Cari amici viandanti per pensieri, già siete più che abituati a sentirmi fraseggiare sul niente, ma oggi vi voglio stupire con un argomento talmente vacuo che se il buon Parmenide fosse ancora al mondo si convincerebbe una volta per tutte che il Nulla esiste.
Vi parlerò di quelli che vanno a pisciare nei cessi pubblici lasciando aperta la porta.
Quello che mi domando e dico io, a questi cari amici mingenti manifesti, è: ma because? Because lo fate? (lo so, lo so che in domanda si usa “why”, e “because” è solo di risposta; era solo una licenza poetica e un omaggio ad un mio amico, grande linguista da scuola media, che per fare il buono, ostentando poliglottismo casalingo e burinesco, ogni tanto, durante le discussioni più svariate, se ne usciva con questa perla: «…Ma because?...» ).
Insomma, cari mescitori d’acqua di merlo affacciati sul mondo, confessatevi, apritevi con noi (…prima di girarvi però, chiudetevi almeno la patta…): qual è il motivo di questa vostra insana scelta di vita?
Io non capisco, ma alcune riflessioni le posso fare. In particolare sulle varie tipologie di pisciator palese.
Il più maestoso è il “cowboy”. Questo particolare tipo di mingente collettivo si distingue per la postura fiera, tipica di chi è saltato in sella al suo Mustang dalle froge di bragia: gambe leggermente divaricate, mano sinistra sul fianco e la destra a reggere la “briglia”, lo sguardo ben alto e fiero, fisso verso lo sterminato orizzonte di piastrelle bianche. Il “cowboy” è uomo dagli scrosci generosi, perché della sua gioia liberatoria vuol che il mondo sia partecipe, senza che vada perduto nemmeno un minimo dettaglio del suo gesto eroico.
Segue a ruota, nella gara della popolarità fra i liberi pisciatori, il “cercatore d’oro”. Costui si distingue per il fare circospetto: il capo chino sul teatro delle operazioni, sembra intento tormentosamente ad una ininterrotta cernita fra le cerniere. Un interrogativo fremebondo pare levarsi sopra il suo capo a mo’ di fumetto: «…Eppure son sicuro che era qui, sono certo di averlo preso su, uscendo…l’avrò mica lasciato sul comodino, eh?...». Il cercator di pepite produce uno zampillo inquieto, nato direttamente dalla fonte del dubbio. Alla fin fine, non è convinto fino in fondo delle sue azioni, ma nondimeno sembra agire per onor di una missione: lui sa che troverà qualcosa, prima o poi, e quel giorno tutto il mondo gli dovrà essere testimone. Per questo lascia la porta aperta: per quando quel giorno verrà, a beneficio dei testimoni.
Come dimenticare poi le fatidiche gesta del “gran nostalgico”? Per addentrarsi meglio nelle sfumature della personalità di questo altro prototipo, sarebbe più illuminante considerare il suo motto: «…Era bella giovinezza, noi si piscia tuttavia ...».
Il “gran nostalgico” ha ricevuto il suo imprinting esistenziale sotto la naia: per lui il congedo non è mai arrivato. Il cameratismo caciaronesco è il suo credo, e gli uomini fanno tutti parte di una confraternità che non ha segreti. Il cesso è il regno della verità, superate le cui colonne d’Ercole, s’è tutti uniti nell’animalità e possibilmente “…s’ha da puzzà…”. Il “gran nostalgico” è capace di prodursi in una minzione acrobatica con perfetto centro del bordo del water, mentre, a capo girato sopra la spalla, trova anche il tempo per raccontare una barzelletta all’ideale commilitone che si sta sciacquando le mani al lavandino. E va ancora bene quando non suggella il suo inestimabile gesto atletico con un’alzata di gamba e sonoro strombettio proveniente dal dolby stereo sul retro.
Questi sono solo alcuni tipi di mingitor patenti, ma tanti ce ne sarebbero, immagino (portate pazienza, mica li posso sapere tutti io e mica passo le mie giornate dentro i cessi pubblici degli uomini…).
Ciò nonostante, una delle ipotesi che posso azzardare per spiegare il fenomeno è che la collettivizzazione della pisciata, qualunque sia il “tipo mingente” che la pratichi, viene equivocamente fraintesa come gesto virile. Il non appartarsi è ingannevolmente inteso come padronanza del “mezzo”. Sembra quasi che si voglia proclamare: «…Sono completamente consapevole di quello che ho in mano e conosco tutte le istruzioni per l’uso ...», con malcelato rimando alla sfera della prestanza sessuale.
Per quanto mi riguarda, nutro seri dubbi riguardo questo principio generale. E in proposito, ci tengo ad informare questi teorici del comunismo urinario, circa due fatti.
