L’ernia del disco non sarà mai il mio mestiere…chissà come mai mi viene da iniziare così oggi, vendittizzando a destra e a manca una manciata di ricordi nati sotto il segno dei dolori lombari.
Il mal di schiena è da tanto tempo mio molesto compagno di viaggio. Eppure ci ho messo troppo tempo a capire che me ne dovevo occupare seriamente. Questo per dire che qualche anno fa, mi sono deciso a saperne di più riguardo ad un certo corso di yoga. Su incitamento di una cara amica, già fedele frequentatrice delle lezioni, siamo partiti insieme una bella sera.
Il corso si teneva nella piccola palestra di una scuola media. In un’impeccabile atmosfera da ora di ginnastica alle medie, per l’appunto. Pareti gialline, linoleum verde mar di Brianza, spalliere inchiavardate al muro, cavallina e se non ricordo male, addirittura quadro svedese. Date le condizioni particolari della mia schiena, prima di buttarmi a pesce nella prova degli esercizi proposti, mi sono premurato di chiedere informazioni all’istruttore. Dribblando tra l’altro anche alcuni bonari sfottimenti da parte della mia amica, che mi rimproverava, pur celati sotto altre parole, il reato di lesa virilità e di manifesta indecisione nel fare le cose.
Il bravo istruttore si rivelò persona gentile e disponibile. Mi spiegò che avevo fatto proprio bene a consultarmi prima con lui. Contento della risposta, mi sentivo già molto più Yoga e meno Yoghi di quanto non pensassi. Non era detto che gli esercizi proposti nella lezione fossero indicati per me. Era preferibile, mi disse, una serie di sedute personalizzate, che infatti mi premurai di seguire nelle settimane successive, con risultati anche soddisfacenti.
Ma dato che ero lì, e per tornare a casa dovevo ad ogni modo aspettare la mia amica, mi misi buono in un angoletto a vedere di cosa si trattasse. A parte l’istruttore e me, erano tutte donne. Giovani signore o ragazze anche, una trentina in tutto. Nell’inusitata circostanza, dapprima mi balenarono alla mente sprazzi confusi di goliardiche reminiscenze scollacciate ed echi di titoli filmici di infimo tenore, tipo “Il ripetente fa l’occhietto a tutta la classe” oppure “La professoressa di ginnastica sveste il suo corpo docente”.
Ma lentamente quelle sgangherate immagini vennero spazzate via. Il maestro lavorava con sotto una musichetta d’ambiente molto rilassata, impartendo pacate istruzioni ad ogni nuovo esercizio. Tra un’indicazione e l’altra, raccomandava di continuo di prestare attenzione al respiro, lasciando fluire la mente il più possibile. Il clima si faceva sempre più disteso e io assorbivo di riflesso qualche ondata di relax, anche solo stando nel mio punto di osservazione, semi-sdraiato su una pila di materassini intrisi di ore e ore di gioiosa riottosità prepuberale distillata.
Piano piano per tutto l’ambiente della piccola palestra si diffuse un’aura di energia buona. Alla gentilezza decisa del maestro, faceva eco la concentrazione delle signore, che eseguivano con diligenza tutte le movenze indicate. Il loro silenzio non suonava casuale, ma sembrava fatto apposta per lasciar parlare i corpi. Per non interferire con le parole parlate dalle ginocchia che si flettevano, dalle braccia che s’innalzavano, dai glutei che si tendevano, dalle cosce rese toniche con stiramenti e tensioni.
Me ne stavo nel mio cantuccio, a filtrare con gli occhi e il resto dei sensi quella delizia femminile sparsa copiosa nell’aria, quando l’orchestrazione generale del tutto si addentrò nel culmine della sinfonia. L’accordo di lunghezza d'onda fra maestro e allieve stava toccando i suoi picchi più armoniosi. Ad un bel momento, tutte vennero invitate a distendersi a terra, sul loro stuoino. Le luci si abbassarono un po’, la musica si fece sempre più suadente. Si trattava di chiamare in causa gli addominali. Il maestro invitò la sua orchestra a sollevare in alternanza una gamba e poi l’altra, concentrando la forza sui muscoli del ventre e stringendo dentro, come quando, parole testuali, si deve trattenere la pipì.
