domenica 8 maggio 2011

Madbank


La devo smettere di essere troppo buono, porca puttana!...ah, ciao ragazzi, scusate, ragionavo a voce alta e non mi ero accorto che eravate lì.
Dicevo: questa minchia di bontà certe volte è proprio una iattura. E pensare che non mi mancherebbe nemmeno il sostegno di fior fior di consiglieri. Non di rado lo stesso Lupo de Lupis in persona viene a farmi visita in sogno, per elargire preziosissimi ammaestramenti.

«..Dai retta ad un fesso, Gillipix…» suole ricordarmi il glorioso lupevole tanto buonino, «…io ci sono passato prima di te, il gioco non vale la candela. Alla fine me, mi prendevano per il culo persino alla mensa della Hanna & Barbera, durante le pause pranzo delle riprese sul set. Se fai tanto ad appiccicarti addosso il personaggio, non te lo schiodi più, è finita. E non dico soltanto Dick Dastardly o Napo Orsocapo…fossero stati solo loro. Invece no, mi beffeggiavano pure Ernesto Sparalesto, Svicolone e Magilla Gorilla. Piantala di fare il buono, Gillipix, non vorrai mica fare la mia fine, vero?…».

Caro Lupo de Lupis, se ti dessi retta una buona volta…Ma gli ammonimenti degli amici saggi, si sa, sono come una pioggerella sottile di fine settembre: gradita come sabbia fra le dita dei piedi, ma guai ad aprire l’ombrello, che è poco virile (uhm…come metafora, m’è uscita ‘na chiavica…).

Prendete un qualche pomeriggio fa, ad esempio. Avevo qualche ora libera e me la zonzavo sfaccendato per le strade cittadine, amministrando da provetto perdigiorno alcune badilate assortite di fattacci miei. Ad un certo punto, stagliata nettamente contro la trama dell’opus incertum disegnato sul selciato, intravedo già in lontananza un rettangolino di plastica chiara. L’oggetto misterioso è proprio sulla mia strada, per cui proseguo senza meno alla sua volta. Di man in mano che mi avvicino ed i dettagli si arricchiscono, la mia mente elabora responsi come il calcolatore interno di un cyborg sotto la sferza di ripetute inquadrature zoomate sempre più in dettaglio.

Zwiiing-gnek-gnek (suono del teleobiettivo che si fa sotto…), ipotesi uno: vecchio biglietto da visita usurato, abbandonato trionfalmente da individuo fermamente deciso a non ricevere più visita alcuna in vita sua, avendo egli recentemente abbracciato la fede luminosa dell’«Asocialismo reale»…

Zwiiing-gnek-gnek, ipotesi uno scartata. Ipotesi due: tesserino della videoteca «L’antro dell’allupato», incautamente smarrita da cliente troppo preso dal pregustare l’estasi di immaginarsi immerso in “campi di patate per sempre” («…Let me take you down, ‘cause I’m going to, potato fileds…»).

Zwiiing-gnek-gnek, ipotesi due scartata. Ipotesi tre: ma minchia, ecco cos’è! Una carta di credito! Oppure un bancomat!

Non vi stupisca la mia ignoranza in materia, non sono uomo di mondo e tanto meno ho fatto il militare a Cuneo. Avevo comunque arguito che si trattava di uno di quegli arnesi abbinabili a certi numerilli, all’uopo di procurarsi dindi freschi e sonanti.
Sleggiucchiando fra le mille sigle stampigliate sopra, cerco allora di capire a quale tipo di banca si possa far risalire la schedina in oggetto. Qui però mi si spalanca dinnanzi la selva oscura finanziaria, che lo diritto e tradizional conto corrente era smarrito. Ci sono su svariate cifre, dieci simboletti, tre o quattro loghi di famosi istituti succhiagrana, avvisi di spendibilità presso le filiali della «Rokko Sigfridean Bank of Seed», agevolazioni con la «Sturagonzi Express», convenzioni con la «American Pirla Slave Card».

C’è persino un avviso dai toni vagamente mafiosetti che, non bastasse già il mio Lupodelupismo inveterato a livelli abissali, mi procura una leggera sensazione di panico kafkiano. Non ricordo bene la dicitura esatta, ma in pratica, con quella frasetta buttata lì come se fosse casuale, mi fanno già sentire un potenziale ladro, ancor prima di aver nemmeno lontanamente pensato di poter fare un insano uso della tessera.

Fra le tante amenità impresse, alla fine scovo anche un numero verde e non sapendo bene cosa fare, mi decido a chiamare. Risponde una signorina, le spiego per sommi capi l’accaduto, ma nel giro di pochi scambi di battute, la voce femminea all’altro capo del filo inizia già ad irritarmi lievemente. La prima cosa è il tono. Mi aspettavo un po’ di gentilezza per un tizio che si appresta a restituire una cosa smarrita di quel valore, ma lei in pratica non sa dirmi niente di meglio che non ho fatto il numero giusto. Quello era il “servizio clienti”, eccheccacchio, mica cotica. E se proprio volevo, potevo magari recarmi dai carabinieri o dai vigili, lasciando loro quanto rinvenuto.

Fra gli infiniti difetti di un buono, c’è anche l’incapacità di rispondere col giusto tono sferzante, quando uno conversazione lo richieda. Così la telefonata si è chiusa lì e la frase giusta da dire mi è rimasta intrappolata fra denti e palato, senza la possibilità di volare libera e giusta alle orecchie di quella stonata centralinista.
«…Ma per la fava eccelsa di Minchiolano il Grande…» avrei dovuto dirle, «…questo sarà anche il “servizio clienti”, ma mi sai dire allora cos’era quello sbalestrato che non aveva niente di meglio da fare che seminare bancomat per la città, se non un vostro fottutissimo cliente?...».

Ma le sentenze giuste che servono, ahimè, mi sgorgano in cuore sempre a scoppio ritardato, per cui mi sono accontentato di riflettere su come la nostra società sia perlopiù composta da individui che fanno un lavoro del quale non gliene potrebbe fregare di meno. Compresa quella tignosa signorina, che avrà ricevuto la sua porzione ben delimitata di compitino professionale da svolgere e se ne guarda bene dallo sconfinare nei territori della libera decisione autonoma.

A quel punto, non sapendo come meglio proseguire la mia avventura di scopritore stradale di tessere da soldi, chiamo mio fratello in ufficio, per un suo parere. Va detto che nel frattempo, con non poca fatica, ero riuscito a desumere l’appartenenza bancaria del fatidico pezzetto plastico. Di certo l’istituto in questione sarà stato autorevole e con tutti i suoi crismi bancari al loro posto, inclusi due o tre sani scandali finanziari alle spalle, come si richiede oggi ai più prestigiosi e dinamici gruppi di raccattapila moderni.
Ma anche per la mia già accennata ignoranza, si trattava di un nome che non mi diceva un granché, fate conto che fosse una cosa tipo la «Cassa di Risparmio di Casalfavone in Cippadoro».

Con l’aiuto di mio fratello, vengo però a sapere che c’è giusto una filiale di quella banca poco lontana dalla zona di città in cui mi trovo. Mi ci reco subito senza esitazioni per consegnare l’ormai molesto tagliando pecunioforo, ma anche qui finisco per trovare un po' di pane secco per i miei denti di buono.

Dovete sapere che dietro ad ogni buono, si nasconde sempre anche gran parte di un subdolo affamato di vanagloria. Lasciatelo dire a me, che sono pratico del ramo. Un buono che si dica tale fino alla radice più profonda del midollo, possiede dentro di sé anche una malcelata dose di vanità. Il buono più duro e puro si macera perennemente in un dubbio: sono buono per far del bene agli altri, oppure per blandire il mio amor proprio auto-celebrandomi nella mia somma “buoninitudine”?

Fatto sta che entro nella filiale di quella banca aspettandomi quasi di essere accolto sul tappeto rosso da Emerson, Lake, Palmer e Fittipaldi, partiti in tromba con la «Fanfara dell'uomo comune», e invece mi rendo amaramente conto che mi tocca fare la fila come un bastardo qualsiasi.
Viene il mio turno e mentre mi sto appressando al bancone, squilla il telefono. Il cassiere solleva la cornetta, sento che blatera di smarrimenti, di codici segreti non lasciati in giro, di bloccaggi eventuali di tessere, e capisco al volo che all'altro capo del filo c'è quel gran simpaticone iper-scrupoloso del mio amico seminatore di bancomat.

