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Chi non vorrebbe avere certezze assolute nella vita?
Chi non vorrebbe vedere il nero ed il bianco nettamente stagliati l'uno di fianco all'altro, il bene ed il male chiaramente distinti senza ombra di dubbio alcuno?
Tipo: il campionato di calcio è truccato da almeno 30 anni, con la connivenza di tutti i protagonisti, è certo, è sicuro, è provato.
Bene, uno lo sa e si regola: senza remore di sorta, sbatte Moggi in gattabuia e fa fondere la chiave all’Ilva di Taranto, spedisce tutti i giocatori a fare i turni di notte vita natural durante all’Ilva medesima e fa ricominciare tutto da capo partendo con nuove squadre di Pulcini come massima divisione nazionale.
Ma nella vita, si sa, le cose non funzionano quasi mai così.
Salta fuori magari che Moggi ha avuto un'infanzia difficile, è cresciuto in una famiglia che aveva in odio lo sport, era costretto a sentire di nascosto sprazzi di Tutto il calcio minuto per minuto al telefono grazie alla complicità di un suo cuginetto, nascondeva l'album del campionato delle figurine Panini dentro la sua raccolta completa di Lando.
Salta fuori magari che molti giocatori erano inconsapevoli, altri sapevano ma erano costretti dalle circostanze ad accettare l'andazzo generale, altri ancora lo subivano come un mezzo ricatto, altri erano incapaci di intendere e di volere, ma solo di calciare.
Insomma, ecco che la netta separazione fra bene e male si è già andata a far benedire. E questa menata, lo sapete anche voi, si ripete un po’ uguale in tutti gli ambiti della vita.
Tutti tranne uno: il mondo di Tex Willer.
Nelle avventure di Tex si sa esattamente dove finisce il bene e dove comincia il male e non ci sono sfumature sociologiche che tengano.
Ogni sistema filosofico, per quanto giri intorno a se stesso, alla fine si ritrova intorcinato nel paradosso di una visione del mondo labirintica.
La visione del mondo di Tex no: lei corre dritta e spedita come uno cavallo d’acciaio lungo la sua strada ferrata. Di qua ci stanno i buoni; di là i cattivi. E chi osa mettersi sui binari per fare il salto della quaglia dalla parte dei malvagi, viene spianato dal locomotivone sbuffa-giustizia di Aquila della Notte (così è chiamato Tex quando veste i panni del saggissimo capo bianco dei suoi fedeli Navajos).
Tex avrà fatto fuori forse un ottantacinquemila - ottantaseimila persone, tagliagole più, razziatore meno. Ma ciascuno di loro meritava senza ombra di dubbio di crepare.
Innanzitutto, dal primo all’ultimo, erano assolutamente e certissimamente dei bastardi matricolati al 100%. Nessun sceriffo l’ha poi mai fatto, ma se si fosse rovistato nel passato di ogni delinquente accoppato da Tex, sarebbe emerso che senza eccezione alcuna ognuno di loro aveva avuto un’infanzia stupenda. Genitori eccellenti ed amorevoli, iscrizione nelle migliori scuole dell’Unione, sorelle e fratelli premurosi, veri e propri esempi di rettitudine e di dirittura morale.
Nonostante questo, loro, niente, cocciuti come i muli: scientemente e ben consapevoli del male che facevano, avevano optato chi per il racket delle meredine, chi per investire la paghetta della nonna nelle scommesse legate alle corse clandestine degli orsetti lavatori, chi per interminabili partite sui panni verdi del bigliardo del bordello del paese, dove, dopo aver ripetutamente marinato la scuola, si erano messi in affari con la tenutaria, fornendo sotto banco cancelleria rubata ai bidelli, da usarsi per tenere aggiornati i libri contabili della meretricevole azienda.
Tex poi ti accoppa solo se non ne può fare a meno, e mai senza averti fornito prima tutte le prove d’appello possibili. Subito ti intima di tenere abbassata l’artiglieria. Se insisti, ti spara, sempre e solo dopo che hai estratto tu, badando bene a disarmarti con un preciso colpo alla mano. Se riesce ti toglie proprio la pistola di pugno, e te la cavi col polso indolenzito. Nel peggiore dei casi ti sacrifica un paio di falangi.
Ti ostini ancora con mossa da fetente, cercando di raccogliere la Colt con la mano scampata, per fregare alla vigliacca il Texone nazionale? A questo punto te la sei voluta tu, e una bella palla nel petto non te la leva nessuno…e che minchia, sei proprio de’ coccio!!!
Fra le altre certezze granitiche garantite da Tex, c’è che quando lui e Kit Carson irrompono in un saloon sventagliando all’unisono le porte, magari dopo essersi sbarbati 120 miglia nel deserto del Mojave, con 50 gradi all’ombra del solo cactus incontrato ed alle calcagna una banda indemoniata di Mescaleros, cascasse il mondo loro ordinano una bistecca alta tre dita sepolta da una montagna di patatine fritte, il tutto innaffiato da un boccale di birra ghiacciata. Perché la congestione gli fa un baffo, a Tex, e con l’acqua ci si lava solo i piedi, tanto è vero che alla fine ci beve sopra anche un bourbon doppio.
Un altro dogma del Texismo recita che Tex non lo freghi mai in un agguato.
Bisogna anche mettersi nei panni del povero bounty killer ordinario o dello svuota-cartucce di mezza tacca: la pistola di Tex è la più veloce del West e se si vuole avere una minima speranza con lui, ci si deve buttare sulla codardia.
Ma ad aspettarlo di giorno dietro le rocce in cima a un dirupo, lui subito si accorge di un riflesso di sole sulla canna del fucile. Se confidando nell’ombra delle fresche frasche, si tenta di fargli la festa sul limitar di un boschetto, Tex sente lo scricchiolio di un rametto sotto i piedi del sicario.
Per non lasciare nulla d’intentato, l’ammazza-cristiani coscienzioso prova allora a sorprendere il rangerone in notturna, ma niente da fare, Tex mangia la foglia alla grande, capendo tutto dal nervosismo di una civetta di passaggio.
In ogni caso, Tex si butta a terra, schiva per un pelo le pallottole del bruto facendosi ombra sotto una tettoia di “zing!!!”, e rende la pariglia al cattivone spiccandolo da dietro le rocce, dalle quali il malnato aveva incautamente esposto poco più di mezzo mm. quadrato di cute.
A questi grandi postulati Texiani, si accodano poi alcuni corollari.
Se per motivi di servizio Tex, Carson, Kit e Tiger non possono fare altrimenti che sfasciare tutto l’arredo di un saloon in un’epica scazzottata, il barman può starsene a guardare la scena da dietro il bancone con il sorriso sulle labbra, come se stesse visitando il reparto mobili del “Mercatone Uno”: infatti il bravo mescitore di torcibudella sa perfettamente che il portafogli di Tex è sempre pieno di dollari come un uovo sodo ed occasione più ghiotta per fare un ottimo restyling al locale non la poteva trovare, perché alla fine Tex ripagherà i danni fino all’ultima vite, più un giro di whisky per tutti.
Insomma, il Texismo-Carsonismo è forse l’unica verità assoluta rimasta in piedi dopo il crollo di tutti i muri ed i solai ideologici vari. Così, quando voglio pascermi di dubbi, non ho che l’imbarazzo della scelta, districandomi tra Adorno, Jung, Hillman, Kundera, Philip Roth, Rilke, Bhagavadgīta e Rovine di Kasch assortite.
Ma se ho bisogno di certezze e solidità, il nome del mio pensatore di riferimento è uno solo: Tex Willer.
Chi non vorrebbe vedere il nero ed il bianco nettamente stagliati l'uno di fianco all'altro, il bene ed il male chiaramente distinti senza ombra di dubbio alcuno?
Tipo: il campionato di calcio è truccato da almeno 30 anni, con la connivenza di tutti i protagonisti, è certo, è sicuro, è provato.
Bene, uno lo sa e si regola: senza remore di sorta, sbatte Moggi in gattabuia e fa fondere la chiave all’Ilva di Taranto, spedisce tutti i giocatori a fare i turni di notte vita natural durante all’Ilva medesima e fa ricominciare tutto da capo partendo con nuove squadre di Pulcini come massima divisione nazionale.
Ma nella vita, si sa, le cose non funzionano quasi mai così.
Salta fuori magari che Moggi ha avuto un'infanzia difficile, è cresciuto in una famiglia che aveva in odio lo sport, era costretto a sentire di nascosto sprazzi di Tutto il calcio minuto per minuto al telefono grazie alla complicità di un suo cuginetto, nascondeva l'album del campionato delle figurine Panini dentro la sua raccolta completa di Lando.
Salta fuori magari che molti giocatori erano inconsapevoli, altri sapevano ma erano costretti dalle circostanze ad accettare l'andazzo generale, altri ancora lo subivano come un mezzo ricatto, altri erano incapaci di intendere e di volere, ma solo di calciare.
Insomma, ecco che la netta separazione fra bene e male si è già andata a far benedire. E questa menata, lo sapete anche voi, si ripete un po’ uguale in tutti gli ambiti della vita.
Tutti tranne uno: il mondo di Tex Willer.
Nelle avventure di Tex si sa esattamente dove finisce il bene e dove comincia il male e non ci sono sfumature sociologiche che tengano.
Ogni sistema filosofico, per quanto giri intorno a se stesso, alla fine si ritrova intorcinato nel paradosso di una visione del mondo labirintica.
La visione del mondo di Tex no: lei corre dritta e spedita come uno cavallo d’acciaio lungo la sua strada ferrata. Di qua ci stanno i buoni; di là i cattivi. E chi osa mettersi sui binari per fare il salto della quaglia dalla parte dei malvagi, viene spianato dal locomotivone sbuffa-giustizia di Aquila della Notte (così è chiamato Tex quando veste i panni del saggissimo capo bianco dei suoi fedeli Navajos).
Tex avrà fatto fuori forse un ottantacinquemila - ottantaseimila persone, tagliagole più, razziatore meno. Ma ciascuno di loro meritava senza ombra di dubbio di crepare.
Innanzitutto, dal primo all’ultimo, erano assolutamente e certissimamente dei bastardi matricolati al 100%. Nessun sceriffo l’ha poi mai fatto, ma se si fosse rovistato nel passato di ogni delinquente accoppato da Tex, sarebbe emerso che senza eccezione alcuna ognuno di loro aveva avuto un’infanzia stupenda. Genitori eccellenti ed amorevoli, iscrizione nelle migliori scuole dell’Unione, sorelle e fratelli premurosi, veri e propri esempi di rettitudine e di dirittura morale.
Nonostante questo, loro, niente, cocciuti come i muli: scientemente e ben consapevoli del male che facevano, avevano optato chi per il racket delle meredine, chi per investire la paghetta della nonna nelle scommesse legate alle corse clandestine degli orsetti lavatori, chi per interminabili partite sui panni verdi del bigliardo del bordello del paese, dove, dopo aver ripetutamente marinato la scuola, si erano messi in affari con la tenutaria, fornendo sotto banco cancelleria rubata ai bidelli, da usarsi per tenere aggiornati i libri contabili della meretricevole azienda.
Tex poi ti accoppa solo se non ne può fare a meno, e mai senza averti fornito prima tutte le prove d’appello possibili. Subito ti intima di tenere abbassata l’artiglieria. Se insisti, ti spara, sempre e solo dopo che hai estratto tu, badando bene a disarmarti con un preciso colpo alla mano. Se riesce ti toglie proprio la pistola di pugno, e te la cavi col polso indolenzito. Nel peggiore dei casi ti sacrifica un paio di falangi.
Ti ostini ancora con mossa da fetente, cercando di raccogliere la Colt con la mano scampata, per fregare alla vigliacca il Texone nazionale? A questo punto te la sei voluta tu, e una bella palla nel petto non te la leva nessuno…e che minchia, sei proprio de’ coccio!!!
Fra le altre certezze granitiche garantite da Tex, c’è che quando lui e Kit Carson irrompono in un saloon sventagliando all’unisono le porte, magari dopo essersi sbarbati 120 miglia nel deserto del Mojave, con 50 gradi all’ombra del solo cactus incontrato ed alle calcagna una banda indemoniata di Mescaleros, cascasse il mondo loro ordinano una bistecca alta tre dita sepolta da una montagna di patatine fritte, il tutto innaffiato da un boccale di birra ghiacciata. Perché la congestione gli fa un baffo, a Tex, e con l’acqua ci si lava solo i piedi, tanto è vero che alla fine ci beve sopra anche un bourbon doppio.
