giovedì 6 giugno 2019

Con le pagine ai piedi


Nella mitologia greca, Hermes era il messaggero degli Dei.

Suo, il compito di fare da tramite fra gli uomini e la divinità: doveva trasmettere al mondo ciò che gli Dei intendevano comunicare a esso.

L’iconografia classica (pittura, scultura e così via) ha sempre rappresentato Hermes con due alette per piede (spesso le sfoggia anche ai lati dell’elmo, ma non è raro vedergliele proprio alle caviglie).

L’immagine di due ali spalancate in volo, me l’ha sempre suggerita anche la sagoma di un libro aperto.

La duplice curva delle pagine, nel loro congiungersi centrale alla costa della copertina, unita alle due “svirgolate” sugli estremi, suggeriscono proprio l’idea di un involarsi chissà dove.

Tra l’altro, pur avendo i due termini origini diverse, di passaggio si può anche osservare un’ulteriore analogia di immagini fra la parola “libro” e la parola “librarsi” (in volo, in aria, nel cielo).
Una mezza macedonia di queste suggestioni, mi è piombata in mente durante un momento di lettura.

Ho posato un attimo il libro di turno sulla pancia, e i piedi in prospettiva si sono subito vestiti delle ali del volume.

Cosa può voler dire mettersi ali di libri ai piedi?
Inteso nel senso filosofico più profondo, per i greci, il volere degli Dei è il volere della realtà (stante che la filosofia nasce da un vasto “respiro mitologico” antecedente, immesso nei polmoni del senso dell’esistenza, molto tempo addietro).

Con ai piedi ali libresche, diventiamo “hermes-messaggeri” a noi stessi, dei significati del mondo. Cerchiamo di capire cosa vuole la realtà.

Tra parola e realtà c'è differenza? Molto probabilmente sì, ma rimane il fatto che, se larghissima parte della realtà non venisse raccontata, se non prendesse vita, vigore e fisionomia, in virtù del proprio passare attraverso la parola, cadrebbe nell’oblio e nell’indifferenziato.

Vivere è nominare e raccontare le cose. Ciò che non viene nominato, né raccontato, in pratica non esiste. Anche il pensiero è un racconto fatto a sé.

Con ai piedi ali di libri, idealmente scritti o molto più comunemente soltanto letti, spicchiamo il volo fra i significati delle cose nominate, raccontate e pensate.

Facendoci biblio-Hermes di noi stessi, spicchiamo il volo nel racconto-vita di cui siamo parte integrante.

E d’altra parte, se le “molecole della realtà” non fossero fatte di parole, uno dei più grandi testi di tutti i tempi, non inizierebbe così: “In principio era il Verbo…”.


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