venerdì 24 ottobre 2014

A lume di candela mentale


(Scritto a mano tra il 16 e il 17 ottobre 2014, in pieno black-out telematico)

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«…Sapessi com’è strano sentirsi “Fu-Mattia-Pascalizzati a Gillipixiland…». Così canterebbe forse un Memo Remigi un po’ strampalato, ritrovandosi nelle condizioni di un Gillipixel de-tecnologizzato. Sto scrivendo queste note a matita su un quadernino. Le riporterò a tempo debito sul computer e poi nel blog. Quando gli Dei del megabyte vorranno. 

l primo ad abbandonarmi è stato proprio il pc. Pazienza, ho pensato, portiamolo a riparare. Poi sono arrivato i problemi sulle linee telefoniche, e posso dirmi ancora fortunato di avere momentaneamente isolato solo il cellulare. 

«…Provo ad accendere almeno il vecchio pc…» mi sono detto, «…tanto per scrivere magari due fregnacce …». Niente da fare nemmeno su quel fronte: la gloriosa baracca non dà segni di vita. Mi ritrovo così per un po’ di tempo rassegnato e tagliato fuori dal mondo, perlomeno dal mondo che sono stato solito trovarmi intorno negli anni recenti. Un mondo virtuale parallelo al nostro intimo, universalmente condiviso: in poche parole, la ragnatela telematica mondiale, il web.

Per un po’ mi ritrovo solo col mio pensiero e i miei libri. Niente google, niente wikipedia, niente mail, sms, niente di niente. E mi sto domandando che tipo di sensazione sia. Per molti aspetti di certo fastidiosa. Ma per altro verso anche curiosa e complice di tante riflessioni. Spero di tornare al più presto felice, connesso e computerizzato, però nel frattempo non mi sembrava male cercare di cogliere alcune sensazioni derivate dal confronto con questa forzata interruzione di contatto con il resto dell’umanità internettizzata.

Senza scrivere non ci so stare e non ricordo il tempo di aver scritto così a lungo a mano. Una chiavetta USB mi guarda muta e fuori contesto come una carrozza ottocentesca posata sul tavolino. E’ resa obsoleta dalla sua eccessiva modernità, per il momento. Tutti il suo contenuto mi è utile come un lingotto d’oro per il naufrago su un’isola deserta.

L’atteggiamento mentale richiesto dalla scrittura con tastiera e schermo, rispetto a quello con matita e quaderno, è completamente su di un altro pianeta concettuale. Col computer si ha un approccio panoramico alla scrittura. Con mano e matita diventa una questione lineare. Nel primo caso, l’insieme del materiale scritto può essere visto come una totalità da plasmare. Scrivendo al computer si fa un lavoro compositivo simile a quello di uno scultore, ad esempio, di creta, o gesso, o plastilina. 

Togliendo materiale dove serve, aggiungendo in altri punti, smussando, limando, si può tenere sotto controllo tutto l’insieme della composizione. Si può tornare sui propri passi, oppure si possono anticipare parti e inserirle poi nel punto scritto che sembra più opportuno, e ad ogni modo rimane sempre il margine per spostarle a piacimento. 

Tutte queste prerogative vengono, se non del tutto escluse, perlomeno fortemente limitate nella scrittura a mano. Con davanti solo carta e matita, si piomba in piena sindrome di Pollicino. Le parole sono come briciole lasciate lungo la strada per guidare il cammino del lettore. Certo, anche scrivendo a mano si possono avere ripensamenti, tornare indietro, rivedere, spostare parti, anticiparne altre. Ma questo comporta cancellature, ricopiature, rifacimenti, costa tempo, fatica e scocciature.

Ecco dunque un pregio difettoso della scrittura a mano. O un suo difetto pregiato, chiamatelo come vi pare. Con carta e matita si è stimolati a prevenire, a giocare di anticipo. Le cancellature e i rimaneggiamenti, pur sempre possibili, sono tuttavia frustranti e noiosi. Meglio allora avere già in mente prima il quadro generale dello scritto. Non che si debba per forza sapere fin dall’inizio per filo e per segno tutta la sequenza del proprio scritto. Ma è importante possederne già mentalmente una fisionomia abbastanza delineata. 

Sempre sulla base di medesimi meccanismi, la scrittura a mano induce ad essere selettivi anche nel formare le singole frasi. Qui davvero, ad ogni frase, è importante avere possibilmente già tutto il periodo pronto nella testa. E’ a questo punto, a mio parere, che si può apprezzare la più sorprendente differenza fra i due modi di scrivere. Ci si accorge che la genesi della frase è qualitativamente molto diversa. Non sto dicendo che un modo sia meglio dell’altro. Dico che sono diversi.

Una controprova di questo lo riscontro anche rispetto a una mia caratteristica particolare. Scrivendo col computer, tendo ad indulgere in un mio vezzo talvolta deleterio. Le frasi mi si allungano oltre il dovuto. Posso iniziare la frase in un modo, sapendo che la potrò modificare con pochi gesti di mouse e tastiera. Riesco a inserire tutte le subordinate che mi accorrono alla mente, sicuro del fatto di poterle poi spostare come pedine da un punto all’altro del periodo.

Noto invece che la scrittura a mano mi spinge alla frase sintetica. Dovendo essere di preferenza tutta contenuta prima nella mente, ciascuna frase nasce breve. E questo è un aspetto buono della scrittura a mano. 

Unico, minimale e umile dettaglio della scrittura a mano che può in modo strano recuperare qualcosa rispetto alle funzionalità di tastiera e video, è l’accorgimento di usare matita e gomma. Nel limite del possibile, e senza abusarne, con matita e gomma si mantiene viva una residua facoltà di poter sbagliare piccole parti della frase. 

Riporterò questo mio scritto a mano direttamente sul blog, tale e quale, senza apportare migliorie rese agevoli dalla scrittura a computer. E anche se la mia pigrizia mi frenerà, in futuro terrò a mente che l’uso di carta e matita (per i più abili anche penna) è un ottimo esercizio per la scrittura, da rivisitare ogni tanto.

2 commenti:

Kika ha detto...

Sai che hai ragione? C'è qualcosa di diverso in questo tuo scritto rispetto ai tuoi post soliti. Non saprei dire bene cosa, ma tu lo espliciti spiegando la differenza tra i due modi di formulare le frasi. Credo che riuscire saltare da un modo all'altro di scrivere sia un'ottima cosa e che le nuove generazioni non dovrebbero mai dimenticare come si scrive a mano, anche se la tecnologia dovesse essere preponderante. Non fosse altro perchè i computer si possono guastare ;)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: ciao Kikaaa :-) ben ritrovata...mi fa piacere che si noti la differenza, concordo...mi rendevo conto proprio scrivendo, che stava uscendo una roba diversa...è stato un esperimento interessante, erano anni che non scrivevo così tanto a mano...ci si dovrebbe sforzare di farlo di più, perché davvero mette in moto parti del cervello rese ormai quasi inattive :-)

Chissà se un giorno ci sarà chi lo farà ancora...dovrebbero mantenerlo come disciplina scolastica fondamentale...sono convinto che è e sarà sempre importantissimo...

Bacini manuali :-)