giovedì 28 febbraio 2019

In riva alle parole


Adesso che il Grande Fiume si prepara a indossare di nuovo il cappottino primaverile…sulle sue falde vellutate, scritte da salici amanuensi con le dita spoglie nel vento, e fra le tasche di pioppi, crespe di ramaglie ancora nude…si tornano a vedere capannelli di ex-giovanotti seduti a raccontarsi le loro pensionistiche memorie.

Reputo il fiume un “moltiplicatore di riti”, per cui son quasi certo che ciascuna piccola abitudine popolare di un paese, si rifletta più o meno uguale in tutti gli altri paesi affacciati sulla corrente.

È un gioco di specchi dei modi di fare quotidiani.

A ogni ansito d’ansa, a ogni nautica un minimo accogliente, a ogni natica fluviale formata dal capriccio delle pendenze idrauliche, ecco “accadere” puntuale e regolare, come la malinconia dell’una e dodici del pomeriggio, una ridotta compagnia di chiacchieratori anziani.

Parlano perlopiù con le voci rivolte alla sponda, non hanno tanto bisogno di guardarsi in faccia, le loro parole le dicono in buona parte all'acqua in movimento.

Sono fatti che valgono vite intere, a venir tirati in ballo.

Notti di turni in fabbrica…quella volta, sotto una volta soltanto di stelle, con la Palmira dietro un macchione…una razzia di ciliegioni finita con un bagno nella lanca…e com’erano buono i salumi di una tempo…le migliaia di ore trascorse in compagnia dell’aratro attaccato al trattore…e come cantavamo da giovani nelle osterie…

Con questa farina di parole s’infornano le pagnotte di racconti dei vecchi in riva al fiume.

E l'acqua, ce la mette l'umido che porta a valle.

E il lievito, le folate di brezza, ancora attardata a soffiare sulla coda all’inverno dalle erbe ingiallite.

Così le storie raccontate dai vecchi, si involano placide nel canale, e le parole di cui sono fatte si incontrano strada facendo.

Uno spizzico di racconto partito da una nautica, rimane incagliato più avanti, nel seguito di una storia pronunciata cento chilometri in là.

Il particolare di un fatto buffo si smarrisce dal resto della trama, e finisce per infilarsi in un episodio diverso, creando un racconto composito, alla fine nato dietro il riparo creativo di mille pioppi…

In questo modo, il fiato del fiume nel suo corso verso il mare si intepidisce di cento storie mescolate come un gran mazzo di carte, ognuna calata che era una briscola, ma rialzata a riva con la bizzarria di un inedito scartino.

E con la Palmira allora si mangiò pane e salame in fabbrica…i ciliegioni li regalavamo alla miglior voce intonata della compagnia…mentre nella lanca, calando il bilancino, venne a galla, non si sa in virtù di quale balla portentosa, un aratro intero…

Di questo s’impasta, l’aria del fiume, nel suo correre a valle. Del miscuglio di poesia delle storie dei vecchi, che da mille piccole ch’eran nate, una grande e unica ne sfociano, tra la salsedine e le spiagge…

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