martedì 18 novembre 2014

Consumetto in Rosso


Erano le ore 17 e 42 minuti di un bel sabato di primavera, quando Eodolfo Sgrugnabusi venne travolto dalla frenesia per l’informazione. Rimanere sempre aggiornato si trasformò per lui quasi in un dovere morale. Da allora non si faceva mancare nessuna fonte possibile: leggeva più giornali che poteva, guardava qualsiasi programma di approfondimento in tv, si teneva sempre al passo consultando i più svariati siti internet, si scannava con foga sui social network, impiantando interminabili e motivatissime discussioni con altri frequentatori della rete, riguardo ai temi di più stretta attualità. 

Questo ritmo forsennato di iper-rimpinzamento nozionistico-informativo dopo un po’ di tempo condusse Eodolfo alla saturazione.

Nella terribile sera, di una certa giornata in cui l’overdose di notizie aveva raggiunto il suo picco, accade l’imprevedibile. L’angoscia procurata dalla tempesta informativa, per Eodolfo era andata di pari passo con una smania consolatoria a suon di prelibatezze culinarie. Sfortuna volle che quella volta, a cena, il nostro martire del moderno informazionismo, si fosse scofanato laute razioni di cotechino e peperonata, spinte a naufragare in cospicui marosi di chianti e grignolino. Il suo intelletto, già così pregno all’inverosimile di una diffusa obesità informativa, non resse all’ulteriore aggravio psicosomatico. 

Venuta l’ora di andare a dormire, Eodolfo fece appena in tempo a posare la testa sul cuscino e a chiudere le palpebre, che subito un sonno tormentoso lo avvolse. Nel deliquio spasmodico procurato dalla ciclopica digestione disturbata, la sua mente rinfanciullì fra i territori onirici. Sognò di essere tornato bambino, con la mamma assisa sul bordo del letto, intenta a raccontargli questa favola:

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«...C’era una volta una bella bambina chiamata Consumetto in Rosso. Viveva nel paesino di Home Banking, laddove il torrentello del Mutuo Agevolato confluisce nel grande fiume della Finanza Creativa. Consumetto abitava insieme a sua mamma Esternalizzazione e a suo papà Ripresa Economica. La loro graziosa casetta faceva angolo fra corso Ronald Reagan e piazza Margaret Thatcher. 

Un bel giorno, Esternalizzazione disse alla sua bimba: “...Cara Consumetto, dovresti andare nel bosco del Libero Mercato per portare il cestino della merenda a tua nonna Meritocrazia...”. Consumetto accolse subito di buon grado l’invito. Per lei, addentrarsi nel bosco del Libero Mercato era sempre fonte di avventure strabilianti.

“…Fai molta attenzione, però…” si raccomandò la mamma, “...lo sai che nel bosco ci sono tanti pericoli. E’ pieno di animali e di persone sospette. Se dovessi fare degli incontri, sii molto prudente. Non dare assolutamente confidenza al Tasso di Disoccupazione. Gira alla larga dal dirupo di Insider Trading. E bada bene di stare lontana dai cespugli più grossi e bui: lì dentro si potrebbe nascondere il Mercato Nero…”.

Consumetto in Rosso, che era una bambina talmente brava da girare sempre con la sua piccola visura camerale nello zainetto, rispose: “...Non preoccuparti, mamma, quando cammino nel bosco, non mi fermo quasi mai. Solo qualche volta faccio una sosta dietro all’aiuola del Jobs Act, giusto giusto se sento la voglia di delocalizzare un goccetto di pipì...”.

“...Va bene, Consumetto...” disse ancora la mamma, “...ora vai, altrimenti si fa tardi. Ti ho messo tutto nel cestino: i panini imbottiti di capitali all’estero, la confettura di pressione fiscale e il ragù di fuga di cervelli, che alla nonna piace tanto...”.

“...Ciao mamma...” salutò la bimba, incamminandosi per il sentiero del bosco. Consumetto in quel momento non lo sapeva ancora, ma quella giornata l’avrebbe poi ricordata per molto tempo.

Superato di poco il laghetto della Concertazione, la bimba si imbatté in un capannello di persone, alle prese con un’antica automobile in panne sul ciglio della stradina boschiva. Avvicinandosi, riconobbe subito la famiglia “Piuttosto-che”. C’erano papà “Chi-più-ne-ha-più-ne-metta”, mamma “E-quant’altro”, coi loro due figlioli, “Come-dire” e “Quello-che-è”.

