domenica 24 febbraio 2019

Soffi di nulla


Respirare è il passatempo più praticato al mondo.
Smettendone la pratica infatti, smette anche di passare il tempo.
Potrebbe sembrare una battuta, ma mi sento in ogni caso di dare un avviso: non provateci a casa per verificare se è vero.
I respiri si muovono sia accarezzando un’andata, sia assecondando un ritorno. Occorre munirsi di biglietto per entrambe le tratte.
I respiri sono invisibili, eppure hanno anche mille forme e colori.
Il respiro di un’innamorata è color cielo di Provenza, alle 13 e 22 di una giornata d’inizio estate.
Il respiro di un innamorato è color rosa pantera, mentre fuori sta passando la corriera.
Quando questi due tipi di respiro hanno la buona sorte di potersi unire, mescolandosi, diventano color pigiatura d’aurore marine, in un aroma di salsedini frenetiche diffuso tutto in giro.
Il respiro, quando si veste con l’abito per le cerimonie ufficiali, diventa sospiro.
I sospiri di un matematico che si danna per dimostrare un teorema sono quadrati alla radice, ma poi volano alti e asintotici per x tendente a più infinito.
I sospiri di due amanti incagliati fra le umide secche della passione colorano l’aria di odori insospettabili, che fanno crescere un prato fra steli di fiato, su cui si adagia con mollezza la vasta schiena dei loro desideri.
Dietro al respiro si nasconde un piacevole inganno.
Sembra che l’intero lavoro lo facciano la bocca o il naso. Ma in realtà tutto è nascostamente azionato sotto la direzione invisibile di un muscolo discreto, il diaframma.
Il diaframma è un tizio che ha continuamente a che fare col cuore e con la pancia, passa dall'uno all’altra centinaia di volte al giorno, quindi è il massimo esperto di emozioni e sentimenti che possiate incontrate sulla piazza.
Il diaframma è un muscolo che si muove senza evidenza: nessuno meglio di lui poteva trattare con un materiale così leggero come il respiro.
Il respiro, quando si sente importante, sale a cavallo delle sillabe e dei suoni, così, lungo i propri soffi, trascina catene di parole, o note, o canzoni.
Il respiro, che è sempre ottimo modello di costanza, regolarità, discrezione, levità, elevazione, puntualità, senso del dovere e fedeltà alla freschezza, ha una rozza cugina confusionaria, inopportuna, asfittica, maldestramente saltuaria, retrograda frequentatrice di oscuri bassifondi.
Dato che si presenta sempre cominciando per “sc” e terminando in “eggia”, il respiro ormai la disconosce in pieno, e ci tiene da matti a non mescolarsi assolutamente con lei.

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