venerdì 8 maggio 2015

Le muse di Kika van per pensieri: Aron Wiesenfeld

"Train tunnel" - Aron Wiesenfeld (2009)

Puntata un po’ particolare oggi della rubrichetta “Le muse di Kika van per pensieri”. Per ragioni modaiol-tematiche, la scelta di Kika è caduta infatti su di un giovane pittore statunitense non solo contemporaneo, ma attualissimo: Aron Wiesenfeld. Benché, come vedremo, l’opera di questo artista sia molto affascinante e degna di nota, si presentano tuttavia due ostacoli non da poco. In primis, le notizie e i commenti critici a riguardo sono molto scarsi, per non dire nulli. In secondo luogo, avendo optato Kika per un dipinto del 2009 intitolato “Train tunnel”, nel quale la protagonista è ritratta di spalle, per forza di cose si dà automaticamente un acclarato caso di “impotentia fisiognomicandi”. In parole povere, se non si vede la faccia, hai voglia a cercare delle sosia…

Oso quasi sostenere che non ci sarebbe riuscito nemmeno il mio sommo maestro, il professor Hazzardo Von Taglia-Moschen, docente emerito in “Somiglianzologia”, al biennio introduttivo della scuola per detective fisiognomici “Don Guardòn” di Smirki-Town. Anche se non lo darei per certo, perché il vecchio prof. Hazzardo, nei momenti di massima forma, era in grado di indovinarti il colore delle mutande, solamente da come pronunciavi la parola “rabarbaro”.

Ad ogni modo, per ovviare a questi due intoppi procedurali, ho pensato allora di fare così: per quanto riguarda i commenti all’opera dell’autore, osserverò diversi suoi quadri, affidandomi per l’occasione ai due critici più a buon mercato che ho trovato sulla piazza: i miei occhi. Per l’indagine fisiognomica invece, facendo per una volta un’eccezione alla regola, dirotto la scelta del soggetto su un altro dei dipinti di questo autore.

Pur nella penuria di notizie riguardanti Aron Wiesenfeld (sappiamo almeno che è nato nel 1972, a San Diego), chi ne vuole sapere un po’ di più su di lui e sulla sua opera, può trovare un sito personale ben curato (con tanti dipinti riprodotti, se non addirittura tutti), la sua pagina Facebook e anche una bella intervista recente (purtroppo solo in inglese) nella quale il pittore parla di sé e del suo modo d’intendere l’arte.

Molto interessanti due elementi che emergono dalle parole di Wiesenfeld: la sua predilezione per la solitudine e l’introspezione; e l’elenco dei suoi modelli di riferimento fra i pittori del passato, e non solo. 

Solamente a scorrere questa sequela di nomi, e facendo un po’ mente locale alle rispettive loro “caratteristiche stilistico-figurative”, si capisce molto dei quadri di Aron Wiesenfeld. Egli stesso infatti dice che i suoi beniamini sono: James Whistler (per curiosa coincidenza, protagonista della nostra rubrichetta nella puntata scorsa), Corot, Tiziano, Bruegel, Caspar David Friedrich, Arnold Bocklin, August Sander (fotografo tedesco, indagatore di volti e contraddittorietà umane sotto il regime nazista), Balthus, Edward Hopper, Goya, Puvis de Chevannes, Carel Weight, El Greco e, fra i più vicini a noi, Neo Rauch e Chester Arnold.

Se si ha anche solo vagamente presente l’aura che scorre trasversalmente alle opere di questi grandi nomi (è sufficiente una carrellata per ciascuno su “Google immagini”), si coglie già molto dell’atmosfera creativa di Wiesenfeld. Si tratta di pittori che hanno in comune un dato: tutti quanti attraversano con lo sguardo il mistero della realtà, rimanendo rigorosamente fedeli ad una forma d’ispirazione tratta dalla realtà medesima. Sono autori che ci raccontano come l’enigma più intenso, la fonte di inquietudine più profonda, l’origine di gran parte dei nostri turbamenti, siano rinvenibili in sommo grado nelle cose osservabili quotidianamente coi nostri occhi. Autori che danno voce a quel misto di stupore infantile e terrore primitivo, che non smette mai di fare capolino negli angoli più nascosti della psiche, dello spirito, senza cedere tuttavia, in linea generale, alla tentazione dell’astratto o del surreale, prediligendo magari invece il grottesco e il paradossale.

"The Source" - Aron Wiesenfeld (2012)
"Winter cabin" - Aron Wiesenfeld (2012)
"Nightingale" - Aron Wiesenfeld (2010)

In Aron Wiesenfeld, si possono poi ravvisare altre fonti di suggestione, seppur non dichiarate, che fanno riferimento al mondo del cinema (tutta la sua opera, a mio parere, si può dire fortemente “filmica”). In particolare, le atmosfere create ricordano molto certe “stonature inquietanti” presenti nelle opere di Alfred Hitchcock, David Lynch e Brian De Palma. 

Se posso inoltre azzardare un’ulteriore, umile, ipotesi critica mia personale, aggiungerei anche due parole riguardo al rapporto che nei dipinti di questo giovane autore, si instaura con l’elemento naturale Mi piacerebbe definirlo rapporto di tipo “sado-masochistico ad andata e ritorno”, e provo a spiegarvi cosa voglio dire. 

