Dopo l’ultimo exploit stra-filosofardo messo in atto con l’articoletto precedente, per continuare a mantenere alto il tono culturale del mio blog, affronterò questa volta una tematica di grado intellettuale veramente elitario.
Oggi vi parlo infatti di tette.
Ma non temete (oppure, secondo i punti di vista, non sperate…): non si tratterà di una svolta erotica. Certo, le riflessioni incontrate non si aggireranno molto lontano da quei dintorni argomentativi, ma più che altro si andrà a parare dalle parti di un nuovo vagabondaggio dietro ai pensieri, i più svariati. Se poi stavolta ci sono capitate di mezzo anche le tette, vi garantisco che si è trattato soltanto di un puro caso.
Si narrerà di come la tetta rimanga tuttora la prova tangibile (e viene fatto di dire: beato chi la tange…) di un sommo mistero nell’ambito dell’economia estetico-corporale, in virtù del suo rappresentare al meglio la tendenza secondo cui i significati attribuiti, per quanto improbabili essi siano, tendono a tramutarsi quasi immancabilmente in significati comunemente accettati. Cosa vuol dire tutto ciò? Di preciso non lo so nemmeno io, ma tentiamo di capirlo insieme.
Vedevo su un qualche sito, ora non ricordo più nemmeno quale, una foto. C’erano queste signore immerse in una grande vasca di liquido biancheggiante, molto simile al latte, se non effettivamente latte. Una di esse, ripresa in primo piano, era immersa con il livello latteo che le demarcava il confine fra nudità ed aree coperte all’altezza del busto, svelando e nascondendo esattamente come avrebbe fatto un reggiseno. Sul piano della sensualità, l’insieme compositivo fotografico risultava di grado piuttosto intenso. La linea di galleggiamento sulla quale il decolté si andava attestando era prodiga di mille suggestioni ed attrattive estetico-sensuali. Suggeriva idee di un abbraccio liquido particolare ricevuto dalla parte in questione. Ispirava sensazioni di immersioni dense e “lutulente” (chissà da quali anfratti della memoria mi è tornato a galla questo termine aulicissimo: verificando, ho appurato che non a caso lo stesso D’annunzio lo sfoggiò fra le sue diavolerie linguistiche e significa melmoso, immerso nel limo).
Tornando alla foto, di fatto, avendo l’opportunità di assistere in diretta e dal vivo a quella scena, se il livello del latte fosse sceso di colpo fino a lasciare scoperta l’effettiva nudità della donna, l’effetto di attraente misteriosità erotica non sarebbe stato all’altezza di quello sprigionato nella situazione descritta. E’ stato lì che mi è venuto da chiedermi come mai un seno occultato possa risultare più provocante ed ammiccante di uno scoperto, e simili interrogativi affini.
Lo so, si obietterà: invece di farti tante domande sulla misteriosa entità globulare binata, non sarebbe meglio adoperarsi per condurre indagini sul campo più strettamente a contatto con l’oggetto di studio in questione? Più che d’accordo, ma nell’immediato, la cosa più diretta che mi riesce di fare è continuare ad inseguire la fascinazione concettuale. Per il resto si vedrà.
La tetta, fra i vari “componenti” del corpo umano più in evidenza (escludendo dunque i più occulti ed intimi) è forse uno di quelli maggiormente carichi di significati aggiunti, di attribuzioni di senso che esulano da funzioni strettamente anatomiche. In altre parole, la tetta, da un punto di vista della forma, è la più gratuita fra le porzioni del fisico umano, la meno finalizzata ed utilitaristica.
La mano è così conformata in ordine al suo essere prensile; la gamba ha quella sagoma pieghevole e tutto il resto, per agevolare il passo e in generale il movimento nella postura eretta; l’orecchio è un imbuto per incanalare i suoni; le labbra sono strumenti sonori per la parola, ma anche “portinai” addetti alle funzioni alimentari; e così via.
La tetta no. Lei è forse l’unica a possedere più significati che funzioni strettamente definibili. Anche il suo “incarico ufficiale”, così come previsto da copione biologico, ossia l’essere atta all’allattamento, non riesce a spiegare sino in fondo la necessità di una sagoma globulare e rotondeggiante siffatta. Un gran numero di altri mammiferi adempiono al medesimo compito con “attrezzature” molto meno evidenti.
