E’ in grado un libro di irradiare una qualche forma non meglio definita di energia, anche solamente con la propria vicinanza? Naturalmente non ve lo saprei dimostrare, ma io credo di sì. Il fenomeno va sicuramente di pari passo con il grado di familiarità e di passione nutrita da ciascuno per questi cari vettori cartacei di cultura, è ovvio. Una persona che non ama i libri resterà ad essi indifferente sia che si ritrovi in mano un volume spalancato, sia esso riposto in cima ad un’ermetica e muta pila di propri simili libreschi sul comodino, o persino infilato sotto un’ascella a mo’ di termometro per rilevare la temperatura culturale corporea.
Di fatto, andando in giro per le più svariate ragioni con un libro fra le mani, nello zaino o in tasca (magari avendolo appena comprato, oppure portandomelo appresso per leggerlo negli spazi vuoti di tempo), mi sono accorto varie volte di sentirmi in una disposizione d’animo differente. In quelle occasioni, è come se le vibrazioni del contenuto di quel testo mi si trasmettessero beneficamente.
Le aspettative rispetto alla lettura, l’atteso rimescolio di pensieri, frasi, concetti messi nero su bianco, uniti a tutte le infinite rielaborazioni spontanee personali che si conta di intessere a partire dalla relativa finitezza quantitativa delle parole scritte su quelle pagine (per quanto il testo di un libro possa presentarsi tomescamente lungo, esso sarà pur sempre di una misura finita, mentre illimitate possono rivelarsi le considerazioni e i ragionamenti che da un libro possono nascere). Tutto questo sa diffondere intorno a sé la semplice ed oggettiva presenza di un libro. Il libro, anche rimanendo chiuso, funziona come una piccola pila esistenziale.
Una persona che conosco raccontava un aneddoto di gioventù. Un suo compagno di scuola, non il più solerte fra gli studiosi, anzi, decisamente allergico ai libri, perorava spesso fra gli amici un suo metodo didattico del tutto strampalato ma non privo di una venatura poetica. Quando andava a letto, era solito mettere il libro da studiare sotto al cuscino. In questo modo, sosteneva, le idee e le nozioni scritte sul libro sarebbero filtrate dalle pagine alla sua mente intanto che lui ronfava della grossa.
Ora, il miracolo ipotizzato dalla fantasia di quel lontano discolo non si verificherà esattamente nei termini da lui sperati. Ma un qualcosa di simile nondimeno avviene. Sapere che è sufficiente spalancare da un momento all’altro, in qualche punto a caso, la candida bocca delle pagine e lasciarsi trascinare dal bandolo della matassa di parole che lì dentro ci attende, trasmette talvolta un’emozione di gioia traboccante. Ci sono volte che questa irradiazione mi coglie anche a distanza, con improvvisi ed inusitati attacchi di contentezza, pensando che a casa mi aspetta la lettura di un certo libro appena iniziato.
Tutte queste idee probabilmente non ci sfiorerebbero nemmeno, se il mondo e le persone non ci deludessero così di frequente. Nel libro sappiamo di poter ritrovare un terreno franco. Il libro sa parlarci ed ascoltarci nello stesso momento, capacità, quest'ultima, preclusa anche alle persone meglio intenzionate e sensibili, per i limiti oggettivi imposti dalle dinamiche delle reali relazioni con gli altri.
Anzi: di più. Nel libro la disposizione accogliente dell'ascoltare e quelle propositive del creare, immaginare, ideare, si fondono in un tutt’uno. Un testo scritto ci parla nell'attimo medesimo in cui noi lo facciamo parlare attraverso il nostro pensiero, in una sorta di azzeramento dei normali avvicendamenti del tempo e delle ordinarie distinzioni fra ciò che siamo e ciò che è altro da noi. Questo meccanismo assomiglia molto a quanto accadde nei sogni, dove l'illusione di avere a che fare con qualcuno o qualcosa di altro da se stessi, confligge di continuo con una sotterranea indeterminazione della consapevolezza: la trama del sogno è in apparenza un fatto esterno, eppure, pur sapendo che siamo noi a crearla, ci lasciamo blandire dalla sua forza persuasiva. Nel sogno siamo “io” e “l'altro” contemporaneamente, e la volontà è in grado di uscire dagli angusti confini del “se stesso”, giungendo a determinare in qualche modo l'andamento degli eventi che nel mondo reale normalmente scorrono inafferrabili ed ingovernabili. Da questo punto di vista, leggere un libro è un po' come immergersi in un sogno.