Un altro dogma del Texismo recita che Tex non lo freghi mai in un agguato.
Bisogna anche mettersi nei panni del povero bounty killer ordinario o dello svuota-cartucce di mezza tacca: la pistola di Tex è la più veloce del West e se si vuole avere una minima speranza con lui, ci si deve buttare sulla codardia.
Ma ad aspettarlo di giorno dietro le rocce in cima a un dirupo, lui subito si accorge di un riflesso di sole sulla canna del fucile. Se confidando nell’ombra delle fresche frasche, si tenta di fargli la festa sul limitar di un boschetto, Tex sente lo scricchiolio di un rametto sotto i piedi del sicario.
Per non lasciare nulla d’intentato, l’ammazza-cristiani coscienzioso prova allora a sorprendere il rangerone in notturna, ma niente da fare, Tex mangia la foglia alla grande, capendo tutto dal nervosismo di una civetta di passaggio.
In ogni caso, Tex si butta a terra, schiva per un pelo le pallottole del bruto facendosi ombra sotto una tettoia di “zing!!!”, e rende la pariglia al cattivone spiccandolo da dietro le rocce, dalle quali il malnato aveva incautamente esposto poco più di mezzo mm. quadrato di cute.
A questi grandi postulati Texiani, si accodano poi alcuni corollari.
Se per motivi di servizio Tex, Carson, Kit e Tiger non possono fare altrimenti che sfasciare tutto l’arredo di un saloon in un’epica scazzottata, il barman può starsene a guardare la scena da dietro il bancone con il sorriso sulle labbra, come se stesse visitando il reparto mobili del “Mercatone Uno”: infatti il bravo mescitore di torcibudella sa perfettamente che il portafogli di Tex è sempre pieno di dollari come un uovo sodo ed occasione più ghiotta per fare un ottimo restyling al locale non la poteva trovare, perché alla fine Tex ripagherà i danni fino all’ultima vite, più un giro di whisky per tutti.
Insomma, il Texismo-Carsonismo è forse l’unica verità assoluta rimasta in piedi dopo il crollo di tutti i muri ed i solai ideologici vari. Così, quando voglio pascermi di dubbi, non ho che l’imbarazzo della scelta, districandomi tra Adorno, Jung, Hillman, Kundera, Philip Roth, Rilke, Bhagavadgīta e Rovine di Kasch assortite.
Ma se ho bisogno di certezze e solidità, il nome del mio pensatore di riferimento è uno solo: Tex Willer.
7 commenti:
eeeh che vuoi fare le certezze del cowboy rassicurano... ecco finché non vedi I segreti di Brokeback Mountain sei certo/a della mascolinità, integrità e superlatività del vero uomo dell'ovest poi ti accorgi che era sì ad ovest, ma di paperino ;-)
vero, vero, Farly :-) ma non confondiamo gli ambiti tematici: Tex è pre-Brokeback...proprio sono due universi paralleli che nemmeno si sfiorano :-)
Tex ha avuto un solo amore, la sua adorata Lilith, e da lei ha avuto suo figlio, Kit Willer-Piccolo Falco...anche questo è dogma e non si può discutere, e chi non ci crede è un pirata :-D
ma si sa che sotto l'ombrellino si nasconde una parte piratesca anche se farlocca ;-)
ehehhee...lo sospettavo, Farly, che quell'impermeabilino era da piccola apprendista pirata :-D
eh sì l'ho preso per andare sui pescherecci, ma poi sai com'è, con la crisi della pesca ci siamo spostati a sud e ci arrangiamo :-D
ah, ecco... :-) mi pareva un impermeabilino da pechereccino per andare a peschina dei pescettini fra le ondine degli oceanini del sud :-D
presto, presto: un secchio di antistaminico "diminutivòl" :-D
aaaargh tutte le bolle ovunque!! presto presto il cortisone!!! :*
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