Un pensiero ogni qualche giorno"
10 - "Scrittura, plurale, femminile"
Certi giorni, ho come l'impressione di aver smarrito la grazia narrativa. Non trovo più il mio "genius scribendi", quel guizzo situato a metà fra il fisico e l'incorporeo, nel quale a mio avviso si cela la molla capace di innescare la buona scrittura.
È difficile capire le dinamiche di un simile meccanismo. Per fortuna, viene da aggiungere. Perché diversamente, la scrittura non sarebbe la strepitosa magia che invece in realtà è.
Quello che saprei dire in merito, sono soltanto impressioni molto evanescenti.
Uno scritto riuscito poco bene, mi nasce maschio. Quando invece le parole affiorano naturali, spontanee, senza bisogno di evocarle troppo, talmente tanto sono "subito lì", quasi già sbocciate per una volontà propria interiore...beh, in quei casi le parole mi escono dalle dita decisamente femmine.
La differenza la noto sia nell'atto dello scrivere, ma anche parecchio nel rileggere. Nel caso di uno scritto venuto male, o così così, mi sento come di fronte a un uomo col quale ho appena avuto un certo dialogo, magari anche interessante, ma che mi ha lasciato dentro un senso monodimensionale, di piattezza.
A riguardare uno scritto venuto bene invece, mi sembra di rimirare una donna di gran fascino, la quale, fra le tante sue caratteristiche belle, reca con sé un'impressione molto appagante di pluralità.
La bella scrittura si sprigiona dal gioco del sedurre e del lasciarsi sedurre dalle parole. Si corteggiano i pensieri, si solleticano le immagini, ci si danno pizzicotti vicendevoli con le metafore, si scambiano baci molto intensi con la forma, il ritmo, la musica delle frasi.
Queste considerazioni sarebbero però parziali, se non precisassi un aspetto importante. Il bello scritto, credo nasca femmina, sia provenendo dalle mani di un uomo, sia da quelle di una donna. Indipendentemente dalla specificazione sessuale che la sorte ha assegnato a ciascuno in termini esistenziali spiccioli, lo scrivere rimane sempre atto di fusione con l'universale femminile.
La scrittura è un lasciarsi accogliere, è tensione verso una completezza. E queste cose si possono rintracciare solamente ponendo se stessi contro uno sfondo femminile del reale, del mondo, dell'essere tutto. La scrittura ci contiene, ci riceve, ci ingloba in sé: solo così può essere buona.
2 commenti:
C'era una volta una tipa che mi ha seguito un po' sul blog, poi un giorno mi ha detto "pensavo fossi un uomo" e non s'è fatta più viva!
Le tue considerazioni, che condivido in pieno, mi dicono che forse dovrei considerare anche altro (a parte l'ovvio!)
@->CirINCIAMPAI: la scrittura ha di bello che ti consente una auto-traslazione di identità, in un certo senso :-) questo dà una sensazione molto intensa di libertà, che difficilmente si può trovare in altre dimensioni...grazie Cincia :-)
Bacino identitari :-)
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