sabato 5 febbraio 2011

W l’arte Filo-so-Fica


Quand’ero uno sbarbatelo di primo pelo, con più ormoni “brufoliferi” in corpo che capelli sulla testa (bilancio, tra l’altro, da non addebitare alla penuria di capelli), avvenne uno degli incontri fondamentali della mia vita.

«…E che sarà mai?...» si domanderà, più scoglionato che attonito, l’avventizio lettore insieme all’assiduo, «…ti innamorasti forse perdutamente?...Conoscesti la donna della tua vita, la tua Beatrice, la tua Laura, la tua Aldonza Lorenzo equivocata in Dulcinea del Toboso?...».

Macché!!! Sto parlando di filosofia.
Se non avessi incontrato la filosofia, lungo il contorto cammino del mio formarmi una conoscenza, sarei stato un’altra persona.
Migliore? Peggiore? Boh! Nessuno lo può dire: sicuramente diverso.
Forse mi sarei fatto un sacco di problemi mentali in meno, e qualcuno le potrà chiamare anche paranoie, o addirittura atti di onanismo incorporeo. Fatto sta che è andata così, e dell’esistenza della filosofia in qualche modo sono venuto al corrente.

Intendiamoci: non mi voglio spacciare per filosofo, ma nemmeno per esperto di filosofia. Diciamo che sono solo un simpatizzante, un osservatore amatoriale della materia.
Ciò che invece mi preme sottolineare, del rapporto fra me e la filosofia, è come essa abbia cambiato il mio modo di vedere il mondo e di considerare me stesso in relazione ad una ipotizzata “verità”.

Durante tutto l’iter filosofico scolastico, di man in mano che andavo conoscendo nuovi pensatori, non ho mai abbracciato per intero la visione di nessuno di loro. Per fortuna, una delle prime cose che compresi, fu che non avrei mai potuto fare così.
Già sarebbe stato poco sensato per un super esperto, ma da parte di un dilettante, avrebbe persino comportato risvolti comici. Quasi mi ci vedo, all’osteria, a predicare il ritorno a Talete e al suo principio unico dell’acqua, ammonendo con somma severità tre ubriaconi simbioticamente attaccati al loro fedele bianchino.

Solamente chi arriva a possedere veramente la materia filosofica fino a poterla manovrare con maestria, sviscerandola nei suoi minimi dettagli e muovendosi all’interno delle sue argomentazioni con precisione e competenza, potrà pretendere di dar vita ad una propria visione originale, dialogando coi maestri del passato per trarne insegnamenti attuali.

Niente di tutto questo, ovviamente, è scaturito dal mio incontro con la filosofia. Molto più modestamente, ma in misura non meno significativa per quel che riguarda la mia piccola dimensione esistenziale, la filosofia mi ha trasmesso una nuova forma mentale. Grazie alla filosofia ho imparato che vale sempre la pena guardare sotto la superficie delle cose.

In tutti i fenomeni della vita, c’è sempre uno strato banale che s’impone a prima vista. In questo senso, una definizione della materia, seppur “minoritaria” e incompleta, potrebbe dunque suonare nel seguente modo: la filosofia consiste in quell’atteggiamento conoscitivo che non si accontenta mai della superficie delle cose.

Theodor Adorno sosteneva che fra gli ingredienti culturali fondamentali della filosofia, andasse annoverato pure un certo fastidio da nutrirsi nei confronti del “senso comune”. Questo non significa che la visione filosofica del mondo debba per forza indirizzarsi verso la bizzarria e la stravaganza a tutti i costi. La disistima per il “senso comune” nasce invece nel momento in cui questo pretenda di porsi come sola ed esclusiva visione delle cose.
L’atteggiamento filosofico invece non teme di avventurarsi nell’«impensato». Chi non è pronto a mettere in conto una certa dimestichezza anche con la dimensione di un potenziale «assurdo», non potrà mai muovere nemmeno un passo oltre la soglia della “casa della filosofia”. La filosofia è predisposizione a pensare “tutto ciò che si può pensare”, a non scartare nessuna possibilità, a tener buono ogni dubbio, a sospettare sempre della validità di ogni pensiero, ad ipotizzare che ce ne possa essere sempre uno migliore e più raffinato.
Senza questo patto iniziale stipulato con se stessi, non ci può essere ingresso nella dimensione filosofica.

Dalla filosofia s’impara anche a considerare la “verità” come un cammino di ricerca perpetuo, che dura tutta la vita.

Ecco perché in generale, mi trovo meglio con persone che posseggono questa chiave di lettura del proprio pensiero, da poter proiettare poi sulla loro visione del mondo.

Non ne faccio tuttavia una questione snobistica, né tanto meno di “razzismo intellettuale”. Questo atteggiamento “filosofico” non è infatti di competenza esclusiva di chi la filosofia l’ha incontrata sui libri. Mi è capitato di conoscere persone mai andate oltre la quinta elementare, che posseggono in modo mirabile questo dono, pur nelle forme ridimensionate della propria semplice cultura. Mentre ho altresì incontrato tanti individui che hanno avuto occasione di attraversare la corrente degli studi liceali, emergendo tuttavia completamente asciutti, senza aver assorbito la minima goccia di atteggiamento mentale filosofico.

Forse io ero già portato naturalmente ad assumere questa veste mentale. Forse l’avrei indossata anche senza conoscere la filosofia sui libri. O forse ancora, il mio incontro con la filosofia sui libri “doveva” in ogni caso avvenire, “era stabilito” che avvenisse.

In tutti i modi, sono contento di come l’atteggiamento filosofico di guardare alle cose della vita si è calato dentro me con tutte le sue potenzialità di meraviglia e stupore.



2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

la filosofia, quella che mi hanno raccontato al liceo, mi provocò eczemi. ma era l'insegnante e non la materia. a quel tempo la tendenza all'elucubrazione fuori dal senso comune era già ben impiantata tra i miei neuroni, al punto che a scuola non mi parlava quasi nessuno perchè ero "troppo strana". :-)

baci kantiani

Gillipixel ha detto...

@->Farly: eheheheh, appunto, cara Farly, si vede che in un qualche modo ci si nasce con quel pallino dell'elucubrazione vagheggiante :-) i libri poi non fanno che acuire la tendenza, ma bisogna averla dentro :-)
A scuola anche a me non parlava quasi nessuno, ma perchè non parlavo io per primo: fregavo tutti sul tempo :-D

Bacini che è giusto filosofarly :-)