Non lascio nemmeno finire la telefonata e sventaglio sotto al naso del cassiere il fatale tagliandino fonte di contante apprensioni, e come ricompensa, sento l'impiegato dire dentro l'apparecchio: «...ah, guarda, l'ha ritrovato un cliente...».

Ecco, penso, non solo poca soddisfazione, ma pure gli insulti adesso: “cliente” proprio non me lo aveva detto mai nessuno. Me ne esco quindi mestamente, mentre, ad onor del vero, il cassiere mi ringrazia con tutta la sua gentilezza, chiedendomi però anche, sempre raffigurandomi nella “sua” mente come “suo” cliente, se avessi per caso bisogno della cassa.
«...No grazie...» rispondo, ma fra me e me penso: “...ne avessi avuto bisogno davvero, non sarei un fottuto buono e mi sarei servito da solo...”.

Proseguendo poi la mia passeggiata per le strade cittadine e soppesando gli eventi appena intercorsi, meditavo blandi propositi di futuri accenni di cattiveria, così, tanto per cambiare una volta tanto. Ma proprio mentre sono intento in questi pensieri, m'imbatto in una nonnetta che spinge la carrozzina farcita con tanto di nipotino. Ci affrontiamo in una strettoia del marciapiede ed io prontamente mi faccio platealmente di lato, per lasciarli passare con agio. E così facendo, crolla involontariamente ed immediatamente dentro me ogni velleitario intento di malvagità future, mentre mi ritrovo ancora a riflettere: «...Caro buon vecchio Lupo de Lupis, c'hai sempre ragione te: proprio non se ne esce...».



13 commenti:

Marisa ha detto...

mi fai pensare ad un boy scout che deve per forza fare la sua buona azione quotidiana e cerca di trascinare sulle strisce pedonali una vecchietta verso l'altro lato della strada ma lei lo prende ad ombrellate in testa perchè aveva appena finito di attraversare... ahhahahaha

Paolo ha detto...

Condivido le tue stesse sensazioni, e non se ne può fare a meno ... Fa pensare la tua riflessione o dubbio tra bontà vera o vanagloria ... forse è per questo che i buoni spesso vengono visti sempre sotto la luce sbagliata, specie se il punto di vista è quello di un non buono ... e questo finisce per complicare le cose maledettamente a tutti:-)

Un saluto Gillipixell
è sempre un piacere leggerti.

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: eheheheh :-) mi pare che tu abbia centrato perfettamente il tema, Mari :-) Infatti, anche la mia guida spiritual-morale, il Sommo Lupo de Lupis, era solito prendere borsettate e ombrellate a iosa da stuoli di vecchiette che non avevano il minimo bisogno di aiuto :-)
Ciao Mari, grazie del tuo commento, molto simpatico come sempre :-)

Bacini lupeschi :-)

Gillipixel ha detto...

@->Paolo: e per me è sempre un piacere avere lettori di pregio come te, Paolo...grazie...
La riflessione sulla natura della bontà ha una fonte autorevole, deriva in effetti da un passo dei Fratelli Karamazov...non lo ricordo più di tanto nei particolari, ma il concetto mi è rimasto...

Non mi sono addentrato più di tanto in questo argomento, perchè il tono piuttosto leggero del mio racconto stavolta non lo consentiva, ma mi piace sempre introdurre piccoli semi di riflessione importanti, anche quando in generale dico vaccate :-)

Ciao, grazie di essere passato commentando :-)

Lara ha detto...

Ciao Gill, è bello pensare che ci siano ancora persone come te.
C'è nella tua descrizione accurata, quel punto che fa davvero pensare, come ha già scritto Paolo. La vanagloria in un gesto di bontà.
Bravo come sempre, Gill.
Buon lunedì!
Lara

Vanessa Valentine ha detto...

