Aaahhh…l’ammmòreee!
Bello, vero?
Le farfalle nello stomaco, i sospiri, la smania di rivedersi, i batticuore.
Il corpo, l’anima e la persona tutta dell’altro (…o dell’altra) come incarnazione pura della nostra fibrillazione sensuale, come interpretazione più genuina della nostra bramosia di fusione in una completezza fisica e spirituale di ordine superiore…
Tutto molto bello, già.
Ognuno si augura di provare e riprovare il più possibile nella vita sensazioni di questo tipo, continuando sempre a sperare che quando capitano, durino il più possibile, siano intense, travolgenti.
Bello, bello…ma!…però c’è un ma…
Oppure: però!…ma c’è un però…
Questi “ma” e questi “però” sono spesso introdotti dal mondo dell’«espressività massiva» (e mi scuso infinitamente per l’infelice termine, ma non sapevo come altro dire per indicare il più sinteticamente possibile il fenomeno). Col nauseabondo binomio «espressività massiva», intendo tutto quel coacervo di parole, quel flusso di concetti, suggestioni verbali, sonore ed emotive che ogni giorno ci vengono sparate addosso dalla tele, dalla radio, dai giornali, dal web e poi anche dai discorsi della gente sentiti in giro, che spesso amplificano, riverberano, riecheggiano ogni cosa sentita scaturire da quelle fonti multimediali.
Per tagliarla corta e riprendere il tema dell’amore, quello che volevo dire è che da queste sorgenti di inondazione concettuale, si sentono spesso sgorgare frasi o affermazioni che ti fanno spesso rivalutare alla grande la “sfiga” (qui intesa non certo come colorito sinonimo di “sfortuna”, quella non è rivalutabile in nessun modo, ma invece con la leggera accezione mitigata del termine, nel senso di condizione di “singolarità affettiva”, o “indipendenza del cuore”, più o meno volontarie).
Un eclatante esempio di questa bizzarria comunicativa, m’è capitato di sentirlo recentemente alla tele, in ambito pubblicitario (e dove sennò?). Lo spot in questione reclamizzava un sito internet di “incontri sentimentali”, quelli che una volta si chiamavano “agenzie matrimoniali”. Ai tempi, nell’immaginario comune, questi servizi erano probabilmente pensati più come territorio di frequentazione riservata ad ometti di mezza età, poco piacenti, super introversi, col parrucchino o il riporto retto da etti di brillantina, il giacchettone di fustagno a quadrati grossi, ai quali facevano da contraltare fra la clientela femminile, certe squadrate zitellone passate di cottura, con un accenno di baffetti ed abbigliate di un monolitico tailleur, inviolabile come l’armatura di “El Cid Campeador”.
Oggi no, oggi è tutto molto più “gggiovane” e dinamico. Intendiamoci, non sto facendo la solita manfrina di quanto erano belli i cari tempi andati e di “…come si stava meglio quando si stava peggio, signora mia…”. Non sarò certo io a rinnegare internet, sarebbe un po’ come sputare nel piatto in cui scrivo, perché se oggi ho la possibilità di tenere un blog e di fare tante altre cose interessanti, lo debbo a questo mezzo qui.
Non è questo dunque il punto. Ben vengano tutti gli strumenti che facilitano l’incontro fra le persone che hanno desiderio di incontrarsi, e fra questi internet è senza dubbio il più potente. Ma con questo, non è detto che uno poi non rimanga libero di criticare come gli pare e sollevare le proprie obiezioni quando lo ritiene giusto.
Il passaggio che mi ha messo un po’ tristezza in tutto lo spot, è stato infatti quando ho sentito pronunciare una frase più o meno di questo tenore: «…Iscriviti a “Incontra-Socializza e Amoreggia” (nome di fantasia per il sito, se non s’era capito…): il sito che vanta 300 coppie di innamorati al giorno…». Ecco, è stato lì che tutta la faccenda mi ha leggermente intristito. Non dico che ho rivalutato le vecchie agenzie di incontri di un tempo, e le relative zitellone con fiatella e latifondo coltivato a mais incorporati, ma poco c’è mancato.
Lo so, sono dettagli, si dirà.
Nel mare magnum delle cazzate sfornate dalla pubblicità ogni minuto di ogni giorno, sottilizzare su un’affermazione simile è come lamentarsi della puzza di una cacca di mosca, nel bel mezzo di una stalla di mille mucche (quando mi ci metto di puntiglio a voler creare metafore raffinate, non ci sono storie: ci riesco proprio…).
Ma quello che di fatto mi ha messo tristezza è stata la luce sotto cui la questione veniva posta, trasformando il tutto in una sorta di “innamoramentificio” programmato scientificamente nei tempi e nelle rese di produzione. La faccenda mi si è subito ammantata di una vaga aura di “taylorismo affettivo”, che mi ha smontato non poco il possibile quadro idilliaco delle persone eventualmente coinvolte nelle opportunità di incontri offerte dal sito.
Mi sono apparsi come calati in una sorta di “catena di montaggio dell’innamoramento”, in una chapliniana trafila in stile «Tempi moderni», un grosso macchinone con un imbuto da una parte, atto a risucchiare materiale umano grezzo e portatore sano di sfiga, che opportunamente trattato e macinato lungo un percorso di ingranaggi, “strizzatori sensoriali”, “emulsionatori emotivi”, veniva alla fine sputato fuori da un altro dispositivo, posizionato alla fine del grande apparato meccanico, che sfornava coppiette tutte belle confezionate di innamoramento fresco di stampo.
Ora farò un’altra affermazione per la quale so già di meritare l’abbonamento a vita a «Pane e volpe» (prestigiosa rivista mensile di prese per il culo e canzonature), ma fatto sta che a mio parere il “grande gioco dell’amore e dei sentimenti” è così stupendo ed avvincente anche perché (e bisogna aggiungere “purtroppo”, ma ad esser coerenti, non se ne può fare a meno), anche perché, dicevo, contempla la prospettiva del “due di picche”. Già, proprio così: tocca dire che una cosa potenzialmente stupenda, è tale anche in virtù dei suoi aspetti rischiosi, dei suoi eventuali risvolti meno felici. E questo non per il gusto masochistico di farsi del male gratuitamente.
No, no. Lo si deve dire invece perché tale è la realtà.
La realtà è fatta così, non ci possiamo fare nulla, è come un muro che a cozzarci contro la testa sperando di trarne godimento, risponde con estrema coerenza ripagandoci regolarmente con un grande bozzo violaceo sulla fronte.
Prima di chiudere, ci tengo a ribadire ancora: la mia non voleva essere assolutamente una critica a queste opportunità via rete di trovare l’anima gemella, né a nessun altra via tecnologica e moderna possibile, perché tutte hanno la stessa dignità di qualsiasi altra strada uno possa intraprendere. Le vie dell’amore sono infinite, e dunque anche queste sono più che lecite e dignitose.
Il mio appunto era piuttosto rivolto, come in tante altre occasioni ho fatto, ad un uso infelice del linguaggio. Quando le parole vengono usate male, si finisce sempre col maltrattare la realtà. E qualcuno lo può anche dire.
Altrimenti va a finire che, di fronte a certi slogan maldestri, incautamente tesi a far passare l’amore alla stregua della stipula di un contratto assicurativo, viene voglia di parafrase uno scrittore che si è occupato spesso dei modi moderni dell’innamoramento. E laddove egli titolava «Scusa ma ti chiamo amore», oppure «Scusa ma ti voglio sposare», ci si sente di rispondere, con liberatorio impeto: «…Scusa, ma rimango sfigato…».
Bello, vero?
Le farfalle nello stomaco, i sospiri, la smania di rivedersi, i batticuore.
Il corpo, l’anima e la persona tutta dell’altro (…o dell’altra) come incarnazione pura della nostra fibrillazione sensuale, come interpretazione più genuina della nostra bramosia di fusione in una completezza fisica e spirituale di ordine superiore…
Tutto molto bello, già.
Ognuno si augura di provare e riprovare il più possibile nella vita sensazioni di questo tipo, continuando sempre a sperare che quando capitano, durino il più possibile, siano intense, travolgenti.
Bello, bello…ma!…però c’è un ma…
Oppure: però!…ma c’è un però…
Questi “ma” e questi “però” sono spesso introdotti dal mondo dell’«espressività massiva» (e mi scuso infinitamente per l’infelice termine, ma non sapevo come altro dire per indicare il più sinteticamente possibile il fenomeno). Col nauseabondo binomio «espressività massiva», intendo tutto quel coacervo di parole, quel flusso di concetti, suggestioni verbali, sonore ed emotive che ogni giorno ci vengono sparate addosso dalla tele, dalla radio, dai giornali, dal web e poi anche dai discorsi della gente sentiti in giro, che spesso amplificano, riverberano, riecheggiano ogni cosa sentita scaturire da quelle fonti multimediali.
Per tagliarla corta e riprendere il tema dell’amore, quello che volevo dire è che da queste sorgenti di inondazione concettuale, si sentono spesso sgorgare frasi o affermazioni che ti fanno spesso rivalutare alla grande la “sfiga” (qui intesa non certo come colorito sinonimo di “sfortuna”, quella non è rivalutabile in nessun modo, ma invece con la leggera accezione mitigata del termine, nel senso di condizione di “singolarità affettiva”, o “indipendenza del cuore”, più o meno volontarie).
Un eclatante esempio di questa bizzarria comunicativa, m’è capitato di sentirlo recentemente alla tele, in ambito pubblicitario (e dove sennò?). Lo spot in questione reclamizzava un sito internet di “incontri sentimentali”, quelli che una volta si chiamavano “agenzie matrimoniali”. Ai tempi, nell’immaginario comune, questi servizi erano probabilmente pensati più come territorio di frequentazione riservata ad ometti di mezza età, poco piacenti, super introversi, col parrucchino o il riporto retto da etti di brillantina, il giacchettone di fustagno a quadrati grossi, ai quali facevano da contraltare fra la clientela femminile, certe squadrate zitellone passate di cottura, con un accenno di baffetti ed abbigliate di un monolitico tailleur, inviolabile come l’armatura di “El Cid Campeador”.
Oggi no, oggi è tutto molto più “gggiovane” e dinamico. Intendiamoci, non sto facendo la solita manfrina di quanto erano belli i cari tempi andati e di “…come si stava meglio quando si stava peggio, signora mia…”. Non sarò certo io a rinnegare internet, sarebbe un po’ come sputare nel piatto in cui scrivo, perché se oggi ho la possibilità di tenere un blog e di fare tante altre cose interessanti, lo debbo a questo mezzo qui.
Non è questo dunque il punto. Ben vengano tutti gli strumenti che facilitano l’incontro fra le persone che hanno desiderio di incontrarsi, e fra questi internet è senza dubbio il più potente. Ma con questo, non è detto che uno poi non rimanga libero di criticare come gli pare e sollevare le proprie obiezioni quando lo ritiene giusto.
Il passaggio che mi ha messo un po’ tristezza in tutto lo spot, è stato infatti quando ho sentito pronunciare una frase più o meno di questo tenore: «…Iscriviti a “Incontra-Socializza e Amoreggia” (nome di fantasia per il sito, se non s’era capito…): il sito che vanta 300 coppie di innamorati al giorno…». Ecco, è stato lì che tutta la faccenda mi ha leggermente intristito. Non dico che ho rivalutato le vecchie agenzie di incontri di un tempo, e le relative zitellone con fiatella e latifondo coltivato a mais incorporati, ma poco c’è mancato.
Lo so, sono dettagli, si dirà.
Nel mare magnum delle cazzate sfornate dalla pubblicità ogni minuto di ogni giorno, sottilizzare su un’affermazione simile è come lamentarsi della puzza di una cacca di mosca, nel bel mezzo di una stalla di mille mucche (quando mi ci metto di puntiglio a voler creare metafore raffinate, non ci sono storie: ci riesco proprio…).
Ma quello che di fatto mi ha messo tristezza è stata la luce sotto cui la questione veniva posta, trasformando il tutto in una sorta di “innamoramentificio” programmato scientificamente nei tempi e nelle rese di produzione. La faccenda mi si è subito ammantata di una vaga aura di “taylorismo affettivo”, che mi ha smontato non poco il possibile quadro idilliaco delle persone eventualmente coinvolte nelle opportunità di incontri offerte dal sito.
Mi sono apparsi come calati in una sorta di “catena di montaggio dell’innamoramento”, in una chapliniana trafila in stile «Tempi moderni», un grosso macchinone con un imbuto da una parte, atto a risucchiare materiale umano grezzo e portatore sano di sfiga, che opportunamente trattato e macinato lungo un percorso di ingranaggi, “strizzatori sensoriali”, “emulsionatori emotivi”, veniva alla fine sputato fuori da un altro dispositivo, posizionato alla fine del grande apparato meccanico, che sfornava coppiette tutte belle confezionate di innamoramento fresco di stampo.
Ora farò un’altra affermazione per la quale so già di meritare l’abbonamento a vita a «Pane e volpe» (prestigiosa rivista mensile di prese per il culo e canzonature), ma fatto sta che a mio parere il “grande gioco dell’amore e dei sentimenti” è così stupendo ed avvincente anche perché (e bisogna aggiungere “purtroppo”, ma ad esser coerenti, non se ne può fare a meno), anche perché, dicevo, contempla la prospettiva del “due di picche”. Già, proprio così: tocca dire che una cosa potenzialmente stupenda, è tale anche in virtù dei suoi aspetti rischiosi, dei suoi eventuali risvolti meno felici. E questo non per il gusto masochistico di farsi del male gratuitamente.
No, no. Lo si deve dire invece perché tale è la realtà.
La realtà è fatta così, non ci possiamo fare nulla, è come un muro che a cozzarci contro la testa sperando di trarne godimento, risponde con estrema coerenza ripagandoci regolarmente con un grande bozzo violaceo sulla fronte.
Prima di chiudere, ci tengo a ribadire ancora: la mia non voleva essere assolutamente una critica a queste opportunità via rete di trovare l’anima gemella, né a nessun altra via tecnologica e moderna possibile, perché tutte hanno la stessa dignità di qualsiasi altra strada uno possa intraprendere. Le vie dell’amore sono infinite, e dunque anche queste sono più che lecite e dignitose.
Il mio appunto era piuttosto rivolto, come in tante altre occasioni ho fatto, ad un uso infelice del linguaggio. Quando le parole vengono usate male, si finisce sempre col maltrattare la realtà. E qualcuno lo può anche dire.
Altrimenti va a finire che, di fronte a certi slogan maldestri, incautamente tesi a far passare l’amore alla stregua della stipula di un contratto assicurativo, viene voglia di parafrase uno scrittore che si è occupato spesso dei modi moderni dell’innamoramento. E laddove egli titolava «Scusa ma ti chiamo amore», oppure «Scusa ma ti voglio sposare», ci si sente di rispondere, con liberatorio impeto: «…Scusa, ma rimango sfigato…».
12 commenti:
e come al solito c'è gente che mercifica sui sentimenti, sfrutta la disperazione di uomini e donne emotivamente fragili che credono ancora nell'importanza di essere in due per completarsi a vicenda.
Tutto il resto è solo marketing.
@->Marisa: già, proprio così, Mari...è questo senso di irregimentazione che che mette un po' di asfissia addosso...in generale poi, bisogna stare vigili sull'uso del linguaggio, per non lasciarci turlupinare :-)
Bacini non mercificati :-)
Azz Gillipixel:-))
un post da incorniciare per lo stile brillante che lo distingue e e lo rende godibile ...
Ci sono giorni che quella dannata cacca di mosca non solo puzza più di una montagna di stallatico, ma capita pure di scivolarci sopra con gran rovina della presunta "a torto", solida posizione conquistata e mai abbastanza conservata quanto basta ...
siamo foglie al vento e ci si illude di essere rocce ...
C'est la vie, mon ami
Centra un acca col post, seguivo una mia riflessione che ben si con fa con la tua metafora
Bello, mi e' garbato.
Per quanto mi riguarda erano tristi le vecchie agenzie matrimoniali cosi' come lo sono quelle che tu definisci gggiovani tramite internet.
Personalmente non vedo alcuna differenza: erano tristi senza internet e lo sono con internet.
E' cambiato il mezzo ma la tristezza e' sempre la stessa.
Poi naturalmente e' interessante fare come hai fatto tu e illustrare le differenze.
:-)
@->Paolo: ciao Paolo, ben ritrovato in cotesto sito commentizio :-) non preoccuparti, qui sono ben accette tutte le riflessioni, anche se si va un po' fuori dal seminato, cosa che tra l'altro non mi pare tu abbia fatto eccessivamente :-) Ho letto il tuo ultimo articolo e mi pare di aver intuito qualcosa, per cui, mi spiace per ciò che è accaduto...D'altra parte mi ha fatto piacere se le mie parole ti hanno suscitato riflessioni...
Grazie infinite per i tuoi complimenti
Ciao :-)
@->Yossarian: grazie, caro Yoss...stavolta sei stato più realista del re :-) ehehehehe, voglio dire che in effetti io mi ero moderato nel giudizio sui siti d'incontri, lasciavo un po' il giudizio in sospeso, ma in realtà, se la devo dire tutta, fanno tristezza in generale, anche al di là del modo in cui si pongono sul "mercato"...ecco, già il fatto che ci sia un mercato di queste cose, la dice lunga :-)
Colgo l'occasione per congratularmi con te e con tutti i tuoi compari di goliardia, per quel geniale prodotto della creatività che va sotto il nome di "Sturmo e Drango" :-) è una roba strepitosa :-) Siete veramente una bella banda di simpaticissimi svitati :-) Go ahead :-)
Ciao, Yoss, grazie del tuo commento, sempre graditissimo :-)
non ci credo neanche un po' in quei tristi incontri. mi sembra tanto un "voler a tutti i costi..." e sinderamente ne vedo difficile la riuscita. oltre che come dici tu mancano la magia di tante sfumature che virtualmente non esisterebbero... compresa qulla del due di picche. bello come del resto tutti i tuoi post.
biona domenica, gil!
be' ci sono siti e siti, ci sono quelli pro-amore-eterno-a-tutti-i-costi e quelli che-fai-scopi? ognuno ha una sua dignità, forse vagamente demenziale, ma certamente densa di solitudine. non ho però visto nessun sito in cui si proponga di imparare a volere-bene, quel volere bene per davvero, cioè sentire, guardare, percepire un altro essere umano per qualcosa di altro-da-noi e rispettandolo, volerlo vedere felice, anche un po' al di là di noi stessi. se lo trovo mi ci segno subito :-)
oddio l'oracolo dice nonseci tra non-senso e non ci sei ...
bacetti pensoso-sentimentali
L'amore è un argomento ostico da qualsiasi lato lo tratti. essendo una cosa talmente soggettiva c'è chi ci prova a vendertelo come prodotto dell'anno. ma io mi dico che se c'è l'offerta probabilmente c'è una domanda ed è questa la cosa che più rattrista. Sicuramente già il web è una sorta di meccanismo immaginato. Senza vedere nè sentire si sviluppano altri sensi ( ma ancora devo capire quali)
E' triste? non lo so, ma cerco di avere una visione macchiavellistica della cosa: dipende poi se la fabbrica progetta alla fine un modello funzionale e all'avanguardia.. chissà.... baci manageriali
@->Maria Rosaria: grazie, Em Rose :-) per fortuna però che le persone armate di ironia e di spirito critico, si possono difendere dalle deformazioni esistenzial-affettive che da ogni parte ci vengono propinate...
Come avrebbe detto John Wayne: "...L'amore è una cosa complessa, per mille bufali diplomati..." :-) cosa ci vogliono venir a far credere questi qua? :-)
Buona domenica e buon lunedì a te :-)
Bacini del vecchio west :-)
@->Farly: per tutte le cose belle e vere che elenchi tu, cara Farly, credo che non si debba andare a cercare in nessun sito :-)
Esse stanno nei cuori di chi vuole veramente guardarsi dentro, con estrema onestà verso se stesso...
Però adesso mi fermo qui, se no poi rischio la beatificazione subito :-D
Eheheheh...no, scherzo...alla fine l'amore è un'alchimia stranissima, e mica la si può imbastire come una ricetta di cucina :-)
Bacini confusi :-)
@->Antonella: Anto, giustamente va distinta la questione dei "rapporti via web", da quella degli ipotetici coinvolgimenti affettivi...il web è una dimensione particolare, quando ci si entra, serve cautela e serve non dimenticare mai che in questa dimensione entriamo solo con una porzione di noi stessi...il web può essere anche uno strumento di amplificazione d'illusioni potentissimo...questo non va mai scordato...se già è un meccanismo umano e comprensibile l'idealismo che scatta nelle fasi di attrazione fra persone nella realtà concreta, dove si investe l'altro di aspettative e qualità che magari poi vengono smentite alla grande, questo nel web può succedere in misura estremamente più accentuata...
Ora...volevo aggiungere altre cose, ma non mi vengono più in mente :-)
Per ora dunque, bacini svagati :-)
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