venerdì 21 novembre 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Henri De Toulouse-Lautrec (1864-1901)


Si parla ancora di Impressionismo, nell’odierna puntata della rubrichetta “Le muse di Kika van per pensieri”. Prima di iniziare, una piccola premessa, che tra le altre cose, come si vedrà in seguito, è in tema anche col discorso riguardante l’artista oggetto della puntata. 

E’ interessante domandarsi come mai la scelta cade spesso su opere del periodo impressionista. Il motivo è presto detto. Come si sa, il mio intervento è strettamente abbinato e segue subito a ruota la rubrica di Kika su moda e pittura. Ora, non esiste forse in tutto il panorama della storia dell’arte, un’epoca che, più dell’Impressionismo, abbia saputo condurre il discorso figurativo sino al suo estremo confine. Dopo l’Impressionismo, la “figura” è deflagrata in mille correnti: è stata smembrata dal Cubismo, annullata, trasposta o ridotta alle sue componenti visive pure dall’astrattismo, quasi ignorata o a limite fatta oggetto d’ironia dal Dadaismo, e così via.

L’Impressionismo è insomma l’ultima grande stagione dell’arte ad aver celebrato “l’integrità della figura”, nella sua “massima espressione di modernità”. Ecco spiegato perché la scelta di Kika va a finire spesso su quel periodo, che possiamo anche vedere come il parallelo artistico naturale dell’attuale mondo della moda. Perché oltre a questo, e in virtù di questo, l’Impressionismo ha anticipato una quantità di “componenti estetiche” che poi nella moda hanno trovato un loro “campo di applicazione”, un loro “territorio di elezione”, molto efficaci. L’artista di oggi lo sta a dimostrare in pieno. 

Prendiamo in considerazione infatti niente di meno che Henri De Toulouse-Lautrec (Albi, 1964 – Malromè, 1901) e in particolare una sua celeberrima opera del 1890, “Dressage des nouvelles par Valentin-le-Désossé”, più comunemente conosciuto come “Il ballo al Moulin Rouge”.

Così come accade per tutti i periodi dell’arte classificati da una definizione riassuntiva, anche quando usiamo il termine “Impressionismo”, lo facciamo per comodità di esposizione. In realtà, ciascuno degli importanti artisti che l’Impressionismo “lo hanno fatto” (ed Henri De Toulouse-Lautrec è senza dubbio tra quelli) si differenzia per una propria indagine creativa e conoscitiva personale. Sullo fondo, si pone, per ciascun impressionista, il grande impianto teorico programmatico di questa corrente: indagare intorno al confine che attraverso il meccanismo visivo mette in contatto realtà e coscienza. Per ciascuno però questo territorio d’indagine si specifica nella direzione di approfondimenti di natura diversa.

L’aspetto che più interessa a Henri De Toulouse-Lautrec è quello psicologico. In questo risiede gran parte della sua modernità, nonché la stretta relazione della sua opera con tanti “moventi estetici”, che in seguito sono stati assorbiti e fatti propri da tante “dimensioni comunicative” moderne, non ultima (e qui tiro un po’ le somme di questa lunga premessa) la moda.
Toulouse-Lautrec non predilige gli ambienti notturni parigini solo per il fatto che amava quel mondo e si sentiva profondamente amalgamato ad esso. C’è anche questo aspetto, ma la motivazione più intima è profonda sta nell’interesse dell’artista per il “paesaggio umano”. Sfondo costitutivo della realtà, è per lui l’umanità. E l’umanità non si presenta come un’entità statica, fissata una volta per tutte. L’umanità è dinamismo, relazione, trasmissione vicendevole e multi-ramificata di energie interiori, soprattutto mentali. In estrema sintesi, l’umanità si fonda per larga parte sulla comunicazione.

Scrive Giulio Carlo Argan: «…Toulouse analizza la sensazione come stimolo psicologico, e naturalmente dal livello dell’individuo passa a quello della società perché nulla è “in sé”, tutto è relazione…».

