venerdì 25 gennaio 2019

Aperimondo


Fra le famigerate parole di derivazione para-milanesoide, che si sono imposte alla moda “straparlatoria” dei poco luminosi ultimi tempi, una delle più roboanti per vacuità esistenziale è sicuramente “apericena”.

Dovrebbe trattarsi di una sorta di cena direttamente fusa all’atto di prendere l'aperitivo, ma di fatto, se poi la situazione riflette la miseria della parola, c'è poco da stare allegri (parlo ovviamente da un punto di vista linguistico puro, che poi magari in realtà ci si diverte, e anche parecchio…).

Per ritrovare una parola altrettanto sconfortante, rimanendo sempre nel capitolo dei convegni per piacere “mangiatorio” e bevereccio, bisogna andare indietro alla fatidica “bicchierata” così in voga qualche anno fa.

Che a uno, ogni volta, “gli” veniva da chiedersi: sì, va beh, bicchierata, ma nei denti di chi?

Vedo in ogni caso che la tendenza a piazzare il prefisso “aperi-ecc.” davanti alle espressioni più improbabili, tende a diffondersi in modo preoccupante.

Ispirandomi allora a un detto di Fabrizio De André, secondo il quale l'anarchia non consiste nel vivere senza regole, bensì nel crearsi proprie regole prima che gli altri ti impongano le loro, ho deciso di fabbricarmi i miei “aperi-qualcosa” prediletti, prima che me ne cada addosso una pioggia non desiderata.

Apriamo dunque in grande stile col lussureggiante e altolocato “aperirogito”: vai dal notaio per una qualche pratica dalla durata intergenerazionale, non ti sembra giusto pretendere qualche stuzzichino e due olive nell’attesa?

Dopo il dovere, ecco pronto il piacere. Nessuno potrà così mancare alla “aperiorgia”, simpatica riunione collettiva di erotismo applicato, situazione ideale per sorseggiare un drink tra una fatica amatoria di gruppo e l'altra, per di più che una schiena comoda sopra cui posare il bicchiere di Martini, la trovi sempre.

Ogni locale pubblico non potrà più essere privo di “apericesso”, perché va bene che certe esigenze fisiologiche ci affratellano tutti nella nostra condizione umana più basilare, ma non sarebbe carino ingentilire almeno un po' questa dura consapevolezza con qualche salatino e mini-pizzette?

Nulla ci vieta, volendo, di pensare anche a ipotetici incontri, o addirittura interi campionati, di “aperi-calcio”: tanto ormai vince sempre la Juventus, avranno diritto o no, i giocatori e i tifosi avversari, di consolarsi e distrarsi con un mojito ogni tanto?

Da qui in avanti poi, l'invasione degli “ultra-aperi-qualcosa” non avrà più limiti di fronte a sé.
Gli “aperi-alunni” frequenteranno le “aperi-scuole”, e nelle “aperi-aule” seguiranno le “aperi-lezioni” tenute dagli “aperi-prof”.

Sostenendo un “aperi-esame”, conseguiranno un “aperi-diploma”, troveranno un “aperi-lavoro”, sposeranno una “aperi-moglie” o un “aperi-marito”, e vivranno tutti “aperi-felici” e “aperi-contenti”.

Nessun commento: