"Un pensiero ogni qualche giorno"
6 - "Libere libbre di libri si librano"
Nella vita non ho mai costruito niente di più importante e solido delle pile di libri che torreggiano sul mio comodino. Datemi pure dell'inconcludente. Ditemi abulico e, sul versante esistenziale, parecchio inconsistente. Ma non potrete mai trovar nulla da ridire sulle mie belle pile.
Si ergono fiere della loro precarietà, come grattaceli culturali "indefinitamente mai" troppo elevati. Invece di armature in ferro, scorre nel loro interno uno scheletro chilometrico, ingabbiato e silentemente sagomato, di parole scritte, che si dipanano attraverso le pagine, riagganciandosi poi idealmente fra loro, traforando copertine e prefazioni, in un lungo, ininterrotto dialogo inter-romanzesco, saggistico e poetico.
Rassicurano e mettono ansia al tempo stesso. La fragilità e la mutevolezza sono lo scopo della loro struttura. La Morante forgia fraseggi insieme a Gadda, Hemingway offre un drink a Fitzgerald, Sciascia si attarda a far due chiacchiere morali con Tex Willer, mentre le Sturmtruppen e Galimberti discettano di Hegel.
Palazzi di libri dalle geometrie ribelli, variabilità rettangolari ascendenti, fervide balconate che aggettano ad ogni innalzarsi di volume, bovindi squadrati, dai quali si affacciano titoli e autori scritti sulle coste, come pigionanti curiosi di sbirciare cosa sta succedendo di sotto.
Universi, dentro a universi, infilati in riverberi infiniti di palcoscenici, a loro volta affacciati a specchio su scenari in continua trasformazione multi-cangiante, scaturiscono allora muti da quel piccolo giardinetto di fusti di carta ammonticchiata.
Sono architetture di fini diciture, un ordito orgiastico meditativo di tessiture urbanistico-grafiche protese in altezza. E quando spengo la luce per addormentarmi, il brulichio di parole senza suono si mette in fermento, facendo da sfondo al sonno. Il lavorio incalcolabile di tutti quei pensieri, contenuti nelle pagine come inquilini ospiti di altrettante stanze, prende a macinare le praterie post-significatrici dell'aria nella stanza, con incognito e impercettibile ribollire.
Perché tutto si potrà dire di me, ma non che sono uno che non sa tirar su belle pile di libri sopra il comodino.
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