Persino il più stretto suo cugino, quello che spesso e volentieri va con lei di pari passo in abbinata citazione, ossia “messer lo sedere”, risulta più utilitaristico nelle sue fattezze. Serve alla seduta, come denota per l’appunto anche il suo appellativo più eufemistico; serve poi a quel che non sto lì a rammentarvi che serve, grazie alla sua fessurata conformazione. Anche il sedere stesso insomma, pur stracarico com’è esso medesimo di sovrastrutture sensuali, conserva una dimensione funzionale ben motivata nelle sue sagome.
La tetta rimane invece irremovibilmente più significativa che utile.
Tanto che, come accennavo già, si stenta talvolta ad entrare nei meccanismi responsabili di questa significatività. Come quello che stabilisce la differenza di potenziale erotico insita in un seno scoperto rispetto a quella di cui è portatore un seno coperto. E’ buffo, ad esempio, come venga convenzionalmente considerato coperto, e quindi comunemente sfoggiabile come parte di corpo “vestita”, un seno portato sin quasi al limite estremo del disvelamento, con scollature o striminziti mascheramenti che lasciano l’immaginazione praticamente disoccupata. Mentre poi, basta l’ulteriore scopertura di un mm. in più di epidermide, laddove la sua porzione brunita sconfina nel contorno dell’apice puntuto, per cadere direttamente nello sterminato nuovo universo della nudità.
Come possiamo constatare dunque, le tette non si limitano a rappresentare solamente quell’oggetto di svago che secondo la tradizione sarebbe da assimilare ai trenini, in quanto entrambi progettati per i bimbi, ma capaci allo stesso modo di fare molto contenti anche i papà.
Le tette ci forniscono bensì anche utili insegnamenti sulla vita in generale, ricordandoci come molto spesso i significati attribuiti agli eventi si impongano in virtù di percorsi che poco hanno a che vedere con la logica e con la consequenzialità razionale.
Tanto che, parafrasando i latini, potremmo quasi concludere con la rinnovata sentenza: «…Titta magistra vitae est…».
Oggi vi parlo infatti di tette.
Ma non temete (oppure, secondo i punti di vista, non sperate…): non si tratterà di una svolta erotica. Certo, le riflessioni incontrate non si aggireranno molto lontano da quei dintorni argomentativi, ma più che altro si andrà a parare dalle parti di un nuovo vagabondaggio dietro ai pensieri, i più svariati. Se poi stavolta ci sono capitate di mezzo anche le tette, vi garantisco che si è trattato soltanto di un puro caso.
Si narrerà di come la tetta rimanga tuttora la prova tangibile (e viene fatto di dire: beato chi la tange…) di un sommo mistero nell’ambito dell’economia estetico-corporale, in virtù del suo rappresentare al meglio la tendenza secondo cui i significati attribuiti, per quanto improbabili essi siano, tendono a tramutarsi quasi immancabilmente in significati comunemente accettati. Cosa vuol dire tutto ciò? Di preciso non lo so nemmeno io, ma tentiamo di capirlo insieme.
Vedevo su un qualche sito, ora non ricordo più nemmeno quale, una foto. C’erano queste signore immerse in una grande vasca di liquido biancheggiante, molto simile al latte, se non effettivamente latte. Una di esse, ripresa in primo piano, era immersa con il livello latteo che le demarcava il confine fra nudità ed aree coperte all’altezza del busto, svelando e nascondendo esattamente come avrebbe fatto un reggiseno. Sul piano della sensualità, l’insieme compositivo fotografico risultava di grado piuttosto intenso. La linea di galleggiamento sulla quale il decolté si andava attestando era prodiga di mille suggestioni ed attrattive estetico-sensuali. Suggeriva idee di un abbraccio liquido particolare ricevuto dalla parte in questione. Ispirava sensazioni di immersioni dense e “lutulente” (chissà da quali anfratti della memoria mi è tornato a galla questo termine aulicissimo: verificando, ho appurato che non a caso lo stesso D’annunzio lo sfoggiò fra le sue diavolerie linguistiche e significa melmoso, immerso nel limo).
