Con la ripresa degli usuali ritmi post-vacanzieri, ho incontrato di nuovo l’omino con la barba (prima puntata e seconda puntata) lungo le strade che portano all’ufficio, anche se in effetti non è propriamente di lui che volevo parlare oggi.
La riapertura di questa nuova stagione “antropo-barbica” mi ha infatti per il momento riservato solo due incontri homo-barbineschi e in entrambe le occasioni, il mio “normal-eroe meta-sessantottino” preferito, è stato più ieratico che mai nelle sue ostentazioni espressive.
Addirittura una volta mi è passato a fianco salutandomi con una silente alzata del palmo della mano spianato verso l’orizzonte sul quale teneva “fiso il guardo”, come un novello fenditore di chissà quali mari rossi della sua umanistica immaginazione socio-barbo-surreale.
Ma oggi volevo raccontare qualcosa di uno degli altri personaggi che popolano il variegato caleidoscopio dei miei incontri mattutini da pendolare.
Si tratta della signorina Zompi-Zà.
Se l’omino con la barba è protagonista delle mie passeggiate per le vie cittadine a contorno dell’orario di lavoro, la signorina Zompi-Zà entra in scena invece lungo il gillipixevole tragitto mattutino in auto. L’avevo già incontrata nei mesi scorsi, e non a caso è ricomparsa in questi giorni, perché la signorina Zompi-Zà è una ragazzina che prende la corriera per andare anche lei in città, alla volta di una qualche scuola.
Per inquadrare il tipo, vi dico che la signorina Zompi-Zà sbuca normalmente fuori da una vetusta casa rurale esteticamente sospesa a metà fra una scenografia di Tim Burton e l’equivalente architettonico di una diffusione post-bellica di pellagra. Come edificio, con annessa aia cianfrusagliesca, pur emanando un’aura non propriamente consona ad ambienti abbienti, si presenta con una qual certa armonia d’insieme. E’ una dimora umile insomma, quella in cui vive la signorina Zompi-Zà, ma di un’umiltà commisurata e dignitosa, che si concretizza soprattutto nella cura di certi particolari, quali graziosi vasetti di fiori o altri ammennicoli decorativi cortilizi.
Come mai dunque “Zompi-Zà”?
E’ presto detto: perché la signorina Zompi-Zà, più che camminare, procede per zompettii. Anche l’omino con la barba, se ricordate un po’, possiede una sua caratteristica andatura caracollante. Ma quella non è niente in paragone ai passi della signorina Zompi-Zà, che quando mette un piedi avanti all’altro lo fa con la verticalizzante leggiadria ritmata di un ago da macchina da cucire.
Non lo fa per vezzo, tuttavia, né per particolarità fisiche che la costringono a muoversi in quel modo. Anche io sulle prime avevo pensato così.
Poi ho finalmente ho intuito le ragioni profonde: la questione è che la signorina Zompi-Zà non tollera la complessità. Ha capito che nella semplicità risiede «la Via».
Per questo marca per bene ogni singolo passo sottolineandolo nella sua delimitata verticalità: perché vuol essere sicura che ogni passo sia uno, circoscritto e precisamente distinto da tutti gli altri.
Da questi pochi indizi, non pensiate che sia fessa o ritardata, la signorina Zompi-Zà. Tutt’altro: è un precoce genio in erba, invece. Nella sua pur breve carriera di pensatrice, ha compreso che la vita riesce meglio se affronti una cosa per volta, o tutt’al più, meno cose possibili contemporaneamente. Per questo ci tiene che ogni singolo passo sia distinto dal successivo.
Tanto è vero tutto ciò che, considerate le sue doti intellettive e la facilità di apprendimento, volevano farle frequentare cinque anni di liceo in uno. Ma lei no, coerente fino in fondo, si sta facendo un anno per volta, come semplicità richiede. Non solo: viste le eccezionali doti, per la signorina Zompi-Zà hanno approntato uno speciale programma, in base al quale in ciascuna giornata segue una sola materia per volta.
Le avevano addirittura offerto l’automobile personale, pagata dall’istituto in cui studia, che l’avrebbe condotta comoda comoda in aula ogni mattina. La signorina Zompi-Zà l’ha rifiutata, preferendo la corriera, perché, sostiene, di corriere sulle strade ce ne sono meno e contribuiscono in minor grado ad accrescere la complessità del traffico veicolare e della mobilità umana.
La colazione l’ha sempre fatta col caffellatte, la signorina Zompi-Zà, fin da bambina, ma da quando si è avventurata nella sua battaglia contro la complessità, ha preso a bersi il caffè da solo una mattina, ed il latte quella successiva. Legge solo un libro per volta, non ne inizia mai due o più insieme; è una degustatrice sapiente ed oculata di buon vino, ma solo se invecchiato in botti senza cerchi.
Se guarda la tv, la signorina Zompi-Zà non lo fa mangiando e viceversa; se si mette al computer, non ascolta musica e ad ogni modo non si serve di hardware in sistema binario, bensì di un apposito linguaggio monorotaia, per altro da lei medesima concepito. Se legge il giornale, non lo fa mai assisa sul niveo scranno di lettura preferito dagli italiani appena alzati da letto.
