La prossima volta che vedo i miei amici, devo ricordarmi di proporre loro un affare. Mi chiedevo se fossero interessati a mettersi su in società con me, per una piccola attività di smercio d'ermeneutica al dettaglio. Dopo il crollo delle grandi ideologie ed il barcollare delle tradizionali credenze; dopo che si sono tarlati anche i più solidi comò e le cassettiere secolari, “interpretare” è divenuta la moderna parola d'ordine. Nella verità ormai ci sperano in pochi. Tutt'al più ci si accontenta di interpretare. Interpretare i fatti, interpretare gli altri, interpretare le cose, interpretare le esperienze. In una parola: interpretare la vita.
Ermes era uno dei più autorevoli fra gli abitanti dell'Olimpo greco. Fra le tante prerogative da lui possedute, forse la più importante consisteva nel suo ruolo di messaggero degli dei. Ermes faceva da tramite fra gli dei e gli uomini, era latore delle sentenze divine presso gli umani. L'aspetto magico di questo dettaglio del mito (i miti sono tra le fonti di stupore più potenti mai scaturite dall'animo degli uomini, e nei loro significati più intensi risiede sempre un barlume di straniante paradosso), stava nel fatto che Ermes non conosceva il senso dei messaggi da lui trasportati. In pratica, Ermes era un vero e proprio trasportatore di “materiale da interpretare”. Oppure, guardando la questione per il verso opposto, si può anche dedurre quanto segue: Ermes ci consegna un malloppo enigmatico, e dunque tutto ciò che nella vita è incomprensibile, o difficilmente afferrabile, sembra provenire dagli dei, ossia presentarsi a noi ammantato di un'ineffabile aura extra-umana. Proviene dagli dei quindi l'arte, provengono dagli dei gli innamoramenti, proviene dagli dei tutta la bellezza che non ci sappiamo spiegare, ma che in qualche modo ci arrabattiamo ad interpretare. Provengono dagli dei anche le cose, per usare un eufemismo, meno piacevoli? In una prospettiva ellenistico-mitologica, pare proprio di sì.
L'ermeneutica, in quanto “arte dell'interpretazione”, affonda le proprie radici filologiche in tutta questa affascinante tradizione.
Si fa presto però a dire “interpretare”. La gente ha sempre meno tempo, è subissata da un gran daffare, non può permettersi di stare lì a riflettere troppo, è chiamata ad agire con tempestività, e così spesso si butta alla cieca, tira a bocciare riguardo all'esistenziale sentiero da imboccare.
Ed ecco allora che entra in scena la mia società: la «Premiata Ermeneuticheria Ermete». La P.E.E. sarà specializzata in interpretazioni di ogni tipo. Interpretare, come mi sembra di aver già ampiamente chiarito, non significa affatto spacciare verità. Il cliente, in questo senso, alla P.E.E. sarà ampiamente tutelato. Acquistando tranci d'ermeneutica alla P.E.E., non si ritornerà a casa con nessuna convinzione assoluta in tasca. I nostri prodotti si distingueranno per croccantezza argomentativa e freschezza degli ingredienti concettuali utilizzati. Ma son saranno sofisticati con tossici coloranti all'essenza di sicumera, estratti dalla mala pianta dell'infallibilità.
Nel vasto campionario di articoli della P.E.E., si potranno scegliere sicuramente i gusti classici, tipo l'ermeneutica alle quattro consapevolezze, il saggione ripieno, l'interpretazione dello chef, e la gran esegesi gratinata sul forno analitico. La P.E.E. sarà in grado di garantire anche il servizio di consegna a domicilio «speedy-Ermete». I nostri incaricati, a bordo dei loro scooter riconoscibili dalle alette sulla marmitta, con una modica aggiunta al prezzo del prodotto ermeneutico ordinato per telefono o via mail, porteranno direttamente a casa del cliente, la sua interpretazione ancora bella calda.
Sì, mi pare un'idea imprenditoriale coi fiocchi. Devo proprio dirlo ai miei amici, la prossima volta che li vedo...ma soprattutto: ma che amici c'ho?!?!?
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