le braccia dell’uomo forte, è a sua volta convinto di stare proprio dalla parte giusta dello schieramento, di fare parte di quelli che le legnate non le prenderanno mai, ma si gusteranno solo lo spettacolo di vederle dare.

Mai autoinganno fu più beffardo.

Perché l’uomo forte, ebbro nell'invasamento della propria auto-investitura messianica, una volta che gli consegni in mano il bastone, non si può mai dire su quali e quante schiene lo andrà poi a misurare.

Teniamoci dunque cara la consapevolezza della nostra imperfezione. Perseguiamo con l’impegno congiunto di una comunità di persone libere, la perfettibilità. Tenendo sempre presente che perfezione non potrà mai diventare.

C'è un colorito modo dialettale per indicare lo stato di un cibo avariato, andato a male, dall'odore ormai fattosi pungente, per il cattivo modo di conservazione.

Si dice di un pezzo di formaggio fermentato, di un salume frollato oltre ogni consentita decenza: “…al sà ad fòrt…” (sa di forte).

Ecco, nella sua spontaneità diretta e schiettezza impagabile, nessuna espressione mi sembra più indicata per metterci in guardia nei confronti della ricorrente chimera storica dell’autoritarismo “a fin di bene”.

Innanzitutto, e per l'appunto, l’uomo forte è tale perché “…al sà ad fòrt…” (puzza in anticipo della “fermentazione” e del marcio che verranno, a concedergli eventualmente campo aperto).



Nessun commento: