Ci sono persone eccezionali, persone normali e persone al di sotto del normale. Sia esclusa da questa frettolosa classificazione qualsivoglia volontà di giudizio. Se mi permetto di introdurla, è solo per esporre quella che credo essere la semplice constatazione di un aspetto effettivo della realtà, di un dato di fatto. Poi potrò anche sbagliarmi, ma perlomeno ci terrei a non passare per uno che, pur nei limiti della propria umana fragilità, si sofferma troppo a guardare le pagliuzze negli occhi altrui.
Se può essere d’aiuto a supportare la mia buona fede, io stesso ammetto senza problemi di rientrare spesso e volentieri, in diversi frangenti della vita, nella categoria dei “di sotto del normale”.
A dirla tutta, poi, ha poco senso parlare in termini di persone eccezionali, normali o al di sotto del normale. Sì, perché andrebbe anche aggiunto che solitamente ogni individuo (o almeno così mi pare di capire) non corre uniformemente e compattamente lanciato lungo il binario di una delle tre caratteristiche. Anzi, giusto per proseguire la metafora ferroviaria, potremmo anche metterla in questi termini: ogni persona “è transitata” da tre differenti treni.
La punta di diamante del “parco mezzi caratteriale” è un Eurostar (oppure un Freccia Rossa, o un Tgv), veloce come il vento e lanciato sino a scuotere le traversine nei casi in cui le qualità della persona in questione tocchino vette di eccezionalità degna di rilievo. Segue a ruota un più pacato InterCity, che all’occorrenza sfocia nelle fattezze carrozzate di un “trenetto” regionale (non al pesto, però…Ahahaha!!! Ehehehe!!! Uhhuhu!!!), sferragliante lungo la placidità di comportamenti del tutto ordinari e normo-dimensionati. Buona ultima, viene una “locomotivozza” a carbone, una “loco-de-motiva”, con al seguito qualche sgangherato vagone merci carico di tutte le magagne e le mediocrità umane.
Ma dov’è che tutto questo traffico ferroviario si intrica e si ramifica, sino a determinare quel discreto groviglio nella gestione degli scambi e delle stazioni, altresì noto come “complessità della personalità umana”?
La risposta è forse molto più facile della domanda, perché ciascuno di noi non è praticamente mai titolare di una rete di binari adatti a sostenere il passaggio esclusivo di soli Eurostar, oppure di soli Intercity-Regionali, o ancora di sole locomotivette scarsamente motivate.
Una persona può essere eccezionale in ambito professionale, ma del tutto mediocre nei rapporti umani, o viceversa. Un altro può accarezzare con estrema normalità i fili del pantografo in quasi tutte le dimensioni della vita, rasentando sempre la mediocrità, e poi magari saper eccellere esageratamente in certi piccoli dettagli, ma anche proprio insignificanti al massimo, tipo essere un campione di “briscola neozelandese”, o un grande intenditore di salsa verde per i bolliti (prezzemolo cotto o crudo, scegliete voi…).
Mi sono concesso questi esempi faceti e stupidi, perchè per le strade della buffoneria, si arriva molte volte prima, leggeri leggeri, al nucleo del discorso. Che poi si tratta in questo caso di un nucleo composto da due “micro-particelle” concettuali: un protone e un gillipixone.
Il “protone” del discorso è che spesso può succedere di aver sentito parlare molto bene di un tizio, e aspettarsi di trovare in lui una persona ricca di qualità e doti rimarchevoli. Invece poi magari, conoscendolo, si rimane delusi, perché gli aspetti umani nei quali noi confidavamo che eccellesse, risultano essere delle locomotive sfiatate, mentre delle sue specialità caratteriali, dei suoi Eurostar e Frecce Rosse, a noi non interessa tanto.
A proposito di questo: chissà quante volte, negli ambienti lavorativi, mi è capitato di notare certe dinamiche insolite nei rapporti interpersonali...
E allora mi sono reso conto di come le aspettative “efficentistiche” proprie del meccanismo lavorativo, incentrate soprattutto sulle capacità, sulle competenze, sul saper fare tecnico, vengano talvolta bypassate da questi fenomeni inaspettati. Perché molto spesso la figura di chi non si distingue particolarmente per le sue doti professionali, ma è solo un lavoratore discreto e normale, risulta invece fondamentale quando si tratta di mettere in gioco ben altre qualità possedute in ambito “affettivo”, relazionale.
Ci sono insomma certe persone che svolgono un fondamentale ruolo di “catalizzatori umani”. Non si distinguono per particolari eccellenze tecniche, ma la loro figura è un collante eccezionale per tenere unito un gruppo, un ambiente lavorativo tutto. E con questo si ritorna al ragionamento di cui sopra: una personalità quasi satura di locomotive, ma con un Eurostar piazzato bene bene, preciso laddove serve, può rivelarsi preziosa oltre ogni più ragionevole pronostico quantitativo.
La seconda particella del mio “nucleo discorsivo”, il “gillipixone” appiccicato al protone di cui sopra, è che la faccenda dei tre treni può offrire motivi di conforto a chi si ritenga privo di particolari doti. Questa velocità ad assetto variabile che contraddistingue l'interiore sostanza umana di cui siamo composti, fa sì che ci si possa sempre attendere di scoprire in noi stessi certe qualità insospettate fino a quel punto, solamente per il fatto di non averle mai sperimentate prima.
Anche chi pensa di essere mediocre in ogni sfaccettatura del vivere, può scoprire un giorno di possedere un grande talento in qualche dimensione dell'umano agire o pensare. Fino a quel giorno, non lo aveva saputo di essere bravo a fare quella cosa, per il solo fatto di non averci mai provato.
Dalla qual cosa si evince ancora una volta che la curiosità e la propensione ad aprire di fronte a sé nuove prospettive, sono due atteggiamenti da tenere sempre cari (e rivolgo il promemoria soprattutto a me stesso...).
Dentro ciascuno di noi, non ci sono soltanto locomotive sferraglianti, ma anche tanti possibili super convogli ad altissima velocità. Bisogna solo avere la costanza, la pazienza e la determinazione, di trovare i binari adatti affinché possano esprimere tutto il meglio della loro libera felicità.