Tornando alla foto, di fatto, avendo l’opportunità di assistere in diretta e dal vivo a quella scena, se il livello del latte fosse sceso di colpo fino a lasciare scoperta l’effettiva nudità della donna, l’effetto di attraente misteriosità erotica non sarebbe stato all’altezza di quello sprigionato nella situazione descritta. E’ stato lì che mi è venuto da chiedermi come mai un seno occultato possa risultare più provocante ed ammiccante di uno scoperto, e simili interrogativi affini.
Lo so, si obietterà: invece di farti tante domande sulla misteriosa entità globulare binata, non sarebbe meglio adoperarsi per condurre indagini sul campo più strettamente a contatto con l’oggetto di studio in questione? Più che d’accordo, ma nell’immediato, la cosa più diretta che mi riesce di fare è continuare ad inseguire la fascinazione concettuale. Per il resto si vedrà.
La tetta, fra i vari “componenti” del corpo umano più in evidenza (escludendo dunque i più occulti ed intimi) è forse uno di quelli maggiormente carichi di significati aggiunti, di attribuzioni di senso che esulano da funzioni strettamente anatomiche. In altre parole, la tetta, da un punto di vista della forma, è la più gratuita fra le porzioni del fisico umano, la meno finalizzata ed utilitaristica.
La mano è così conformata in ordine al suo essere prensile; la gamba ha quella sagoma pieghevole e tutto il resto, per agevolare il passo e in generale il movimento nella postura eretta; l’orecchio è un imbuto per incanalare i suoni; le labbra sono strumenti sonori per la parola, ma anche “portinai” addetti alle funzioni alimentari; e così via.
La tetta no. Lei è forse l’unica a possedere più significati che funzioni strettamente definibili. Anche il suo “incarico ufficiale”, così come previsto da copione biologico, ossia l’essere atta all’allattamento, non riesce a spiegare sino in fondo la necessità di una sagoma globulare e rotondeggiante siffatta. Un gran numero di altri mammiferi adempiono al medesimo compito con “attrezzature” molto meno evidenti.
Persino il più stretto suo cugino, quello che spesso e volentieri va con lei di pari passo in abbinata citazione, ossia “messer lo sedere”, risulta più utilitaristico nelle sue fattezze. Serve alla seduta, come denota per l’appunto anche il suo appellativo più eufemistico; serve poi a quel che non sto lì a rammentarvi che serve, grazie alla sua fessurata conformazione. Anche il sedere stesso insomma, pur stracarico com’è esso medesimo di sovrastrutture sensuali, conserva una dimensione funzionale ben motivata nelle sue sagome.
La tetta rimane invece irremovibilmente più significativa che utile.
Tanto che, come accennavo già, si stenta talvolta ad entrare nei meccanismi responsabili di questa significatività. Come quello che stabilisce la differenza di potenziale erotico insita in un seno scoperto rispetto a quella di cui è portatore un seno coperto. E’ buffo, ad esempio, come venga convenzionalmente considerato coperto, e quindi comunemente sfoggiabile come parte di corpo “vestita”, un seno portato sin quasi al limite estremo del disvelamento, con scollature o striminziti mascheramenti che lasciano l’immaginazione praticamente disoccupata. Mentre poi, basta l’ulteriore scopertura di un mm. in più di epidermide, laddove la sua porzione brunita sconfina nel contorno dell’apice puntuto, per cadere direttamente nello sterminato nuovo universo della nudità.
Come possiamo constatare dunque, le tette non si limitano a rappresentare solamente quell’oggetto di svago che secondo la tradizione sarebbe da assimilare ai trenini, in quanto entrambi progettati per i bimbi, ma capaci allo stesso modo di fare molto contenti anche i papà.
Le tette ci forniscono bensì anche utili insegnamenti sulla vita in generale, ricordandoci come molto spesso i significati attribuiti agli eventi si impongano in virtù di percorsi che poco hanno a che vedere con la logica e con la consequenzialità razionale.
Tanto che, parafrasando i latini, potremmo quasi concludere con la rinnovata sentenza: «…Titta magistra vitae est…».
10 commenti:
la tetta sì che è significativa, anzi possiamo dire che è " pregna " di significato.
insomma, la tetta significa " mamma" e cosa possiamo dire della mamma che non è stato già detto? ma più in particolare non è tanto la tetta che significa mamma, quanto il " capezzolo" per questo è la parte che colpisce di più il maschietto. infatti come diceva Guccini " mi commuove il tuo seno " che qualcosa doveva pur significare.
baci freudiani ( ci sta)
Per il neonato è utile assai visto che il latte materno è ricco di sostanze più di ogni altro latte.
Per il chirurgo estetico senza alcun dubbio trova la tetta molto utile ... al suo conto in banca:-) già magari ha una faccia da sorcio è capace che porta lui stesso le tette ... ma se deve convincere una donna che sia il caso di dare una gonfiatina alle tette... nessuna gli potrà resistere, sarà sibilante e convincente con la povera Eva di turno.
Personalmente o che siano bocce o siano piccole perette, conta solamente che sia innamorato della Donna che le porta, e questo basta e ce ne è di avanzo;-)
Un saluto
@->Antonella: mi fanno molto piacere le tue considerazioni, cara Anto, perchè confortano le mie strampalate teorie :-)
Nella tetta i significati sovrabbondano rispetto alle funzioni, sono d'accordo...non mi sono addentrato più di tanto nel capitolo "mamma", ma vi ho fatto solo fugaci cenni, perchè giustamente avrei rischiato di cadere nel "già detto"; non ultimo, sarebbe stato da citare il tema del "mammonismo" di noi uomini, argomento alquanto scottante e non molto lusinghiero, soprattutto per noi maschietti italici :-)
Anche riguardo al capezzolo avrei potuto dilungarmi molto di più: in esso si condensa infatti un simbolismo erotico-affettivo molto potente e primigenio, che a ben guardare viene poi riflesso in tantissime altre dimensioni della gestualità e della "meccanica" amorosa...però qui, come facilmente si intuisce, il rischio era di deragliare nel campo delle luci rosse :-) e non mi sembrava il caso :-)
Bellissimo il verso di Guccini che mi citi, grazie...sono convinto da sempre che sensualità, erotismo ed affettività vivano in stretto connubio con la tenerezza, lo stupore, e di conseguenza anche la commozione...quel tipo di commozione che ci coglie quando ci troviamo dinnanzi ad un fenomeno talmente grande ed estatico, da farci sentire felicemente minuscoli e totalmente rapiti di fronte all'immensità della bellezza e della condivisone fisica e spirituale con l'altro :-)
Visto l'argomento di questa volta, per non rischiare di specificare i bacini di commiato in maniera sconveniente, mi limito a dirti:
Bacini commossi :-)
@->Paolo: grazie caro Paolo, hai aggiunto altre interessanti ed anche ironiche considerazioni al mio discorso, aspetti che non avevo valutato :-)
Il latte materno è senza dubbio una meraviglia ai nostri occhi :-) uno di quei piccoli miracoli della natura che sembrano progettati alla perfezione da un team composto dai migliori studiosi in tutte le discipline scientifiche :-) e invece è "solo" il prodotto di millenni di evoluzione :-)
Riguardo al tema delleachirurgia estetica, personalmente la concepisco solo nei casi di possibile grave compromissione per la salute...compresi anche gli aspetti psicologici, ovviamente: se una donna vede migliorare la qualità della sua vita psicologica con un intervento estetico, ben venga, purchè sia il più rispettoso possibile della naturalità fisiologica del corpo...detesto invece l'opzione modaiola nel ricorso alla chirurgia estetica, quella fatta con leggerezza, come si trattasse di cambiare una camicetta o l'acconciatura...
In generale, ritengo che nel limite del possibile, l'atteggiamento più saggio sia quello di accettarsi fisicamente per come si è...e di usare questo criterio anche per escludere come scarsamente degno del nostro interesse, chi non ci accetta per come siamo :-)
L'intesa fra un uomo e una donna passa attraverso una miriade di componenti, ma le fondamenta devono stare nel profondo...se non ci sono quelle, l'edificio hai voglia a siliconarlo di qua e di là: non starà ad ogni modo in piedi :-)
Ah...sono d'accordo: non è questione di dimensioni, ma di armonie attagliate su una totalità di forme e contenuti :-)
Ciao Paolo :-)
Ed eccomi, pregna di fangosa energia ctonia, a spoetizzare, defilosofizzare, e brutalizzare il tuo post. Non per darti torto, ma per darti ragione, infatti la biologia evoluzionista (forse Desmond Morris?) sostiene che sia proprio come tu dici, un simbolo. Infatti nel passaggio alla posizione eretta veniva a mancare un contatto diretto con le altre due globularità binarie, le chiappe, e la selezione naturale favorì quelle femmine le cui ghiandole ipertrofiche facevano da contrappunto al tergo, rendendole più attraenti!