In molte delle opere di Wiesenfeld, la natura, il paesaggio, l’ambiente coi suoi elementi, l'"extra-artificiale", si pongono come interlocutori problematici di un dialogo incerto e difficile, giocato sugli estremi sempre incombenti dell’incomunicabilità pura. Se ne ricava quasi l’impressione di una natura in qualche modo violentata e tradita dall’uomo, soprattutto dalla sua incapacità di capirne ormai l’essenza. Una natura che tuttavia appare sempre più pronta a ritorcersi contro l’uomo stesso, con altrettanta violenza e cieca ostilità. Tra umanità e natura, il ruolo di carnefice si confonde e si scambia con quello di vittima, in un’alternanza paradossale, un muto gioco di specchi che ci lascia sempre in sospeso sul dubbio riguardo a chi sia l’estremo più debole e quello più forte del confronto. Questa sensazione viene amplificata, in molte opere, attraverso la claustrofobica, ripetitiva (ma per certi versi anche molto affascinante) ossessione, riservata alla cura di certi dettagli di elementi naturali.
 "The Orchard" - Aron Wiesenfeld (2014)
"The Well" - Aron Wiesenfeld (2012)
"God of the forest" - Aron Wiesenfeld (2014)

Insomma, qualcosa su Aron Wiesenfeld sono riuscito a raccontarvela. Veniamo ora al gioco delle somiglianze, oggi, come detto, in forma alquanto anomala. Spero che Kika mi perdonerà se per questa volta m’invento una simile trasgressione rispetto al copione usuale, prendendo spunto dal soggetto di un altro dipinto dell’autore californiano.

Fra le opere di Aron Wiesenfeld, quella che più ha stuzzicato la mia fantasia di detective fisiognomico, è la non poco enigmatica tela del 2012 intitolata “Dropout”. Gli elementi figurativi del pittore accennati sopra, ci sono praticamente tutti, compresa una certa stilizzazione del corpo femminile, che non a caso ricorda molto chiaramente il fare espressivo di Balthus (uno dei beniamini di Wiesenfeld).
"Dropout" - Aron Wiesenfeld (2012)

La ragazza ritratta nel dipinto mi ha suggerito un’interessante somiglianza. Ve la mostro senza meno:



Immagino che la conosciate benissimo tutti: è un’attrice americana stra-famosa, Kirsten Dunst. Fra le tante sue interpretazioni, la ricordiamo nei panni di Mary Jane Watson (MJ per i più intimi), la super-amica del super-eroe Spider-Man, nella trilogia diretta, dal 2002 in avanti, dal regista Sam Raimi. 

E dopo aver così sistemato anche il mio senso del dovere di detective fisiognomico, dichiaro compiuta anche questa puntata di “Le muse di Kika van per pensieri”. Non senza avervi prima ricordato che Kika vi aspetta sul suo blog, per mostrarvi come ha rivestito, con la sua spumeggiante fantasia modaiola, la ragazzina di Aron Wiesenfeld affacciata sul tunnel dell’ignoto.


2 commenti:

Kika ha detto...

Ero ancora sveglia e non ho resistito alla curiosità di venir subito a vedere cosa ti eri inventato stavolta :)
E come sempre hai fatto un ottimo lavoro, anzi se si dicesse "ottimissimo" te lo direi, perchè avevi praticamente carta bianca come critico d'arte e hai scritto un pezzo coi fiocchi :) Sentivo che avresti citato le fonti del pittore ed è molto interessante, viene voglia di andarseli a rivedere ad uno ad uno per fare il gioco delle somiglianze, trovare quel filo conduttore che ci dà l'impressione di "aver svelato l'arcano" della sua arte... Ma quale sorpresa trovarci anche Whistler!
E poi andare a riguardare il ritratto della volta scorsa... e scoprire davvero un "non so che" in comune, forse la posizione statica e semi-estatica della donna protagonista... che in "Tunnel train" potrebbe essere sempre lei, rivestita secondo la moda odierna e in direzione simmetricamente opposta come in un gioco di specchi strambi...
Forse è meglio se vado a dormire, è l'ora in cui non sono più io ad andar per pensieri ma i pensieri che vanno per me ;))

Bacini nottambuli :)

ps: bella scelta Kirsten Dunst! La vedrei bene, in generale, a interpretare le modelle di Wiesenfeld in tutti i suoi quadri.

Gillipixel ha detto...

@->Kika: il tuo commento fatto sul limitare dei territori onirici di Morfeo, vale doppio, Kika :-) perché lo hai espresso mentre ti trovavi in sintonia con la poetica di questo interessante pittore :-)

Non so come fai, ma ogni volta sei capace di scovare autori interessantissimi :-) ogni volta che mi comunichi il quadro, subito mi vien da pensare: e adesso cosa scrivo? :-) Ma poi basta un po' di pazienza e riflessione, e le cose saltano fuori, i pensieri vano che è una meraviglia, segno che non sono mai autori banali, anche quando sono meno noti...

Davvero in questo caso è impressionante la coerenza della figuratività di Wiesenfeld, con quella dei suoi modelli storici...ma c'è da dire che questo non sminuisce per niente la sua originalità, anzi...è come se li avesse assorbiti per simbiosi e ne avesse fatto una sua sintesi mirabile...ecco, questo non l'ho scritto, ma va sottolineato...è molto bello come sa rimanere in quella tradizione espressiva, ma dicendo la sua, portando una sua visione, un suo stile...bello davvero...

Sì, credo anche io che Kirsten Dunst sia particolarmente Wiesenfeldiana :-) tra l'altro, ha quello sguardo da miciona :-) che aggiunge ulteriore enigma al suo volto fascinoso e soriano :-)

Grazie Kika per il tuo caro commento pre-onirico :-) mi è piaciuto tanto :-)

Bacini soriani :-)