«… Al fin la lieta annata volge al suo giocondo congedo…»: è questa la frase che potrebbe scrivere sul grande muro prospiciente alla piazza affollata, il gioviale aspirante al linciaggio.
Finisce un anno, ma cosa vuol dire? Il convenzionale volger del tempo arbitrariamente marcato dagli umani, lo scandir delle ore e dei minuti, non significano nulla per un gatto, per lo stipite del portone o per un sasso nel cortile. Purtroppo la questione, da un punto di vista umanoide, non è così facilmente liquidabile. L’uomo non può fare a meno di “significare”, di appioppare sensi, interpretazioni, deve architettare codici e decodificare di continuo, decifrare, chiosare, tentare di capire cosa ci vogliono comunicare il gatto, lo stipite del portone, il sasso nel cortile, o gli anni che passano.
Non ne possiamo fare a meno, è nella nostra essenza di bipedi pensanti ed emotivi. A volte però questa naturale tendenza si addentra molto oltre il fisiologico limite di rispetto, quello raccomandabile ai fini di una equilibrata amministrazione esistenziale. Interpretiamo più del dovuto, edifichiamo nella nostra mente impervi e mastodontici castelli esegetici, sotto la cui mole ci ritroviamo irrimediabilmente smarriti, intimoriti e indifesi. Poi arrivano certi momenti di sovraccarico di senso, in occasione dei quali l'ombra minacciosa del castello edificato si fa tanto opprimente ed asfissiante, da indurci a mandare al diavolo idealmente ogni volontà di capirci qualcosa. Ed è giusto in quegli attimi che ci accorgiamo di una verità banalissima. Tutti presi nella nostra opera edificatoria, ci eravamo nel frattempo dimenticati di vivere.
Ecco, cari amici viandanti per pensieri, senza voler invocare il fatalismo più sconsiderato, è un po' in questo senso che mi piacerebbe questa volta lasciarvi qui i miei modesti auguri per l'anno che andiamo ad indossare. Cerchiamo, per quanto ci sarà possibile, di vivere di più e di edificare meno castelli di significati. Lo raccomando per primo a me stesso, che di soverchia significazione superflua sono capomastro supremo. Vivere, il mestiere più difficile di tutti, ma il fondamento di ogni fascino a cui possiamo ambire. Pur sempre evitando di lasciarsi andare alla deriva della pura irresponsabilità dilagante, cercare tuttavia di vedere le cose del mondo così come le vedono il gatto, lo stipite del portone o il sasso nel cortile.
Questo auguro insomma a tutti: di vivere di più e di patire meno assilli dall'ipertrofica pletora di fronzoli interpretativi. Buon insignificante 2014!
4 commenti:
Auguri Gil...
Grazie, Maffy :-) auguri a te, e tanto tempo da trascorrere con le persone alle quali tieni di più :-)
Bacini mafaldini :-)
Pensa, il tuo titolo è esattamente l'opposto di quello del mio post di inizio anno... eppure sui contenuti ti do ragione. Spesso ci lasciamo condizionare da pure formalità mentre ogni momento potrebbe essere considerato buono per un "nuovo inizio", un rinfrescarsi dell'anima. Grazie degli auguri!
@->Kika: grazie, Kika, tanti auguri a te :-) il mio titolo era un po' provocatorio, in effetti..."insignificante" in questo caso non vuol dire insipido e sciatto, ma libero da inutili interpretazioni sovrapposte :-) l'augurio insomma è di vivere di più e di opinare meno :-)
Bacini non opinabili :-)
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