@->Rosalucsemblog: eheheheh :-) è vero, cara Rose :-) avevo sentito anche io questa teoria di Morris...chissà, può esserci del vero, e di fatto è affascinante come idea...di sicuro c'è che tutta la simbologia alla quale l'uomo si appiglia, sia sotto dettatura degli istinti, sia per rielaborazioni più o meno consapevoli, è ben incasinata e misteriosa...
E di certo c'è anche il fatto che l'individuo umano, fin da quando è cucciolo, predilige le morbidezze e le rotondità...il che smentisce di botto tutta la moda moderna...
Anche la tua opinione mi conferma ad ogni modo l'ipertrofia simbolica della tetta: decretiamo dunque questo meraviglioso organo come uno di quelli stupefacentemente più significativi che utili :-)
Bacini retroavanzati :-)
Le donne sbirciano le tette delle altre quando pensano che nessuno le stia guardando...è un classico. Una mia amica, quando usciamo, mi dice sempre: ma hai visto quella, che roba? e io al solito rispondo che guardavo l'amico accanto a lei...non ci posso fare niente.
Non sono solo belle da guardare, sono anche spettacolarmente progettate per funzionare con tutto il resto, una volta messe in moto, si sa.
Nemmeno io voglio scivolare nell'hard, Gilli, tranquillo.:))))))
Lutulente è una parola bellissima...e il Vate di sicuro se ne intendeva di morbide globosità femminee, 'sto birbante...:)))))))
E poi la fantasia umana lavora, lavora, più sul carsico che sul manifesto...è il nostro fascino.
Il corpo è il motore ma il cervello è la benzina...:))))))
@->Vale: ecco un altro dato che non avevo tenuto conto nella mia disamina, Vale: il confronto dimensionale tettesco fra donne :-) grazie per aver aggiunto anche questo elemento...io sono un ingenuotto, ma davvero non credevo fosse così diffusa la pratica...poi è vero, la tetta è portatrice di una bellezza super partes, giustamente ammirabile da uomini e donne...
E che dire ancora, pur ripromettendosi di non sconfinare ha-ha-ha-arditamente? :-) Concordo, le tette fanno da controcanto a tutta una serie di altri cori intonati in altre zone del corpo femmineo, che alla fine l'armonia risultante è veramente sublime :-) ma ci fermiamo qui per la già citata promessa :-)
Hai ragione infine, Vale, quando dici che tutto il lavoro più grosso si svolge sotto il cuoio capelluto: sempre stato d'accordo su questo :-) semmai si può aggiungere che si svolge per buona parte anche in una zona sempre prossima alle tette, ma anche qui più all'interno, spostati sulla sinistra :-)
Bacini lutulenti :-)
be' le tette, se di giuste dimensioni, possono anche servire ad appoggiare, chesso, il posacenere o a fermare le briciole di pane prima della gonna... sempre che su di esse la forza di gravità e l'inattività non abbiano troppo infierito. servono anche a spendere un patrimonio al negozio di lingerie,tendando magari, a forza di push-up di contrastare l'opera della natura (forza di gravità+pigrizia). E sopratutto servono per scrivere un fantastico post!!!
bacini sorridenti
@->Farly: eheheheh :-) grazie di cuore, cara Farly :-) di sicuro la tetta è un tema che porta allegria e stimola la fantasia :-) ecco, le due modalità utilitaristiche da te suggerite non le avevo considerate :-) parlando di forza di gravità, mi hai fatto venire in mente una cosa: la tetta è bella per ciò che è nella sua relativa età...anche quando magari comincia a cedere un po' in tonicità, acquista un fascino che è tutto nuovo, adatto al momento della vita in corso...
Se gli uomini capissero per primi questa cosa, verrebbero gabbati meno frequentemente con tette di plastica :-)
Bacini para-briciole :-)
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