sabato 25 settembre 2010

Il disegnatore che si disegnava


Ragazzi, oggi volevo proporvi proprio un bel frullato di pensieri.
Le suggestioni sfrecceranno fuori da tutti i cantoni, lievemente impazzite e scollate (ma non nel senso che avranno le tette di fuori…purtroppo…), con buona pace della coerenza del mio ragionare, tale da risultare alla fine particolarmente disordinato e naif. Mi salva un po’ il fatto che tutto ciò non rappresenta poi quella grossa novità, per codesto luogo di scribacchiamenti, copiosamente aduso a scorribande concettuali spesso incontrollabili e “schizzo-sfrenate”.

E così son qui a dirvi che, pur mantenendo sempre vivo l’interesse intorno a «I promessi sposi» (fra le cui fascinose fresche frasche linguistiche continuo ad immergermi con centellinata ed assaporata voluttà estetica), tra ieri e oggi mi sono inoltrato in una delle più titaniche imprese di tutta la mia finora variegata, anti-tassonomica e “psichedelicordinaria” avventura di lettore.
Va beh, forse esagero…era solo per dire che, in parallelo al Manzoniano beneamato tomo, ho appena iniziato un libro affascinante e complesso, intitolato «Gödel, Escher, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante», di Douglas R. Hofstadter.

Ma vi prego, per la paventata minaccia di trovarvi a questo punto di fronte al pericolo di una mia possibile recensione del suddetto volume, ripeto “vi prego” di non scappare a nascondervi sulla cima di una rovere, cadenzando la vostra salvifica ascesa col liberatorio grido Ciccio-Felliniano di «Voglio una donnaaa!!!».
Non intendo affatto produrmi in nessun tipo di recensione, sia perché sono solo alle prime pagine, sia perché la complessità dei temi esposti è tale che posso dire di essere riuscito a carpirne appena appena il sapore diffuso di fondo.

Se mi addentrerò dunque di qualche passo nel terreno periglioso dei contenuti del libro, sarà solo per mettere sul piatto la mia personale frittata di pensieri odierna.

«Gödel, Escher, Bach: chi erano costoro?», mi vien fatto di dire, tanto per introdurvi già, sempre un po’ manzoneggiando, nella labirintica concettualità che sarà il cuore della mia modesta dissertazione.
Partendo a ritroso: Johann Sebastian Bach, d’accordo, tutti sanno chi fu. Maurits Cornelis Escher è stato invece il geniale creatore delle “forme impossibili” più fantasmagoriche, e Kurt Gödel probabilmente il più grande studioso di logica del XX secolo, se non di ogni tempo.

Da quale prospettiva vengono presi in considerazione nel libro di Douglas R. Hofstadter, questi tre geniacci? Sono messi a paragone sulla base del loro comune ruolo di “domatori di paradossi”.
Di Bach, e qui mi scuso per le fregnacce che dirò mosso dalla mia somma ignoranza musicale, si affronta in particolare la produzione di “canoni”. Comporre secondo una struttura “a canone”, significa grosso modo (ma molto grosso…) creare uno schema sulla base di una frase musicale di fondo, che viene ripetuta da diverse voci in, praticamente, infinite varianti possibili del tema primario, a partire dalle più banali, sino ad arrivare alle più vertiginose e complesse. L’esempio più semplice di canone, che lo stesso autore menziona per rendere l’idea, è la familiare canzoncina di “Fra Martino”. Simili alla struttura dei “canoni” sono poi quelle delle ”fughe”, con tuttavia una minore schematicità di fondo.

Lo so, le mie definizioni da esperto musicale dei vostri stivali sono alquanto “canine”, ma ecco, quello che m’importava mettere in rilievo è che, come viene detto nel libro, Bach arrivò ad articolare così sapientemente questa particolare “via alla composizione musicale”, sino a riuscire a creare fughe a 6 e 8 voci, alle quali sottostava una complessità concettuale tale da essere equiparabile allo sforzo di giocare 60 partite a scacchi in simultanea, ad occhi chiusi, vincendole tutte.
In particolare, Bach, e qui si arriva trattarlo nella sua veste peculiare di “domatore di paradossi”, riuscì a creare un canone cosiddetto “Eternamente Ascendente”, un canone che sfiora molto da vicino la consapevolezza del paradosso, per l’appunto, e quella d’infinito:
«…Con questo canone, Bach ci offre un primo esempio della nozione che qui definiremo degli Strani Anelli. Il fenomeno dello “Strano Anello” consiste nel fatto di ritrovarsi inaspettatamente, salendo o scendendo lungo i gradini di qualche sistema gerarchico, al punto di partenza. (Nel nostro esempio il sistema è quello delle tonalità musicali)…».

“Gödel, Escher, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante”
Douglas R. Hofstadter - 1979

Come dite? Non ci state capendo una paradossale minchia di niente?
Provate allora a dare un’occhiata alla seguente litografia di M. C. Escher, del 1960, intitolata «Salita e discesa» (da me un po’ modificata, per sfizio…):


Lungo la bizzarra scala posta sul tetto del monastero, possiamo osservare due diverse teorie di monaci, chini chini sotto i loro cappucci, intente rispettivamente, ma soprattutto ciascuna “contemporaneamente a se stessa”, a salire e scendere questi inconcepibili e medesimi gradini che, potremmo dire, allo stesso tempo sembrano non condurre mai né troppo in alto, né mai troppo in basso: quale miglior esemplificazione di una “ascesa infinita”?