Uno è che, anche se la vostra teoria fosse esatta, io vi credo in parola, quindi la porta la potreste chiudere per bene, che per me rimarreste tutti dei gran chiavatori.
L’altra cosa è che, personalmente, anche se non mi capitasse di gustare così di sovente la visione mirabolante del viril urinante, ecco, sappiate che la notte dormirei benissimo lo stesso.
Vi parlerò di quelli che vanno a pisciare nei cessi pubblici lasciando aperta la porta.
Quello che mi domando e dico io, a questi cari amici mingenti manifesti, è: ma because? Because lo fate? (lo so, lo so che in domanda si usa “why”, e “because” è solo di risposta; era solo una licenza poetica e un omaggio ad un mio amico, grande linguista da scuola media, che per fare il buono, ostentando poliglottismo casalingo e burinesco, ogni tanto, durante le discussioni più svariate, se ne usciva con questa perla: «…Ma because?...» ).
Insomma, cari mescitori d’acqua di merlo affacciati sul mondo, confessatevi, apritevi con noi (…prima di girarvi però, chiudetevi almeno la patta…): qual è il motivo di questa vostra insana scelta di vita?
Io non capisco, ma alcune riflessioni le posso fare. In particolare sulle varie tipologie di pisciator palese.
Il più maestoso è il “cowboy”. Questo particolare tipo di mingente collettivo si distingue per la postura fiera, tipica di chi è saltato in sella al suo Mustang dalle froge di bragia: gambe leggermente divaricate, mano sinistra sul fianco e la destra a reggere la “briglia”, lo sguardo ben alto e fiero, fisso verso lo sterminato orizzonte di piastrelle bianche. Il “cowboy” è uomo dagli scrosci generosi, perché della sua gioia liberatoria vuol che il mondo sia partecipe, senza che vada perduto nemmeno un minimo dettaglio del suo gesto eroico.
Segue a ruota, nella gara della popolarità fra i liberi pisciatori, il “cercatore d’oro”. Costui si distingue per il fare circospetto: il capo chino sul teatro delle operazioni, sembra intento tormentosamente ad una ininterrotta cernita fra le cerniere. Un interrogativo fremebondo pare levarsi sopra il suo capo a mo’ di fumetto: «…Eppure son sicuro che era qui, sono certo di averlo preso su, uscendo…l’avrò mica lasciato sul comodino, eh?...». Il cercator di pepite produce uno zampillo inquieto, nato direttamente dalla fonte del dubbio. Alla fin fine, non è convinto fino in fondo delle sue azioni, ma nondimeno sembra agire per onor di una missione: lui sa che troverà qualcosa, prima o poi, e quel giorno tutto il mondo gli dovrà essere testimone. Per questo lascia la porta aperta: per quando quel giorno verrà, a beneficio dei testimoni.
Come dimenticare poi le fatidiche gesta del “gran nostalgico”? Per addentrarsi meglio nelle sfumature della personalità di questo altro prototipo, sarebbe più illuminante considerare il suo motto: «…Era bella giovinezza, noi si piscia tuttavia ...».
Il “gran nostalgico” ha ricevuto il suo imprinting esistenziale sotto la naia: per lui il congedo non è mai arrivato. Il cameratismo caciaronesco è il suo credo, e gli uomini fanno tutti parte di una confraternità che non ha segreti. Il cesso è il regno della verità, superate le cui colonne d’Ercole, s’è tutti uniti nell’animalità e possibilmente “…s’ha da puzzà…”. Il “gran nostalgico” è capace di prodursi in una minzione acrobatica con perfetto centro del bordo del water, mentre, a capo girato sopra la spalla, trova anche il tempo per raccontare una barzelletta all’ideale commilitone che si sta sciacquando le mani al lavandino. E va ancora bene quando non suggella il suo inestimabile gesto atletico con un’alzata di gamba e sonoro strombettio proveniente dal dolby stereo sul retro.
Questi sono solo alcuni tipi di mingitor patenti, ma tanti ce ne sarebbero, immagino (portate pazienza, mica li posso sapere tutti io e mica passo le mie giornate dentro i cessi pubblici degli uomini…).
Ciò nonostante, una delle ipotesi che posso azzardare per spiegare il fenomeno è che la collettivizzazione della pisciata, qualunque sia il “tipo mingente” che la pratichi, viene equivocamente fraintesa come gesto virile. Il non appartarsi è ingannevolmente inteso come padronanza del “mezzo”. Sembra quasi che si voglia proclamare: «…Sono completamente consapevole di quello che ho in mano e conosco tutte le istruzioni per l’uso ...», con malcelato rimando alla sfera della prestanza sessuale.