Al bar ordina spesso il gelato affogato al whisky (evitando rigorosamente il doppio malto), del quale va ghiotta, raccomandandosi però ogni volta col cameriere di mettere nella coppa il gelato, che si gusta al bar, ed il whisky in un bicchierino a parte, da ingollare poi con calma a casa (ve lo dicevo che è geniale…).
Quando scrive, la signorina Zompi-Zà usa meno parole di Hemingway, ma la sua prosa, quanto a proprietà di linguaggio e capacità espressiva, ricolma non di meno i professori di stupore e soddisfazione. Quando parla, la sua sobrietà di frasi fa invidia a Lao Tsu, ma la profondità delle cose dette è altrettanto degna di nota.
Crescendo, non esprimerà mai il voto disgiunto, la signorina Zompi-Zà, né pagherà due per prendere tre, e se verrà eletta in parlamento, ignorerà Chopin e tutte le partiture per pianoforte, e ha già preannunciato che al suo matrimonio, vieterà tassativamente allo sposo di indossare un doppio petto. Non farà mai di tutte le erbe un fascio, perché un’erba alla volta basta, ed evitando le partenze intelligenti, farà sempre da sé per far per tre.
Così, mentre il cavallo campa, la signorina Zompi-Zà ondeggia ogni mattina sotto il peso del suo zainetto, lungo il ciglio della strada, che l’erba del fosso cresce sul mio cammino motorizzato verso il lavoro.
E anche se di tutte le cose che vi ho raccontato di lei, la sola propriamente vera è giusto quest’ultima, rimane pur vero che ormai la sua è divenuta una presenza familiare a questo tempo di mia vita così ordinariamente surreale.
La riapertura di questa nuova stagione “antropo-barbica” mi ha infatti per il momento riservato solo due incontri homo-barbineschi e in entrambe le occasioni, il mio “normal-eroe meta-sessantottino” preferito, è stato più ieratico che mai nelle sue ostentazioni espressive.
Addirittura una volta mi è passato a fianco salutandomi con una silente alzata del palmo della mano spianato verso l’orizzonte sul quale teneva “fiso il guardo”, come un novello fenditore di chissà quali mari rossi della sua umanistica immaginazione socio-barbo-surreale.
Ma oggi volevo raccontare qualcosa di uno degli altri personaggi che popolano il variegato caleidoscopio dei miei incontri mattutini da pendolare.
Si tratta della signorina Zompi-Zà.
Se l’omino con la barba è protagonista delle mie passeggiate per le vie cittadine a contorno dell’orario di lavoro, la signorina Zompi-Zà entra in scena invece lungo il gillipixevole tragitto mattutino in auto. L’avevo già incontrata nei mesi scorsi, e non a caso è ricomparsa in questi giorni, perché la signorina Zompi-Zà è una ragazzina che prende la corriera per andare anche lei in città, alla volta di una qualche scuola.
Per inquadrare il tipo, vi dico che la signorina Zompi-Zà sbuca normalmente fuori da una vetusta casa rurale esteticamente sospesa a metà fra una scenografia di Tim Burton e l’equivalente architettonico di una diffusione post-bellica di pellagra. Come edificio, con annessa aia cianfrusagliesca, pur emanando un’aura non propriamente consona ad ambienti abbienti, si presenta con una qual certa armonia d’insieme. E’ una dimora umile insomma, quella in cui vive la signorina Zompi-Zà, ma di un’umiltà commisurata e dignitosa, che si concretizza soprattutto nella cura di certi particolari, quali graziosi vasetti di fiori o altri ammennicoli decorativi cortilizi.
Come mai dunque “Zompi-Zà”?
E’ presto detto: perché la signorina Zompi-Zà, più che camminare, procede per zompettii. Anche l’omino con la barba, se ricordate un po’, possiede una sua caratteristica andatura caracollante. Ma quella non è niente in paragone ai passi della signorina Zompi-Zà, che quando mette un piedi avanti all’altro lo fa con la verticalizzante leggiadria ritmata di un ago da macchina da cucire.
Non lo fa per vezzo, tuttavia, né per particolarità fisiche che la costringono a muoversi in quel modo. Anche io sulle prime avevo pensato così.
Poi ho finalmente ho intuito le ragioni profonde: la questione è che la signorina Zompi-Zà non tollera la complessità. Ha capito che nella semplicità risiede «la Via».
Per questo marca per bene ogni singolo passo sottolineandolo nella sua delimitata verticalità: perché vuol essere sicura che ogni passo sia uno, circoscritto e precisamente distinto da tutti gli altri.
Da questi pochi indizi, non pensiate che sia fessa o ritardata, la signorina Zompi-Zà. Tutt’altro: è un precoce genio in erba, invece. Nella sua pur breve carriera di pensatrice, ha compreso che la vita riesce meglio se affronti una cosa per volta, o tutt’al più, meno cose possibili contemporaneamente. Per questo ci tiene che ogni singolo passo sia distinto dal successivo.