Il libro vive di una realtà sospesa e, in quanto tale, immaginificamente eterna.
Volete dunque che tutta questa energia non abbia la forza di irradiarsi anche quando il libro è chiuso? Potrebbe forse trattenerla l'esile barriera di una copertina?
7 commenti:
Bel Post
Buon Gill:-))
C'è una trasmissione che sposa completamente con quello che affermi e ogni volta che mi capita di vederla mi rendo conto di quanto i libri siano vettori di idee, emozioni, forze vitali inesauribili che oltrepassanoo il tempo e lo spazio.
http://www.stasgawronski.it/cultbook.html
@->Paolo: grazie Paolo, lieto di essere entrato in risonanza con le tue impressioni riguardo ai libri :-) A volte la vedo, la trasmissione che mi dici, ed è vero, mi conferma sempre che nell'amore per i libri risiede una delle forme più alte di nobiltà...a proposito, al pari del contenuto "energetico" dei libri, ci sono tante altre realtà immateriali molto importanti per l'uomo, che se l'uomo fosse saggio potrebbero offrire validissimi aiuti per tirarci fuori da questa crisi: penso alle risorse intellettuali e culturali immense dell'Italia...invece no, insistiamo pure con la produzione materiale, mandiamo in vacca la scuola e l'università, e vai col liscio :-)
Ciao Paolo :-) grazie della gradita visita...
Concordo appieno con tutto, caro Gilli. Io ho sotto il cuscino accanto al mio una serie di libri. Sono quelli che dovrò leggere e finitone uno prende il suo posto un altro al punto di averne accanto sempre tanti. Bellissimo post e particolarmente il parallelo tra i sogni e la lettura. Baci
Concordo appieno con tutto, caro Gilli. Io ho sotto il cuscino accanto al mio una serie di libri. Sono quelli che dovrò leggere e finitone uno prende il suo posto un altro al punto di averne accanto sempre tanti. Bellissimo post e particolarmente il parallelo tra i sogni e la lettura. Baci
@->Maria Rosaria: non dubitavo, cara EmRose, riguardo alla tua passione libraria :-) sono proprio delle presenze gratificanti, rassicurano e addirittura sanno farci sperare in un mondo migliore :-)
Lascio il tuo doppio commento, con altrettanto duplice ringraziamento :-)
Bacini su ogni pagina :-)
Che meraviglia, Gilli, quando dici che il libro è una pila esistenziale! Com'è vero!!:))))))))
La sola vista di un libro che amo mi fa stare bene, portarmeli dietro mi fa stare bene, anche se mi sfondano la borsa...li leggo pian pianino e me li gusto, con lentezza, come quando mangio o cucino.
Che bontà, i libri!
Bel post, bello, bello, bello.:)))))))))))
Bacini gutemberghiani.:))))))
@->Vale: ehehehe, lo sapevo Vale che il tema avrebbe stuzzicato la tua golosità libresca :-) Se non ci fossero i libri, davvero, che tristezza sarebbe :-) A volte ti risolvono alla grande certi magoni, ti consolano, ti aiutano ad uscire dal buio...a volte, mentre leggi un libro, ti prende una tale gioia culturale, se un passaggio è particolarmente intenso, che ti viene pooh-escamente da urlare: Ma Dddio delle cittààà!!! :-)
Grazie Vale per il tuo commento come sempre frizzante :-)
Bacini a due volumi :-)
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