Splendido post, Gilli (come anche tutti i precedenti, chiaro...;) ).
Ma questo è dolce, tenero e onesto, ancora di più.
Riconosco uno spirito affine e naturalmente non posso che ammirarlo.
Renditi conto che appartieni ad una gran razza, e purtroppo in estinzione...quegli onesti sorridenti e gentili che il destino ha sparso a manciate in giro per il pianeta, dei fortunelli che trovano portafogli, bancomat e gioielli come se piovesse, e li restituiscono sempre. Pazzi! e quasi sempre i legittimi proprietari non ti offrono nemmeno un caffè! Ancor più pazzi!!!
Onestà e bontà sono inscindibili, spesso questo è l'unico intoppo, quello che (per fortuna) non ci fa del tutto umani.
Concordo in pieno sul fatto che ti manca sempre la favella quando incocci in uno/a stronzone/a maleducato/a...all'uopo sto buttando giù un manualetto di risposte pronte e taglienti.:))))))))
Baciotti beatlesiani!

Vanessa Valentine ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Gillipixel ha detto...

@->Lara: ehehehe :-) grazie, Lara, sei sempre tanto carina :-) non so se sia un bene che esistano persone come me :-) ad ogni modo io credo che ciascuno di noi sia unico, fortunatamente, per cui forse la questione non si pone nemmeno :-)

La cosa che spero sia passata maggiormente attraverso questo mio articoletto, spero non sia tanto la mia presunta bontà, bensì la seguente riflessione: è importante sapersi sempre osservare con ironia e nutrire sempre sani dubbi su tutto, su tutti e prima di tutto su se stessi :-)

Ancora grazie, dolce commentatrice di felsinea classe :-)

Bacini di stagione :-)

Gillipixel ha detto...

@->Vale: grazie, Vale :-) quando i commenti provengono da una virtuosa della frase come tu sei, sono doppiamente soddisfacenti :-)

Come dicevo già, non so se alla fine sono così buono o onesto :-)
...so invece che è importante osservarsi con disincanto, mettendo in dubbio le possibili definizioni che siamo tentati di dare di noi stessi, per ridisegnare ed esplorare continuamente i confini del nostro essere al mondo, che è una faccenda sempre in continua evoluzione :-)

Molto simpatica l'idea di un quadernino di mottetti salaci da sfoderare all'occorrenza :-) Già mi vedo la scena: sono lì con un energumeno che mi prende a male parole e sul più bello me ne esco con una cosa tipo: "...mi scusi un attimo, buon uomo, che consulto il mio calepino insultatorio..." :-)

Ciao Vale, grazie ancora e scusami se non ho ancora letto e commentato il tuo ultimo succulento scritto :-) ho avuto poco tempo in questi giorni, e me lo volevo gustare con agio e calma, cosa che farò senz'altro prossimamente :-)

Bacini sopraffini :-)

Vanessa Valentine ha detto...

;))))) take it easy, maaaaan.....

Gillipixel ha detto...

@->Vale: eheheheh :-) nel nome di prigrizia noi sempre procediam :-)

Bacini pigri :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

comincio dal fondo, scelta musicale bellissima, poi va detto che se sei buono devi avere tempo libero che il mondo tanto è contro di te e poi non te la prendere con lasignorina al telefono, quella sta al call center magari per 400 euro al mese e magari sta pure in albania che in italia costano troppo i lavoratori... per chiudere poi vorrei spendere mezza parola sulla foto d'apertura... miticaaa

bacetti mielosi

Gillipixel ha detto...

@->Farly: ehehhehe :-) a questo non avevo pensato, cara Farly :-) in effetti, i buoni non se li fila nessuno, per cui possono avere più tempo a disposizione :-) Le tue chiose sono sempre illuminanti :-)

A volte ho il sspetto di essere un buono solo per spirito di contraddizione...in realtà non me ne frega nulla della gentilezza o di avere l'animo benevolo: faccio così solo perchè la maggior parte della gente vuole essere decisa e avere sempre ragione, per cui io, per contrapposizione, voglio avere sempre torto :-D

Non me la prendevo tanto con la ragazza al telefono, ma piuttosto con il meccanismo lavorativo in cui è inserita, per l'appunto...

Con l'orsettone è stato amore a prima vista :-D era in una bancarella di vendita di miele, c'era anche il negoziante, ma l'autorità in materia era lui :-)

Bacini ai millefiori :-)