venerdì 1 maggio 2009

Rural graffiti


Ritrovandomi a crescere campagnolo sull'ultimo scorcio del XX secolo, ho avuto modo di poter osservare un fenomeno curioso: l'imbastardimento rurale delle mode cittadine.
Dire "mode" e aggiungere "cittadine" risulta alquanto pleonastico, lo so.
Ma se è vero (come è vero) che in pratica tutte le mode nascono in ambiente urbano, è altrettanto vero che la contaminazione ricevuta da queste quando trapelano lentamente verso i "confini dell'impero", dà vita a fenomeni che si possono considerare del tutto nuovi e soprattutto si possono osservare solamente "godendo" (si fa per dire) di un punto di vista campagnolo.
Solo pochi decenni addietro, la cosa andava avanti ancora come da abitudine secolare: città e campagna era socialmente e culturalmente distinte con demarcazione ben più netta.
Ma con la modernità, sulla cui scia grosso modo la mia infanzia si è accodata, lo scambio di comunicazione fra centri e provincie si è fatto più diretto e rapido, ed i costumi si sono mescolati con maggiore facilità.

Fra i mix urbano-campagnoleschi più divertenti che io ricordi c'è sicuramente il «punk paesano». A ripensarci, è molto buffo domandarsi quale fascino potessero ritrovare in un movimento radicalmente metropolitano come quello del punk, dei ragazzini (o poco più che bambini) molto più familiarmente in sintonia con l'odore delle stalle nell'aria di quanto non lo fossero con la puzza dello smog.
E per rendere ancor più candido il ricordo di questa mescolanza culturale a dir poco singolare, c'è da dire che la nostra fascinazione non si abbeverava nemmeno alla fonte diretta dei Sex Pistols oppure dei Ramones, ma molto spesso passava per il cammino traverso già ben bene provincializzato da Anna Oxa.
La massima manifestazione punk alla quale assistetti in prima persona da bambino, fu vedere un mio amico, mentre eravamo al corso di pattinaggio, che sfilava sulla pista "calzando" una spilla da balia alla guancia. Naturalmente, con saggezza secolare tutta contadina, non l'aveva infilata per davvero, ma solo appoggiata, con effetto tuttavia molto realistico.
Mi viene da sorridere pensando che sicuramente, appena rincasato, avrà dovuto togliere in tutta fretta la spilla per potersi gustare a merenda un bel panino col salame preparato dalla mamma (ma forse, per non tradire fino in fondo la sua allora fiorente anima punk, di nascosto dall'oppressione genitoriale si sarà di seguito ingollatto un sorso di Lambrusco direttamente a collo dalla bottiglia).

Una delle più recenti e curiose espressioni che ho visto nascere di questa tendenza modaiola bucolic-urbana, è quella dell'«agri-writer», o «graffitaro rurale» che dir si voglia.
Ci sono dei ragazzini con una certa abilità per il disegno che per dare sfogo alla loro cretività prendono di mira i muri di vecchi casolari agricoli abbandonati e dipersi in mezzo ai campi.
Riflettendo un po' sul fenomeno, mi sono reso conto di come, passando attraverso il vaglio socio-ambientale campagnolo, esso abbia assunto sfumature ben più nobili ed eroiche di quante non fossero contenute nella sua originale versione urbana.
Son capaci tutti di andare a sbombolettare lungo una trafficatissima arteria cittadina, dove le proprie opere saranno osservate da migliaia di automobilisti in transito.
Ci vuole invece tanta più passione creativa, e fuoco artistico da vendere nelle vene, per essere disposti ad andare ad istoriare pareti diroccate in mezzo al nulla agreste, dove si sa che il massimo dell'audience sarà composto da 3 pescatori in bici, 2 fagiani e 6 leprotti che passano in tutta fretta inseguiti da 4 cacciatori distratti.
L'«agri-writer» è un eroe dei nostri tempi dunque, uno dei tanti buffi prodotti socio-culturali che ho visto fiorire in questa terra di confine e di contaminazione fra due visioni del mondo così lontane e così vicine.




2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

va anche detto che l'agri-writer, non ha nulla da invidiare al metropolitano fratello in termini di qualità atistica, inoltre è da notare,com'egli adegui i soggetti, con artistica perizia, al luogo :-)

Gillipixel ha detto...

ehehhehe...vero, Farly, il funghetto fa molto "agri" :-) e sono quei bozzetti verdi che forse alludono allo straniamento psico-dinamico dell'abitante rurale? :-)
Mah... :-)
unbers: vorrà dire "un orso" :-)