Tutto, nell’opera di Toulouse-Lautrec, è teso ad esaltare questa estesa rete di “energia informativa” che continuamente fluisce tra la realtà e gli esseri umani, e soprattutto da un essere umano all’altro. La realtà, per come ci si presenta ai sensi, è percorsa da una continua corrente di stimoli psicologici, “messaggi”, “pacchetti comunicativi”, che si possono cogliere, studiare attraverso l’artificio pittorico ed estetico in genere, ed eventualmente piegare alla volontà dell’artista per riuscire a “smuovere qualcosa” nell’interiorità dello spettatore. Il discorso risulterà forse più chiaro se si aggiunge che, non a caso, l’opera “Il ballo al Moulin Rouge” venne acquistata quasi subito dal proprietario del famoso ritrovo notturno parigino, per essere esposta nel foyer del locale da poco tempo inaugurato, quasi in forma di antesignano dei moderni cartelloni pubblicitari. 

Non è un caso nemmeno che lo stesso Toulouse-Lautrec sia considerato un fondamentale precursore della moderna pubblicità, perché dedicò parecchi dei suoi sforzi artistici alla creazione di manifesti e volantini, che il pittore reputava meritevoli di attenzione e dignità pari a quelle riservate alle più tradizionali opere su tela. 

L’espressività di Toulouse-Lautrec è rapida, concisa, sintetica, fortemente dinamica. Volendo mettere in parallelo il suo operare artistico, con la dimensione della scrittura, si potrebbe avvalersi della metafora del reportage: Toulouse parla un linguaggio veloce, quasi “giornalistico”, usa frasi incisive, che vanno al sodo, raccontano il mondo con i tratti strettamente necessari. Da una parte, si preoccupa di non lasciarsi sfuggire la profondità delle cose; dall’altra, non concede nulla alla ridondanza che offuscherebbe la freschezza essenziale del messaggio.

Passando all’indagine fisiognomica di oggi, devo dire che si è rivelata alquanto tortuosa e dagli esiti assai bizzarri, come si vedrà. Mentre Kika si è occupata della ballerina, per motivi modaioli, io mi sono concentrato sulla signora di profilo in primo piano. A parte la difficoltà del punto di vista laterale, trovo questo volto molto affascinante. Lo sguardo vagamente socchiuso, a metà fra l’indolente e il sonnolento; le labbra prominenti e un po’ arricciate; il naso ficcante e sottile. Sono tutte componenti somatiche che creano un arcano femmineo di notevole magnetismo.

Ma nonostante questo, non mi veniva in mente nessun somiglianza. La più plausibile che ho trovato, anche se pur sempre assai vaga, è questa:


Si tratta di Jean Simmons, grande diva inglese del cinema, che ha fatto naturalmente fortuna come uno dei volti più belli di Hollywood. 

Vedevo che c’era qualcosa, fra Jean Simmons e la signora del Moulin Rouge, ma era molto lontano, remoto, velato. E non era sufficiente. Così, sono stato colto da una folgorazione un po’ folle, già successa in un'altra indagine di volti famosi. Pur essendo la signora del Moulin Rouge molto femminile, mi ha ricordato un uomo. Eccovi svelata la suprema stranezza:


Non dovrei nemmeno dirvelo, ma si tratta del grande Gregory Peck, che anche solo per aver impersonato l’avvocato Atticus Finch nel fantastico film “Il buio oltre la siepe”, meriterebbe un posto nell’olimpo dei migliori attori di tutti i tempi.

E con questo, credo che per oggi di stramberie ve ne ho rifilate a sufficienza. Ora sono curiosissimo di vedere come Kika ha declinato il tema dei collant arancioni, sulla base del dipinto di Toulouse. Per cui invito tutti a venirlo a scoprire su “Le muse di Kika”.


6 commenti:

Kika ha detto...