E quand’è allora che entra in scena Kurt Gödel?
Entra in scena (anche se ne parlerò, per eccessiva mia ignoranza, in misura iper-marginale…) dicendo che la sua ricerca consistette in pratica nella traduzione in termini matematici dell’antico “paradosso di Epimenide o del mentitore”, noto già anche agli antichi greci, un nodo della logica che aveva tenuto in scacco i più insigni studiosi di questa disciplina sino agli inizi del ‘900, e che, nelle diverse forme, non dissimili nella sostanza, suona nei modi seguenti.
Enunciato appunto dal cretese Epimenide, fa così: «…Tutti i cretesi sono mentitori…»; oppure, in una forma più immediata: «…Io sto mentendo…»; oppure ancora: «…Questo enunciato è falso…».
Provate un attimo a ragionare sul significato di ciascuna proposizione in relazione a chi la enuncia, e vi accorgerete di ritrovarvi ancora una volta, come nei casi suddetti di Bach e di Escher, nel bel mezzo di una impasse logica bell’e buona.

«…Va beh, ma dove sta in tutto ciò il contributo Gillipixiano originale?...», si protesterà a gran voce. Lo so, lo so che menando spudoratamente il can per l’aia in questo modo fino a qui, mi sono perduto per strada diversi lettori scappati di filato sulla summenzionata rovere felliniana.

Il contributo Gillipixiano non sarà gran cosa, ma sta ad ogni modo nel fatto che rimuginando su questi concetti, mi è venuto da pensare alla vita come ad un “Canone Eternamente Ascendente” di “gratuità” e di “utilità”, come ad una scala “Escheriana” di monaci, come ad un paradosso del mentitore, i cui termini in gioco sono dati da un incessante alternarsi di momenti motivati da scopi concreti e di momenti totalmente slegati da finalità effettive.

Voglio dire: la progettualità, la “direzionalità mirata a scopi” che ragionevolmente e verosimilmente infondiamo in talune nostre azioni o comportamenti (oserei dire nella maggior parte), non siamo mai sicuri che ci possano effettivamente condurre in alto o in basso nella nostra scala delle aspettative.
Di controcanto, può succedere invece che le azioni più gratuite, le meno razionali, quelle meno progettate o mirate a dei fini, ci conducano ad agguantare effettivi risultati, anche di altissimo valore, ma del tutto non preventivati in partenza.

Possiamo dunque vedere la vita come uno “Strano Anello”, molto parente dei canoni di Bach, delle scale monacali di Escher e del teorema di incompletezza di Gödel. Uno “Strano Anello” lungo il quale “utile” ed “inutile” si rincorrono senza tregua e senza mai concederci il preciso indizio circa il proprio essere situati effettivamente in alto o in basso nella scala dei nostri valori esistenziali.

Detto questo, concludo confessando che lo sto sentendo, non preoccupatevi, lo sto sentendo.
E’ il grido liberatorio di tutti i rifugiati sulla rovere felliniana, felicemente scampati alla lettura del presente scritto, che all’unisono si sfogano in siffatta guisa: «…La prossima volta, leggiti Topolinooooooo!!!...».



5 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

uhm uhm dunque i tre signori da te citati, mi sono compagni ispiratori di riflessioni da molto molto tempo. ci ho meditato su amndoli molto, quel loro elucubrare a scatole cinesi, il comporre-raccontare la stessa storia in mille modi diversi, mi hanno da sempre affascinato... poi un bel giorno mi è arrivato un pensiero, una folgore spoetizzante, ma forse molto vera. per me, codesti geni, nella loro geniale circolarità hanno rappresentato, ciascuno dal suo punto di vista poetico-razionale, un qualcosa che accomuna tutti gli umani e gli animali: la coazione a ripetere.

vedi cara la mia mezza chimera, stavolta non posso condividere la tua umana interpretazione, per me se sei consapevole davvero di quel che fai, del tuo vivere, esci dalle scale che non sai dove portano e vai dove ti pare a te :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

ps bella lascelta musicale, come sempre... bacetti

maria rosaria ha detto...

piacere di rileggerti, gil!! fantastico questo scritto, geniale direi. le tue riflessioni sono sempre profonde nelle speciali esposizioni che ne fai. e direi che la vita ed i percorsi di ognuno di noi che tante volte si ingarbugliano inspiegabilmente, trovano in questo post qualche schiarita. quindi, non scappate, lettori!!
le fughe di bach, quando le ho studiate al pianoforte, e per gli esami di armonia mi hanno fatto perdere il capo... ora quando le canto, manca poco perda la voce!! ma comunque sempre straordinariamente belle.
bacissimi

Gillipixel ha detto...

@->Farly: :-) terrò sicuramente buono nella custodia del mio cuore, il tuo presioso consiglio, Farly :-)
Per ora mi leggo semplicemente il libro per i tratti d'interesse che puoi darmi, e per l'aspetto che mi hai raccomandato, non smetterò certo di riflettere :-)
Blogspot del resto sa sempre tutto: palicani, mi dice infatti, suggerendomi di pendere la via del volo, verso qualunque parte, purchè là ci sia aringa :-)
Bacini non coatti :-)

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: grazie di cuore, Em Rose :-) sei sempre carinissima nei tuoi complimenti ed è per me molto bello quando passi di qui a leggere e a lasciare qualche considerazione...grazie anche per la tua testimonianza musicale, e a rileggere presto te, nel tuo spazio di nobili follie gentili :-)
Bacini Johannsebastiani :-)