Tanto è vero tutto ciò che, considerate le sue doti intellettive e la facilità di apprendimento, volevano farle frequentare cinque anni di liceo in uno. Ma lei no, coerente fino in fondo, si sta facendo un anno per volta, come semplicità richiede. Non solo: viste le eccezionali doti, per la signorina Zompi-Zà hanno approntato uno speciale programma, in base al quale in ciascuna giornata segue una sola materia per volta.
Le avevano addirittura offerto l’automobile personale, pagata dall’istituto in cui studia, che l’avrebbe condotta comoda comoda in aula ogni mattina. La signorina Zompi-Zà l’ha rifiutata, preferendo la corriera, perché, sostiene, di corriere sulle strade ce ne sono meno e contribuiscono in minor grado ad accrescere la complessità del traffico veicolare e della mobilità umana.
La colazione l’ha sempre fatta col caffellatte, la signorina Zompi-Zà, fin da bambina, ma da quando si è avventurata nella sua battaglia contro la complessità, ha preso a bersi il caffè da solo una mattina, ed il latte quella successiva. Legge solo un libro per volta, non ne inizia mai due o più insieme; è una degustatrice sapiente ed oculata di buon vino, ma solo se invecchiato in botti senza cerchi.
Se guarda la tv, la signorina Zompi-Zà non lo fa mangiando e viceversa; se si mette al computer, non ascolta musica e ad ogni modo non si serve di hardware in sistema binario, bensì di un apposito linguaggio monorotaia, per altro da lei medesima concepito. Se legge il giornale, non lo fa mai assisa sul niveo scranno di lettura preferito dagli italiani appena alzati da letto.
Al bar ordina spesso il gelato affogato al whisky (evitando rigorosamente il doppio malto), del quale va ghiotta, raccomandandosi però ogni volta col cameriere di mettere nella coppa il gelato, che si gusta al bar, ed il whisky in un bicchierino a parte, da ingollare poi con calma a casa (ve lo dicevo che è geniale…).
Quando scrive, la signorina Zompi-Zà usa meno parole di Hemingway, ma la sua prosa, quanto a proprietà di linguaggio e capacità espressiva, ricolma non di meno i professori di stupore e soddisfazione. Quando parla, la sua sobrietà di frasi fa invidia a Lao Tsu, ma la profondità delle cose dette è altrettanto degna di nota.
Crescendo, non esprimerà mai il voto disgiunto, la signorina Zompi-Zà, né pagherà due per prendere tre, e se verrà eletta in parlamento, ignorerà Chopin e tutte le partiture per pianoforte, e ha già preannunciato che al suo matrimonio, vieterà tassativamente allo sposo di indossare un doppio petto. Non farà mai di tutte le erbe un fascio, perché un’erba alla volta basta, ed evitando le partenze intelligenti, farà sempre da sé per far per tre.
Così, mentre il cavallo campa, la signorina Zompi-Zà ondeggia ogni mattina sotto il peso del suo zainetto, lungo il ciglio della strada, che l’erba del fosso cresce sul mio cammino motorizzato verso il lavoro.
E anche se di tutte le cose che vi ho raccontato di lei, la sola propriamente vera è giusto quest’ultima, rimane pur vero che ormai la sua è divenuta una presenza familiare a questo tempo di mia vita così ordinariamente surreale.
6 commenti:
ho incontrato di nuovo l’omino con la barba
Insomma, c'e' chi vede la Madonna e chi vede Marx...
:-)
che matto!!! ahahahahaha
la tua descrizione, chissà perchè, mi sembra più adeguata ad una signorina un po' avanti con gli anni invece che ad una liceale ma la fantasia è tua e allora sarà come tu dici. :o)
@->Yossarian: eheheheh, ma no, Yoss :-) Non lo so nemmeno io cosa vedo...e dire che non assumo sostanze la mattina presto, prima di partire...è tutta roba naturale che viene dalla mia mente bacata...il che è ancora più proccupante, volendo, ma questo è un altro discorso :-)
L'omino con la barba può ricordare in effetti un po' Marx alla lontana, ma lui, rispetto al barbone di Treviri, ha molta più fantasia :-)
Ciao :-)
@->Marisa: :-) il fatto è, Mari, che in questo raccontino bislacco, la base di verità c'è: la vedo veramente questa ragazzina con la sua camminata ondivaga, mentre va verso la corriera...tutto il resto l'ho aggiunto lasciando libero sfogo alla fantasia, per cui a quel punto in pratica diventa una signorina senza età :-)
Bacini zumpi-zà :-)
insomma la signorina invece di farsi le canne mescolando hashish e tabacco fuma solo erba purissima... come, secondo me, fai tu certe mattine ;-)
@->Farly: ahahahahaha :-) ma no, ma no, Farly :-) ma quale hashish...al massimo un po' di erba medica nella bustina del tè, tutto qui :-)
Bacini erboristi :-)
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