domenica 10 ottobre 2010

Giulio e Giacomo


Dopo aver bevuto l’incanto della visione di «Jules e Jim», sulla scia dell’entusiasmo Truffautiano (…che strano, aggettivando il regista francese si ottengono esiti alquanto buffi ed improbabili: la pronuncia sarà “truffoiano”, oppure “truffotiano”? La prima è più logica, ma io per simpatia sonora, adotto la seconda), mi sto leggendo il romanzo di Henri-Pierre Rochè (intitolato sempre «Jules e Jim») dal quale il grande cineasta ha tratto il suo celeberrimo capolavoro.

Sto scoprendo una piccola perla e un modo di romanzare che a me risulta nuovo nei modi di suscitare emozioni ed immagini, pur nella sua apparente tradizionalità narrativa.

Mi piace e mi entusiasma soprattutto perché Rochè sa fare con le parole scritte tutto quello che alle mie capacità è precluso: ti apre mondi, usando pochissime parole.
Rochè dice il massimo col minimo sforzo.

Tanto è minimo il suo sforzo, che a tratti hai l’impressione di stare ad ascoltare un tizio trasognato che passando di lì per caso, si sia messo a raccontare le sue cose giusto per farti un piacere. Tuttavia l’esito non è fastidioso, come potremmo magari supporre da un simile atteggiamento.

No, nessuna sgradevolezza, né impressioni di snobismo subito, promanano dalla prosa di Rochè.
Semmai è un’atmosfera del tutto preziosa, quella a cui dà adito il suo raccontare. Col fare iniziatico di un “sacerdote del romanzo”, ci parla della vita quasi ammonendoci al tempo stesso che della vita è del tutto inutile parlare. L’unica cosa da farci, con la vita, è viverla.

E poi questo libro, mi ha riservato un’epifania del lettore fra le più belle mai incontrate. Un passo che non solo vale il prezzo del libro di per sé (…e alla fine non sarebbe poi molto, 10 €), ma mi ha fatto pure venir voglia di correre indietro in libreria e versare 10 volte tanto (forse anche per ridare un’occhiata alla giunonica libraia…non bella “ufficialmente”, ma così libresca da far innamorare. Vi sembra forse possibile evitare d’innamorarsi delle libraie, di venerdì sera?...Io sinceramente non ce la faccio, e se voi ci riuscite, vi dico bravi).

Tornando alla mia epifania: è un sunto mirabile della tematica amorosa, un condensato dei suoi significati che supplisce in poche righe alla lungaggine di mille studi sociologici, alla minuzia di altrettante indagini psicologiche:

«…Jules e Magda andarono a fare un viaggio nel Sud della Francia. Mandarono a Jim delle fotografie commoventi, nelle quali apparivano come due esseri lunari e sembravano molto uniti. Jim sperò per Jules.
Poco tempo dopo il loro ritorno, Jules disse a Jim:
“Amo Magda. Ma è un’abitudine. Non è il grande amore. Lei è, insieme, una giovane madre e una figlia affettuosa”.
“Che bella cosa!” disse Jim.
“Non è l’amore che sogno”.
“Ma esiste questo amore?”
“Certamente. E’ quello che ho per Lucie”.
Jim si trattenne dal dire: “Perché non la possedete”.
“D’altra parte” disse Jules “non perdonerò mai a una donna di amarmi così come sono. C’è in questo qualcosa di perverso, un compromesso…da cui Lucie è immune. Lei non accetta nemmeno un’infima parte di me”.
“Chiunque potrebbe pensarla così” disse Jim.
“Sì…potrebbe…” disse Jules. “Ma io lo faccio”.
“Ebbene,” disse Jim “è cosa eroica, e rispettabile. Come essere un martire. E’ la chiave della vostra vita. Se Lucie vi amasse…”.
“Non sarebbe più Lucie” disse Jules…».

Jules e Jim
Henri-Pierre Rochè - 1953



6 commenti:

scodinzola ha detto...

Chissà perchè ci si innamora sempre di chi non si può avere...
O forse non riusciamo ad apprezzare chi ci ama...
Buffetti

Gillipixel ha detto...

@->Scodinzola: è esattamente quello che riassume il passo di "Jule e Jim" che ho riportato, Scodi :-) anche se forse diceva di più, ma non ti saprei dire cosa, perchè la forza della poesia sta nel dire l'indicibile :-)
Credo che dipenda dal fatto che la natura dell'uomo è conformata per desiderare, e per desiderare serve qualcosa che ancora non si ha :-)

Bacini filosofici contorti :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

ecco dunque, con il film quasi mi butto dalla finestra, il libro l'ho pianto fino allo sfinimento... sì bello ecco signora mia quanto era bello quanto ho pianto! :-)

Gillipixel ha detto...

@->Farly: ecco, chiudo le risposte di oggi ai tuoi sempre preziosi commenti, Farly, dicendoti che piangere per motivi artistici è solo sintomo di nobiltà d'animo :-)
Se ci fosse più gente che si commuove con Jules e Jim, l'Italia non sarebbe ridotta così :-)
Bacini analitici socio-politici :-)

maria rosaria ha detto...

bene, allora corro a comprarlo anche perché il genere di scrittura "stringata" ma eloquente mi ha sempre attratta... e poi, magari do una sbirciatina in giro, ci fosse qualche libraio soddisfacente!! ;)
un bacio

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: attenta però, Em Rose, che i librai te la sanno raccontare bene :-)
Per quanto riguarda il libro, a me sta piacendo anche perchè, come accennavo, è scritto in un modo mai visto prima (almeno da me)...mi fa un'impressione di novità assoluta, pur essendo in apparenza molto tradizionale come meccanismi narrativi...un effetto strano :-)
Bacini libreschi :-)