Per quanto mi riguarda, nutro seri dubbi riguardo questo principio generale. E in proposito, ci tengo ad informare questi teorici del comunismo urinario, circa due fatti.
Uno è che, anche se la vostra teoria fosse esatta, io vi credo in parola, quindi la porta la potreste chiudere per bene, che per me rimarreste tutti dei gran chiavatori.
L’altra cosa è che, personalmente, anche se non mi capitasse di gustare così di sovente la visione mirabolante del viril urinante, ecco, sappiate che la notte dormirei benissimo lo stesso.
12 commenti:
e che dire di quelli che non chiudono la porta nei luoghi in cui il cesso è unisex? tutti esibizionisti della loro miseria? (perché sovente di miseria trattasi) o solo distratti al punto da non aver capito che il bagno è unisex?... è questo interrogativo che mi attanaglia in codesta mattina di sole romano, mentre cumulo bagagli per la partenza... besos (grnadioso posto semissimo!!!)
@->Farly: che dire, che dire, Farly :-) forse quelli sono spinti da ancor più insano intento malinteso viriloide :-) magari si potesse fare come nella locandina che ho taroccato ad hoc: avere sempre sotto mano la motosega per devastare il cesso in cui è alloggiato il tapino di turno, così almeno, una volta demolito il cubicolo, avrà la scusa giusta per non aver chiuso la porta :-D
Bacini docili e miagolati :-)
Gilli, te tu mi hai provocato ed io ti rispondo.
Nel lontano 1998 mi sono recata con tutto il teatro del Maggio Musicale Fiorentino in tournèe in Cina, esattamente a Pechino.
Esperienza indimenticabile per tantissime ragioni che non sto qui a dire antrimenti divago troppo dall'argomento principe di questo post.
Le giornate erano vissute in questo modo, lavoravamo solo alla sera perchè lo spettacolo si svolgeva all'aperto nella straordinaria Città Proibita che apriva le sue porte per la prima volta ad un'evento musicale che poi fu trasmesso in tutto il mondo.
Insomma durante le mattinate andavo a visitare la città, i meravigliosi mercati dove il tutto finto sembrava molto vero, i templi ecc.
Durante la visita al tempio più importante della città e ai suoi grandi giardini, ci scappò per così dire un bisogno naturale ed impellente così cercammo un gabinetto pubblico che era a pochi metri da noi, dietro un cespuglio.
Quello che si presentava ai nostri occhi era così particolare che non ci pensammo due volte ad imbarcarci nell'avventura.
Questa era una stanza senza porta che conteneva tante cabine pure esse senza porta con bagni alla turca (hai presente?) e dove tante cinesine culi in aria e gambe aperte serenamente impegnate ad alleggerirsi dei loro pesi superflui erano graziosamente in vista.
Lo spazio antecedente ai cessi era completamente allagato, così fummo costrette a seguire il consiglio della nonnina cinese che a gesti ci faceva capire che sarebbe stato meglio arrotolarci i pantaloni.
Noi ridevamo a più non posso e sebbene con qualche accortezza, tipo ci infilammo negli ultimi scomparti che non erano visibili sulla strada ci abbassammo pure noi le mutandine.
Io mi trovavo, per così dire, dietro altre tre cabine che avevano il canale di scolo comunicante e da dove ho visto passare tanti oggetti guizzanti e maleodoranti che sembravano topolini in fuga.
Questa incredibile esperienza è colpita nella mia memoria e la voglio condividere con te mio carissimo amico Gilli spero tu apprezzerai.... ahahahhahha
@->Marisa: ahahahhahahaha :-) molto divertente, Mari, grazie per aver riportato questa testimonianza curiosa...lì però era più questione di costumi locali, di cultura (e non c'è doppio senso, lo giuro :-)
popoli diversi hanno modalità culturali molto diverse di approcciare quei momenti così privati e personali :-)
Se per loro là era la norma, nessuno si poteva lamentare :-)
Una volta sentii un aneddoto in tele, che parlava giust'appunto sempre della Cina...non ricordo chi lo raccontava, mi pare un giornalista...fatto sta che questo tizio si trovava un giorno a far spesa in un supermercatino in Cina, quando, avvicinandosi alla zona delle casse, sentì provenire da poco lontano da sè un rombo terribile, fortissimo, un rumore che inequivocabilmente andava ascritto alla categoria di suoni umani definiti usualmente con quel termine tecnico, precipuo dell'ingegneria acustica, che comincia per "scor..." e finisce per "...eggia" :-)
Stupito, il nostro eroe, si guardò in giro circospetto, ed intorno a sè vide solo una giovane cassiera minutissima :-) era stata lei :-)
Pare che là questa pratica non sia tanto pubblicamente disdicevole...
E qui mi sorge il dubbio amletico: minchia, ma se questi qui (i cinesi dico) son quelli della prima potenza del mondo, non è che siamo messi un po' male? :-D
Ciao Mari :-)
Bacini silenziosi :-)
vabbè, ti racconto di una collega cinese invitata a pranzo in casa mia, cucinò il pollo alle mandorle mentre io mi dilettai con specialità pugliesi.
Alla fine lei si espresse in un modo allegro e scoppiettante ad un ampio raggio ed io rimasi quasi paralizzata dallo sconcerto.
In seguito ho scoperto che è un modo per dire che aveva apprezzato tutto il cibo.
@->Marisa: buffo anche questo episodio, Mari :-) e al di là della facezia, la cosa fa anche riflettere...su come le diverse culture hanno diversissime considerazioni circa gli atteggiamenti da tenere in presenza di altri e anche diversi modi di concepire le espressioni corporali, ed il rapporto col corpo stesso...in fondo quella cosa, non è forse uguale ad uno starnuto o ad un colpo di tosse? :-) ecco, insomma, è vero che ci sono alcune differenze :-) ma a ben guardare poi non tantissime...quanto facciamo uno starnuto o un colpo di tosse impestiamo l'aria di germi...anche quello dovrebbe essere parecchio disdicevole...certo, nello starnuto e nella tosse c'è l'impellenza, nel senso che difficilmente si possono evitare, ma anche il quello starnuto più inferiore c'è una certa impellenza, a volte :-)
Ecco, niente, erano solo alcune considerazioni confuse e sgangherate...dato che eravamo nel tema :-)...ma rassicuro tutti: non è mia intenzione, riguardo le convenzioni socali, invocare lo spirare di nuovi "venti" rivoluzionari :-)
( smirki175@gmail.com :-)
secondo me una differenza c'è ed è quella differenza inopportuna che non si può e non si deve accettare.
Il cattivo odore.
Caspita, ho tanti aneddoti della mia vita che mi fai venire in mente su che non posso non raccontarteli.
Rio de Janeiro, funivia che porta al Pao de Asucar (Pan di zucchero) viaggiavamo ad una altezza impressionante e di sotto il mare, la cabina era piena di gente, all'improvviso si creò il vuoto intorno ad un cinece che ci guardava stupito e noi sghignazzando e urlando come solo gli italiani sanno fare non riuscivamo a respirare dal cattivo odore tremendo.
No, tutto fuorchè gli odori... ahahahaha
@->Marisa: beh, certo Mari, quello lo avevo dato come sottinteso :-) l'uguaglianza fra starnuto e "altra cosa" si può al limite ipotizzare solo in spazi apertissimi e super ventilati :-)
Rimane un punto però, in ogni caso: non sono la stessa cosa :-)
Però, che bell'argomentino che abbiamo intavolto, eh? :-) ehehhehe, lo so, lo so, è colpa mia che sono partito dai cessi :-)
Se per caso volessi proseguire questo filosofico dibattito, puoi anche scrivermi a smirki175@gmail.com :-)
ma sai che hai ragione? ma tanto!! e' capitato una sera di notte in una pensione in cui c'era il bagno in comune decido di andare in bagno e come nei migliori film inquietanti ci trovo un uomo di colore che faceva la pipì con la porta aperta. perchè l'ha fatto? Me lo sono chiesto un sacco di volte anche perchè poi smise per seguirmi. ma non ho voluto indagare ulteriormente. Carinissima disquisizione ..
@-Antonella: eheheheheb :-) grazie Anto :-)
A volte basta un dettaglio della realtà, per fare emergere un mondo di risvolti buffi :-)
Grazie della vista e della tua consueta gentilezza :-)
Bacini Junghiani :-)
Caro Gil, essendo donna e non frequentando i bagni degli uomini, non avevo notato questa vostra caratteristica nell'espletare i vostri bisogni corporali.
In ufficio abbiamo bagni condivisi dove fortunatamente i nostri frequentatori di sesso maschile hanno l'abitudine di chiudere la porta. Però stai tranquillo che quando un nostro collega maschio va in bagno, immancabilmente "SEGNA IL TERRITORIO"; già perchè i nostri cari colleghi devono avere delle spingarde ingestibili.... non riescono mai a fare centro nella tazza!!!!!!!!!!!
Baci
@->Scodinzola: ahahhahaaahha :-) bellissima questa, Scodi :-D
Hai sviscerato un altro fondamentale aspetto della questione...si potrebbe aprire tutto un altro capitolo della discussione, dal titolo: "La gestione della spingarda: questa sconosciuta" :-D
Però, temo che alla fine, a lungo andare, questo si trasformerebbe in un cesso di blog :-)
"spingarde ingestibili" è veramente buffissimo :-D
Bacini spiritosi :-)
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