Il tuo discorso artistico comr sempre non fa una piega, ma stavolta mi concentrero' sui "sosia" che hai scelto per la signora in rosa. Innanzitutto per farti i complimenti (che covavo da un po') per la tua sconfinata conoscenza del mondo cinenatografico. Io non riuscirei proprio mai a farmi venire in mente certe somiglianze perché i personaggi di cui parli spesso sono delle vere chicche da intenditori! :)
Parlo ovviamente dell'attrice, in questo caso; Gregory Peck lo conosco benissimo (come spero tutti) ed anzi latua originale trovata mi fa doppiamente sorridere perché da sempre trovo che Gregory Peck assomigli a mio marito! (non voglio ultra-lodarlo, si sa che "ogni maritino è bello a moglie sua" :) ma davvero hanno alcuni tratti molto simili). Da oggi gli dirò che oltre a Peck, per proprietà transitiva, ha pure una sosia donna imortalata da niente meno che Toulouse Lautrec :))

Gillipixel ha detto...

@->Kika: eheheheheh :-) grazie, Kika...in realtà non sono quel gran espertone di cinema :-) mi piacciono molto i film in bianco e nero, ma poi non è che ho tanta memoria...però qualche sprazzo mi viene spesso in mente :-) e allora saltano fuori questi personaggi...

Che buffa la cosa di tuo marito Gregory Peck :-) da adesso potrete sorridere su questa somiglianza col quadro di Toulouse :-)

Stavolta sono stato un po' in difficoltà con le somiglianze, ma mi accorgo sempre più che ci sono come dei componenti somatici fondamentali :-) non so come dire, è come un alfabeto fatto di lettere fisiognomiche di base :-) che poi un po' si ripresentano, come succede nel linguaggio vero e proprio...
Quando cerco una somiglianza, provo ad appigliarmi a quelle "lettere", altrimenti a volte non ci salto fuori
:-)

Va beh...è una cosa che non si può spiegare molto bene a parole...bisogna provarla, come quando si guardano le immagini di stereogrammi, capisci come si fa, solo quando ti riesce di vedere il soggetto :-)

Ciao Kika, grazie delle belle sfide artistico-modaiole che sempre mi proponi :-)

Bacini stereo :-)

Kika ha detto...

Mi hai fatto ricordare ora un gioco che facevo da piccola: ritagliavo facce di uomini, donne e bambini dalle riviste e cercavo tra loro delle somiglianze per costruire delle immaginarie famiglie. Disponevo i volti come in un albero genealogico e davo ad ognuno dei nomi, immaginavo il mestiere dei genitori e degli zii,... Gioco strano, eh? Ma so che tu puoi capire il divertimento che procurava ;)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: molto bello il gioco della mini-Kikina :-) che hai ricordato, Kika...
quando si è piccoli la mente trasuda fantasia e immaginazione, non stento a credere che ti divertivi un sacco :-) per me i LEGO erano l'Eden della creazione di mondi :-) ci passavo le giornate e non ero mai stanco di inventare, immaginare, sognare ad occhi aperti :-)

A quell'età, basta un piccolo oggetto di poco valore e si è capaci di costruirci intorno un mondo e delle storie incredibili :-)

Ah...combinazione, oggi! :-) Google avvisa i gentili navigatori che è il 150° della nascita del nostro amico Toulouse Lautrec :-)

Bacini dipinti :-)

Kika ha detto...

Ma guarda che combinazione!
Ps: i Lego, anch'io li adoravo :) Li conservo ancora e quando capita che qualche bimbo è mio ospite glieli do per giocare, ma finisce che mi ci metto anch'io a costruire, è troppo divertente :)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: della mia passione antica per i LEGO, tempo fa ne avevo parlato un po' qui, Kika :-)

http://andarperpensieri.blogspot.it/2009/01/lego.html

ah, sabato mattina ho visto qualche scena di FBI operazione gatto :-) molto gradevole e simpatico...ribadisco la mia impressione: impagabili le facce che faceva il micetto nella sua interpretazione :-)

Bacini federali :-)