Erano tutti intenti a confabulare e ad armeggiare intorno alla vettura, per farla ripartire. Papà “Chi-più-ne-ha-più-ne-metta” sosteneva che bisognasse versare nel radiatore fumante una bella tanica di distillato di Competitività. Mamma “E-quant’altro” non era d’accordo: secondo lei invece, era necessario incentivare l’export per riavviare il volano dell’economia, rabboccando il carburatore con buone dosi di ottimismo dei mercati. I piccoli “Come-dire” e “Quello-che-è”, avevano preso tutto per un gioco, come spesso fanno i bambini. Facendo finta di interessarsi, si davano di nascosto dei coppini sulla Spending-review, soffocando a stento risatine e mormorandosi all’orecchio piccoli insulti innocenti: “...Tasi...” “...Ah sì? E tu Tari allora...” “...Iuc, iuc...” “...Tares a te è a chi non te lo dice...” “...Ma vattela a far sbattere nell’Irpef, va’...”.

Consumetto in Rosso salutò tutti rispettosamente con un luminoso sorriso e passò oltre. Aveva percorso ancora qualche centinaia di metri, quando da dietro un fitto macchione, posto al termine di un leggero declivio, sentì levarsi un fragoroso e scomposto vocio. Subito una piccola folla compatta di persone emerse alla vista, mentre il brusio si faceva più intenso e le parole distinguibili. Consumetto capì subito di chi si trattava: era il leggendario Popolo delle Partite Iva, che vagava senza metà per il bosco, lanciando contro la volta dei rami frondosi un turbinio di male parole e formando sopra la propria testa un tetto salariale di bestemmie a tutele crescenti.

La turba, transitando, lasciava dietro di sé una pioggia a scia di fatture e scontrini, che Consumetto prese a seguire distraendosi. Il codazzo di fogliettini la condusse proprio nel mezzo dell’aiuola del Jobs Act. Qui, come aveva detto alla mamma, Consumetto era solita fare una piccola sosta per alleggerirsi appena di qualche zampillo d’acqua. L’aiuola era guarnita di tutti i più bei fiorellini del luogo: quarantanove varietà floreali, una per ogni forma di contratto di lavoro a tempo determinato. Come di consueto, dalla sua posizione accovacciata a rendimento fisso, Consumetto poteva ammirare tutto quel florilegio di colori: spiccavano l’orchidea interinale, il margheritone coordinato e continuato, il gladiolo a progetto, il garofano a prestazione occasionale.

Dopo aver contemplato per qualche istante il bucolico scenario, Consumetto si asciugò alla bene meglio con una foglia di Derivati, si tirò su i veti incrociati e riprese il cammino. Arrivata al sentierino che immetteva nella casa della nonna, volle farle una sorpresa. Badando bene a non calpestare qualche sofferenza bancaria e avendo cura di non incespicare nel rastrello della Legge di Stabilità, Consumetto si avvicino con circospezione alla finestra della camera della nonna.

Ah, quale orripilante spettacolo si presentò ai suoi innocenti occhi! Il perfido Mercato Nero aveva fatto subdolamente irruzione nella casetta e stava stimolando i consumi a Nonna Meritocrazia, mentre lei si dava da fare con lui per rilanciargli la Crescita. Consumetto rimase sconvolta: aveva sempre pensato alla nonna con tenerezza, nella sua immaginazione lei era sempre apparsa prima di allora come la fatina del decentramento federale, la sirenetta dell’Autonomia locale, mentre adesso la coglieva sul fatto, tutta intenta ad imporre i diktat della Troika...»


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Eodolfo venne a quel punto riportato tumultuosamente alla veglia dall’eccesso di orrore scatenatosi insieme all'orripilante immagine, mentre, quasi nello stesso momento, anche tutti i suoi condomini si svegliarono di soprassalto per un tremendo boato che scosse il palazzo fin nelle sue fondamenta. Quel rumore altro non era che un ultrasonico rutto liberatorio, esalato da Eodolfo nel conseguire finalmente la meritata emancipazione digestiva. Poi gli animi s’acquietarono, tutti si girarono sull’altra chiappa e proseguirono a ronfare, ma il trauma rimase impresso ancora per lungo tempo nell’animo di Eodolfo.

Basti dire che per diverse settimane dopo il sogno, non volle nemmeno sapere il valore dello spread e ogni volta che andava a far spesa, acquistava solo il minimo necessario trasportabile a mano, perché anche soltanto l’idea della Borsa, gli dava la nauesa.



2 commenti:

Vanessa Valentine ha detto...

La visura camerale nello zainetto...ahahahhh ;)))))
Ma come fai, Gilli? Sei un mito, a scrivere così. ..sono ammirata.;))))

Gillipixel ha detto...

@->Vale: ahahahahhaha :-) grazie, Vale :-) il punto è che mi vengono proprio così, naturali, è tutto frutto di follia spontanea :-) sono molto contento che il mio raccontino ti abbia fatto divertire :-) è sempre una soddisfazione esplicare la bellezza delle parole attraverso i registri più svariati...io tendo ad andare spesso verso il comico-surreale :-) ma va bene così :-)

Bacini mitici :-)