mercoledì 12 novembre 2014

Vucumpropoli


Quando si è immersi nella consuetudine fino ai capelli, per forza di cose si fatica a distinguere bene ciò che ci circonda. E vorremmo ben vedere! Ma come si fa vedere con gli occhi affondati in qualche cosa?

Ogni tanto viene utile allora uno scrollone di consapevolezza. Fare mentalmente come in certi film un po’ datati. Qualcuno sveniva e subito si levava per la stanza il grido tipico: presto, i sali! I mitici sali. Che cosa siano di preciso non l’ho mai saputo (e forse non lo voglio nemmeno sapere). Mi pare di aver sentito dire da qualche parte che si tratta di una sorta di super concentrato puzzone, tipo un gran fetore di carogna amplificata in pochi grammi di sostanza, in grado di mollare uno strattone sensoriale anche alla proboscide di un pachiderma.

Ci vorrebbe proprio uno scossone del genere, per cavarci fuori dall’assuefazione commerciale in cui siamo ficcati fin sopra alla testa. Non ci accorgiamo quasi più di niente, perché tutto è ormai troppo. Ma da mattina a sera, siamo circondanti, assediati, assillati, scassamichiati da gente che ci vuole vendere qualcosa. Viviamo vite completamente in vendita. 

D’accordo, per molti aspetti, è sempre stato così. Comprare, vendere e l’insieme di regole che fanno da panorama a queste due fondamentali attività: sono tutte questioni di civiltà importanti, conquiste della cultura e dell’ingegno umano. Ma forse mai prima della nostra epoca, la cosa ci era entrata così tanto nel profondo dell’essere, sino ad imbibirci il midollo. Proviamo allora a dare un’annusata profonda a un bel carognone scrollatore, tiriamoci fuori per un attimo dalla melma commerciale totalizzante (magari proprio sniffando il suo fetore) e rendiamoci un attimo conto: è impressionante. 

E’ la vucumprizzazione della realtà (la bruttezza immonda della parola è in qualche modo voluta: sempre per rendere più efficace l’effetto puzzaccia di carcassa frollata).  

Tutti ti vendono di tutto. Non fai in tempo a girarti, che ad ogni angolo sbuca un tizio che ti offre cose in cambio di denaro. Ti telefonano a casa in continuazione: vu cumprà? Te lo scrivono sui muri delle città, su cartelloni, insegne luminose, autobus, taxi: vu cumprà? Te lo scrivono per posta: vu cumprà? Non parliamo della tv, dei giornali, di internet: vu cumprà? Vu cumprà? Vu cumprà?

Uno degli aspetti più grotteschi di tutto questo, è che poi magari perdiamo la pazienza (anche giustamente, non dico di no) quando è un extracomunitario per la strada, o chi per lui, ad importunarci con qualche sua offerta di cianfrusaglie. Lo schiviamo, passiamo oltre stizziti, ma non ci rendiamo conto che è quasi come se gli stessimo dicendo: «…Ehi, lasciami perdere, non vedi come sono impegnato? Devo già farmi fracassare tutto il giorno le palle da ben altri venditori! Non ho tempo per il tuo dilettantismo…tzk, tzk…».

Che poi, siamo alle solite. Fossero cose che dico io, va beh, ci si potrebbe passare sopra con un liberatorio: ma va a dà via al cül, va là Gilipix!

Ma il punto è che non lo dico solo io:

«…Secondo Michael Sandel, filosofo e professore alla Harvard University, si è passati in pochi anni e senza rendersene conto “da un’economia di mercato a una società di mercato”, con una differenza sostanziale: “la prima è uno strumento per organizzare la produzione, la seconda è una società dove tutto è in vendita, dove il pensiero di mercato permea tutte le sfere del vivere”. Il mercato è il modello delle relazioni sociali, l’unico valore considerato è il valore di scambio. La crisi è stata utilizzata non solo per imporre delle riforme, ma, ancora peggio, per rafforzare ulteriormente l’idea di una presunta “obiettività” degli stessi concetti di mercato e libero scambio.

“Ogni organizzazione sociale, per potersi stabilire, deve fondarsi in maniera cruciale sull’incorporare nel senso comune tutto un insieme di credenze – idee al di là di ogni questione, assunzioni talmente profonde che lo stesso fato che siano delle assunzioni è raramente portato alla luce. Nel caso del neoliberismo, tale insieme di idee ruota attorno alla supposta naturalezza del mercato, al primato dell’individuo competitivo, alla superiorità del privato sul pubblico […] Il tentativo è quello di presentarli come verità eterne – i concetti del mercato e dell’individualismo sono una mera descrizione di uno stato ideale di natura”("After neoliberalism: analysing the present" - Stuart Hall, Doreen Massey, Michael Rustin - "Soundings" - 2013) …».

Dobbiamo restituire fiducia ai mercati - FALSO!” - Andrea BaranesEd. Laterza (2014)

6 commenti:

Vanessa Valentine ha detto...

