domenica 6 giugno 2010

Larvatus prodeo


«...Life is just what happens to you,
While your busy making other plans...»
Beautiful boy”, John Lennon - 1980


Parafrasando un po’ alla larga gli stupendi versi del poeta, si potrebbe dire che i libri son giusto quella cosa che ti viene a spiegare la vita mentre tu sei indaffarato a viverla.

Non che io abbia mai fatto grandi piani, per tirare avanti. Sono piuttosto il tipo che naviga a vista, in tutte le cose che fa. Però uno straccio di rotta, uno schifo di carta nautica, anche il più sprovveduto dei barcaioli le deve pur improvvisare.

E così mi è successo infatti, anche di man mano che questa piccola grande avventura dello scrivere un blog andava procedendo. E’ partita all’insegna della casualità più assoluta, da principio ho solo provato a mettere per iscritto quello che mi passava per la mente. Andando avanti, non è che la faccenda sia cambiata di molto, ma almeno si sono delineate nella mia idea di blog certe preferenze riguardo cosa scrivere e riguardo come pormi rispetto al lettore. Che poi sono le due coordinate irrinunciabili ed imprescindibili che si devono fissare quando si decide d’iniziare a scrivere.

Cosa scrivere.
Andando di pensiero in pensiero, mio intervento dopo mio intervento sul blog, mi sono accorto che le tematiche da me sviluppate riuscivano meglio se calate a pieno in un’atmosfera di disimpegno e di “filosofeggiamento” simil-poetico, gratuito ed incondizionato.
La questione l’ho già affrontata in diverse occasioni, ma mi piace ritornarci ogni tanto. A volte mi vengono non pochi scrupoli a riguardo. M’immagino un lettore casuale che si imbatta nell’inutilità delle mie riflessioni e si domandi: «...Ma questo Gillipixel, ma cos’è un gran semo imperiale o cosa?...Ci è o ci fa? Con tutti i problemi seri, gli argomenti pressanti che l’attualità ci mette sotto gli occhi ogni giorno, lui non trova niente di meglio da fare che parlare di nulla, sempre e solo di niente?...».
Come ho già detto in altre occasioni, questo blog è una parentesi fra le parole scritte.
Non sono un idiota irresponsabile con gli occhi foderati di prosciutto romanticista, che non si avvede di quanto male si annidi nel mondo. Questo spazio di mie scritture è un tentativo di attuare uno stato di sospensione rispetto a tutta quella “roba seria”, con l’aggiunta della convinzione che i sentieri di una certa “ricerca poetica” (anche del genere più sgangherato, come nel mio caso) siano a volte in grado di scoprire sfumature di senso fra le pieghe della realtà, talvolta precluse persino al ragionamento diretto ed analiticamente più rigoroso.

Come pormi rispetto al lettore, poi.
Questo secondo fattore è venuto di conseguenza al primo. Così come avevo ormai stabilito di affidarmi ad un “manifesto dei contenuti” parallelo al reale, non troppo mescolato con esso, allo stesso modo ne è conseguito che la mia stessa persona vera doveva sparire il più possibile fra queste righe. Mi sono detto che sarebbe stato giusto scrivere come se la mia identità concreta quasi non esistesse. Staccato dal pc e dal monitor, rimanevo pur sempre quel tizio là.
Ma una volta infilate le gambe sotto il tavolino e posate le dita sulla tastiera, diventavo Gillipixel e basta. Solo le mie parole sarebbero “state” in mia vece.
L’intento non è facile, perché alla fine, chiunque scriva e a proposito di qualunque argomento lo faccia, finisce sempre per parlare di sé.

