venerdì 10 aprile 2015

Parolette anarco-gillipixiane: l’intenso far niente gattesco


So che rischio di risultare oltremodo monotono, ma non ci posso fare niente, è più forte di me. Devo ripetermi ancora: giocare con le parole mi piace in misura spropositata. E non si tratta mai solo di questo. E’ qualcosa che va oltre al giocare, attività che pure già di per sé si distingue come nobilissima e degna di essere rivisitata di continuo. Il giocar con le parole riguarda più da vicino un entrare in intimità col senso profondo delle cose. Dentro, c’è qualcosa che assomiglia molto ad un anelito di fusione col mondo.

Tanto che capita un sacco di volte (anche nell’arco di una semplice giornata, anche se dobbiamo solo far fronte a piccoli impegni spiccioli), di ritrovarsi senza la parola giusta, in grado di cogliere, di definire in pieno, una situazione, uno stato d’animo, un fatto. Ecco perché, da amanti appassionati del linguaggio, si sente quasi il bisogno di prodursi nella piccola arte dell’invenzione di parole inesistenti. Queste parole non devono avere la pretesa di andarsi ad infilare nel vocabolario comunemente riconosciuto, belle catalogate e pronte all’uso. No, niente di tutto questo. Esse funzioneranno invece come piccolo estratto poetico autonomo. Ci si inventa una certa parola, insomma, non per poi usarla con gli altri, ma perché fa bene a se stessi.

L’essenza della poesia sta tutta in simili meccanismi. Ma mentre alla poesia vera non è concesso di deviare eccessivamente dal sentiero tracciato dalle parole note (infatti la bravura dei grandi poeti sta nel saper dire il “non-detto” con il materiale verbale comune), il libero inventore di vocaboli può concedersi il lusso di una sua propria gentile anarchia linguistica.

Sulla base di queste considerazioni, inauguro oggi l’ennesima rubrichetta del blog. Non so se e quanto durerà, ma per intanto inizio anche questa. Il suo titolo è “Piccolo dizionario delle parolette anarco-gillipixiane”. Queste parole “non addomesticate” il più delle volte sono portatrici di un puro valore sonoro. Si appoggiano spesso alla struttura di parole vere, ma si librano nell’aria attraverso un proprio peculiare guizzo di libertà, che le rende uniche e ultra-poetiche.

L’anarco-paroletta di oggi è un verbo. Mi è venuto in mente osservando due mici in un campo di fianco a casa (detto per inciso: la gestualità e le attività feline sono una miniera infinita d’ispirazione per parolette inventate). Il campo in questione è appena stato seminato, ad erba medica, credo. Per ora è bello spiano, una normale distesa di terra nuda. Solo una promessa, al momento, del prato che verrà. Quello che fanno i gatti in questione è andare lì, su quel campo, a passare il tempo. Ora li vedi scavare piccole buche. Ora fanno splendide sessioni di “panz’all’aria” acrobatico. Ora si inseguono un po’ fra loro, giocano ai mini-agguati, si danno zampatine. Ora fanno la punta a qualche minimo pennuto. Ora ispezionano il disegno in superficie d’un cunicolo di talpa. Ora si piazzano semplicemente lì in mezzo, immobili come sfingi estatiche, a godersi la musica che fa la loro pelliccia carezzata da un refolo di brezza.

E’ lì che mi sono detto cosa fanno quei due mici. Non fanno altro che “trafulare”. Loro trafulano.

Magari inizia quello nero: eccolo lì che trafula da par suo. Quando il nero si ferma, a sua volta poi il tigrato gli passa vicino quasi invitandolo: «…Dai, vieni a trafulare…». E nel mezzo di tutte le loro moine più o meno dinamiche, sembra che si dicano l’un l’altro: «…Ah, che bello…come trafuliamo noi, non trafula nessuno…». Altre volte, uno dei due s’atteggia a rivisitato Edoardo Vianello felino: «…Guarda come trafulo…Guarda come trafulo…con il twist!!!…».

E così, in trafulante letizia, passano belle mattine trafulate, oppure lenti sotto-sera scanditi da un dolce trafulando rossiniano.


2 commenti:

Marisa ha detto...


Caro Gilli, la premessa è già tutta una poesia, il verbo poi calza perfettamente alle movenze feliniane.
Bravo come sempre!!

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: e per me è sempre un onore avere i tuoi commenti, Mari :-) grazie, grazie :-) e poi tu hai in casa due bellissimi esempi di attori felini :-) per cui hai colto benissimo cosa volevo dire :-)

Bacini wolfini :-)