domenica 14 aprile 2019

Il sapore degli anni


La nostra mente ha più familiarità con le “qualità concrete”, mentre in generale fatica a trattare con le “quantità astratte”.

I numeri sono “quantità astratte” per eccellenza.
Si sa di persone in grado di eseguire complicate operazioni matematiche a memoria, che per ottenere simili risultati, associano idealmente alle varie cifre certe caratteristiche qualitative, come colori e forme, in modo da poterle trattare come degli oggetti “quasi visibili” con lo “sguardo della mente”.

Nel mio piccolo, ho sempre fatto qualcosa del genere con il numero degli anni.

Quando ripenso a un certo anno, magari il 1989, o il 1996, mi si raffigura in mente una sorta di personaggio, con le sue forme, i suoi colori, le sensazioni, i suoni, bene o male legati a ricordi di fatti successi in quel periodo, a me personalmente, o anche in generale in Italia e nel mondo.

Questa impressione si è andata però un po' affievolendo nel tempo.

Da bambino, davvero il passaggio da ciascun 31 dicembre al primo gennaio, lo percepivo proprio come un cambio di costume dello scorrere dei giorni.

E la cifra del nuovo anno, a pronunciarla o a pensarla nelle prime settimane dopo il suo arrivo, la immaginavo come la protagonista di una nuova storia, che andava acquistando pian piano la sua fisionomia, di man in mano che le cose succedevano.

Si sa, diventando grandi si vanno perdendo certe capacità di meravigliarsi possedute nell'infanzia, e i numeri degli anni sono diventati via via meno saporiti.

Per trovare un'intensità simile a quella della vecchia carica emotiva, sono stati necessari allora i cambi di decennio.

Per ottenere uno stupore creato prima con cadenza di dozzine di mesi alla volta, ne servivano ora 120 (di mesi).

Ma le generazioni che hanno avuto modo di attraversare quest’epoca, si sono ritrovate a varcare una soglia numerica particolare.

Per cui, alla fine del 1999, ciascuno nel mondo ha ricevuto una gran scarica di innovazione immaginifica numerica, col cambio simultaneo, nel giro di un attimo, non solo dell’anno, del decennio o del secolo, ma addirittura del millennio.

Adesso, non so più bene cosa diavolo volevo dire con tutto questo (effetto di oziose riflessioni nate in un’uggiosa domenica d’aprile).

Ma so che pensare il tempo, immaginarselo con un suo sapore, con colori suoi, sagome, sfumature di luce e di intensità, può essere un aiuto ad orientarsi meglio lungo il suo scorrere.

4 commenti:

CirINCIAMPAI ha detto...

Finché è cioccolato, nocciola e stracciatella va tutto bene!!!

Gillipixel ha detto...

Anche pizza e pastasciutta :-)

CirINCIAMPAI ha detto...

E salsiccia al forno con patate :-D

Gillipixel ha detto...

Aggiudicata :-)