E ora, vi chiedo ancora un grammo di pazienza da spendere col seguente brano tratto da una mia recente lettura. Alla fine, ditemi un po’ voi se la parentela fra quanto ho detto finora e ciò che queste parole vi evocheranno, non è un fatto sorprendente, un’epifania bell’e buona in piena regola:

«…Tranquillità, ordine, equilibrio, comodità: contemplati all’interno di una semplice cornice biografica essi appaiono come pure preferenze, peculiarità psicologiche, inclinazioni. Nella strategia sociale cartesiana, denunciano semplicemente il desiderio di passare inosservati per meglio preservare la propria indipendenza. “Larvatus prodeo”, aveva scritto lo stesso Descartes in un suo appunto, confessando non tanto di indossare una maschera, quanto di voler procedere celato agli sguardi altrui.
Inseriti però nella griglia del sistema filosofico […cartesiano…] in corso di elaborazione, essi acquisiscono un diverso spessore, fino a proporsi come punti di riferimento di un disegno concettuale, di una visione scientifica ed esistenziale assai più vasta.
Il tema principale resta quello del corpo, da cui la mente deve liberarsi affinché il pensiero possa controllarlo e sfruttarne la matericità.
“Considererò me stesso come se non avessi mani, occhi carne, sangue, come se non avessi nessun senso pur credendo falsamente di avere tutte queste cose”, scriveva Cartesio nella prima delle Meditationes, aggiungendo però subito dopo: “Ma è un disegno penoso e faticoso, questo, e una certa pigrizia mi trasporta insensibilmente nell’alveo della mia vita ordinaria”. Non resta quindi che smorzare tutte le passioni, i desideri, le esigenze istintive, attraverso una confortevolezza del vivere riassunta principalmente in quella dell’abitare. Il corpo non deve soffrire né godere eccessivamente, in modo che la mente possa procedere libera da ogni impaccio, distrazione, inganno…».
“Dell’abitare”
Maurizio Vitta – 2008

Larvato, procedo, dunque.
Dice: «…e va beh, ma te mica sei Cartesio…».
Dico: «…e c’hai ragione anche te!…».


3 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

"i sentieri di una certa “ricerca poetica” (anche del genere più sgangherato, come nel mio caso) siano a volte in grado di scoprire sfumature di senso fra le pieghe della realtà, talvolta precluse persino al ragionamento diretto ed analiticamente più rigoroso."

Ecco, questo è così bello che quasi non ci credo :-)

Comunque l'approccio Cartesiano è, in quel brano che riporti, molto vicino allo zen, che descrive questo processo all'inverso. Integrando corpo e mente, facendo un tutto unico, la mente smette di fare rumore e si libra finalmente libera, quieta, ricca di ciò che è essenziale. Il corpo come oggetto fermo e terreno riconduce la mente all'essenziale. Qui da noi il ragionamento cartesiano fa sì che si voglia ignorare il corpo in favore della mente, cosa poco pratica visto che stanno sempre nello stesso posto: noi stessi.

Baci filosofici
(oh blogspot deice carti... ma glielo hai detto tu?)

Gillipixel ha detto...

@->Farly: infatti, infatti, dear Farly :-) il ragionamento andava approfondito, sottolineando la sostanziale contraddittorietà del "costrutto esistenziale" cartesiano, che nel momento stesso in cui cercava la "mentalizzazione" assoluta del sè, finiva per soccombere alle materialissime rigidità atmosferiche della freddissima Svezia (il povero filosofo morì di polmonite...)...e poi, volendo si doveva tirare in ballo pure Marx, col suo discorso dell'inscindibilità sostanziale fra struttura fisica e sovrastruttura mentale...ma poi, alla fine, chi mi salvava dal linciaggio da parte dei miei 3 lettori? :-)
Bello il tuo appunto sullo Zen, come cartesianesimo rovesciato :-)

Riguardo a blogspot, ecco, non sono così in confidenza :-)
a me ad esempio dice una parolina che suona molto pseudo-filosofona grecantica: idedomoi :-)

Gillipixel ha detto...

ah...dimenticavo, Farly:
bacini terrock :-) sempre su spunto di blogspot :-)