Seguì una manciata di lunghi secondi di silenzio ancora più denso, durante i quali le allieve eseguivano scrupolosamente il compito. Il tempo si sospese per lunghi attimi. Nello spazio dello stanzone era sparsa tutta una bella vibrazione di donna, come scaturita dai tasti di pianoforte in cui si era tramutata quella distesa di gambe risalenti e discendenti in sincrono accordo. Nella trascuratezza del pensare, toccava solo alla dolcezza dei ventri intonare una melodia armonica bassa e continua in sintonia con la penombra creata. Il pensiero tutto condensato in quel coro di pance femminili, che in quegli istanti mi raffiguravo come rarefatti mantici di delicatezza estrema, tutti presi ad emanare il loro canto gentile nato dalla molle profondità del mistero fisico interiore, per affiorare alla saldezza muscolare della superficie epidermica.
Mi ci vollero poi parecchi minuti per riemergere allo scorrere del tempo, al seguito di quella singolare estraniazione. Anche dopo, tornando in macchina con la mia amica, e poi di nuovo a casa, ripensando a quei momenti, mi rimase ancora a lungo dentro il sapore di una preziosità respirata, di una privilegiata prospettiva sull’enigma femminile, col quale, per puro caso, mi era toccato di potermi mettere in risonanza. Il dono estemporaneo di aver potuto respirare, per qualche lampo di tempo, in armonia col respiro ampio e disteso dell’essere.
4 commenti:
Carissimo Gilli, come vedi ogni tanto torno a trovarti.
Sai, anch'io ho fatto esperienza di yoga naufragata dopo appena 2 sedute perché lo Yoghi che è in me faceva fatica a stare fermo e concentrato. Le mie ginocchia poi si rifiutavano di stare a lungo piegate e schiacciate dal peso del mio corpo ed il dolore stuzzicava a tal punto quello Yoghi che simpaticamente e silenziosamente me la sono filata.
In questo periodo non riesco a portare avanti nessun impegno anzi se potessi fuggirei in un eremo col mio ipaddino a giocare col computer a burraco.
Bacini pigrissimi!!!
@->Marisa: ciao Mari, ben ritrovata :-) mi fa piacere ogni volta che passi, sei sempre la benvenuta...
Guarda, in quanto a pigrizia, con me sfondi un materasso già ben collaudato :-) lo dico facendo anche un po' di autocritica, forse sono "un filino" troppo pigro :-) però, invece che con l'ipad, io mi ritirerei in un eremo munito di una biblioteca di un milione di libri :-) lì ci starei benissimo :-)
Un po' di Yoghi misto allo Yoga credo non guasti mai :-) alla fine quel corso non lo seguii, ma mi aprì la strada a trattare un po' la mia schiena trascurata, e nell'economia globale incalcolata degli equilibri esistenziali personali, questo fu un bene :-)
Ciao Mari, grazie del commento, passa ancora, è sempre bello risentirti...
Bacini eremiti :-)
Mi sono commossa!
Tu sei un uomo che ama le donne , Gilli, e si sente..:)))ce ne sono tanti della vostra razza, per fortuna. Riuscite ad amarci malgrado la nostra lagnosita', le insicurezze, le pance che ci dominano..si potrebbe dire anche degli uomini! (Che infatti adoro).
Lo yoga dona molto benessere, direi piacere...se si supera il dolore iniziale.
Come la vita...eh gia'!
Bellissimo post.
Baci dharmici...;)
@->Vale: grazie, Vale :-) ecco, sì, io le amo...non sono tanto sicuro poi se loro amano me, ma questo è un altro discorso :-)
A parte gli scherzi, non lo so...certo mi piace prestare ascolto a tutti i fenomeni belli dell'esistenza, e fra questi le donne hanno di certo un posto privilegiato...ma il discorso è più complesso, detto così sembra che sono un osservatore di una specie rara :-)
Insomma, non so come dire, ma ti ringrazio tanto per aver condiviso le emozioni che ho cercato di raccontare :-)
Bacini felini & bagigi :-)
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