E' sacrosanta ogni parola, Gilli..come avere un pappagallo fatto di crack sulla spalla che ripete, vuoi?, ti va?, compra!!
Telefonano ad ogni ora sul fisso, ti stressano al cellulare, il nigeriano nel parcheggio del supermercato almeno fa due chiacchiere in inglese e mi fa sentire un essere umano.
I rapporti umani stessi sono ridotti all' osso..che tristezza.
La mia difesa è la gentilezza.
E l'indigenza.
Eheh. ;)

Gillipixel ha detto...

@->Vale: purtroppo, anche rendendosene conto, non si sa bene come difendersi, Vale :-) per carità, il commercio e tutto il resto, sono importantissimi, mica volevo sostenere un ritorno al baratto :-) ma la questione è un ritorno alle proporzioni...tener presente che quelli sono solo valori di superficie (dei quali non possiamo fare a meno, certo), ma che in profondità c'è ben altro, c'è il fondamento e il senso di quello che siamo...

La gentilezza è una scelta molto bella, la condivido in pieno...e anche sull'indigenza, devo dire che mi difendo :-)

Grazie della visita, sempre gradita :-)

Bacini indigenti :-)

Kika ha detto...

Hai ragione, ne siamo immersi così tanto e da così tanto tempo (penso alla mia generazione che probabilmente è così da quando è nata) che non ci rendiamo nemmeno conto davvero della mole di offerte commerciali che ci circondano. Urgono i sali puzzoni! ;)
Sarebbe una bella cosa provare tutti a fare un esperimento: contare in una giornata i messaggi pubblicitari/commerciali con cui entriamo in contatto. Scommetto che potrebbe risultare molto difficile (pensa solo se uno si muove col bus in una città, quanti cartelloni vede passare; poi accende pc e internet e lì altri mille messaggi coi banner che appaiono in continuazione... sì, penso che sarebbe molto istruttivo, anche come attività da proporre ad una classe di studenti adolescenti - prima si rendono conto meglio è! )

ps: anche per me la difesa è l'indigenza ;) forse è per questo che non me ne rendo ben conto, mi si è formata come una patina su cui tutte le proposte commerciali scivolano: non c'è trippa per gatti, cari miei :))

Gillipixel ha detto...

@->Kika: vero, Kika, è un fenomeno talmente pervasivo, da rimanerne anestetizzati ormai...

L'esperimento che proponi darebbe davvero risultati sorprendenti...

La cosa più grave, come dice il brano che ho citato, è che questa cosa penetra nelle vite delle persone, e poi va ad influire su tutte le altre dimensioni...e questo non è per niente buono...

Poi, volendo fare anche un'altra riflessione, a proposito di indigenza, è che ormai la cosa inizia anche a stonare in modo quasi ridicolo (se non fosse per il fatto che è una cosa maledettamente seria)...mi riferisco al fatto che la gente a sempre meno soldi, ma il bombardamento è sempre più intenso...

Ah, fra gli altri mezzi di difesa dimenticavo di ricordare alcuni dei più efficaci: l'arte e la letteratura :-)

Ciao Kika :-)

Bacini letterari :-)

Kika ha detto...

Come mezzi di difesa non sono niente male :)
Il bombardamento è più intenso proprio a causa della crisi perché c'è un disperato e ostinato tentativo di succhiare quei pochi soldi che ci sono ancora in giro (e non è certo quel virtuoso "far girare - o far ripartire - l'economia" che vorrebbero farci credere...). Basti pensare che la maggior parte degli annunci di lavoro sono richieste di venditori: callcenteristi, agenti di vendita, agenti immobiliari... il problema è che fare questi lavori oggi spesso significa alimentare questo sistema ossessivo e controproducente che porta allo stremo tutti, venditori e "target". E non tutti hanno il pelo sullo stomaco per farlo (o per farlo senza rovinarsi la salute).

Gillipixel ha detto...

@->Kika: proprio così, Kika, ormai anche l'idea stessa di lavoro, in maniera distorta, è sempre più virata verso un senso commerciale...tutto, o quasi, è visto come compravendita...e ci vogliono proprio i sali puzzoni :-) per accorgersi che la cosa è grottesca, ormai...ci stiamo sfiancando a vicenda, con questa manfrina: da una parte chi è ossessionato a vendere, dall'altra chi dovrebbe comprare...E anche se nessuno, da entrambe le parti, ormai ci crede più, si continua ad ottundersi le menti e le vite in questo mantra globale...a nessuno di fatto frega niente di niente di ciò che sta facendo, ma il timore di essere cacciati fuori dalla "ruota", ci tiene tutti attaccati ad essa come cricetini impazziti (che tra l'altro: "cricetini", togli la "ic" ed ottiene il vero senso :-)

Le armi per difendersi sono un po' quelle che abbiamo elencato :-) ma credo che per poter sperare di cambiare almeno un po' le cose, l'arma più immediata e a disposizione di tutti sia un briciolo di consapevolezza...fermarsi un attimo, ogni tanto e pensare: "...Ma che minchia sto facendo???..."...e mi scuso per la leggera trivialità della formula :-) ma credo che sia davvero più efficace e salutare se recitata in questi termini :-)

Bacini cricetini :-)