«...I bambini erano davvero come i cani? Potevano penetrare i segreti altrui, conoscere le persone per istinto?...
[...]...I bambini sono più sensitivi degli adulti. La vita di un bambino si svolge interiormente più di quanto non si creda. Un bambino può distillare in un solo istante tutta una gamma di esperienze di cui non ha neppure una conoscenza precisa. L'antropologia ce lo spiega in parte. Ma non ci dice molto, perchè sono troppo grandi le lacune della conoscenza umana che devono essere colmate dalle supposizioni.
La prima cosa che si insegna a un bambino è l'infallibilità e la necessità del precetto, e al momento in cui il bambino sarebbe abbastanza grande per arricchire le nostre conoscenze sulla psiche, ha dimenticato tutto.
L'anima cambia pelle ogni anno come fanno i serpenti. Non si possono rievocare emozioni provate un anno prima: ci si ricorda solo che una certa emozione era associata a un fatto fisico ben determinato.
Ma tutto ciò che resta ora è una specie di fantasma di felicità, un rimpianto indistinto e senza significato. L'esperienza: perchè dovremmo imparare la saggezza dall'esperienza? Solo i muscoli ricordano, e ci vuole un esercizio ripetuto all'infinito per insegnar qualcosa a un muscolo...»
"Zanzare"
William Faulkner - 1927
Ci sono concetti, idee, pensieri, sensazioni, intuizioni vagamente abbozzate nella mente, che ti capita di inseguire lungo gli anni, senza mai riuscire a riordinare quel flusso di "pensato" in un disegno di sintesi riassuntivo e coerente.
Poi incappi in un brano come questo e ritrovi tutto quel coacervo di sensazioni concettuali che schioccano nello spazio brevissimo di poche frasi, come condensate sulla punta della frusta di un sapientissimo domatore di significati esistenziali.
Non è mai una spiegazione in senso stretto quella che se ne ricava. E' solo un ritratto più vivo e più completo, dipinto in una forma unica ed irripetibile, non traducibile con parole sostitutive, pena la perdita della grazia sospesa che quel disegno reca con sè.
Qui Faulkner coglie in pieno il paradosso di come la formazione dell'esperienza di ciascuno si fondi inevitabilmente anche sull'atto del dimenticare. La nostra primordiale sapienza di bambini la perdiamo per strada e dopo che ne siamo sgusciati fuori, di lei ci rimane poco più di un bozzolo rinsecchito, come capita alla farfalla che osserva il suo vecchio abito da crisalide.
Stupenda è l'intuizione del fatto che della fanciullezza permangano sensazioni "muscolari", una volta inevitabilmente svanita l'essenza vera del "sentire bambino".
Dovessi tentare di spiegare ciò che nella mia percezione personale di adulto rimane come sensazione primaria dei ricordi della mia bambinità, indicherei la diversa percezione del tempo provata nelle due diverse età.
Paragonerei allora il "vivere nel tempo" ad una cavalcata in groppa ad un cavallo.
Da bambino sentivo che fra me ed il cavallo del tempo non c'era quasi differenza, eravamo un essere solo e non c'era nemmeno la sella a frapporsi nel contatto diretto.
Crescendo ho visto e sentito il cavallo del tempo precisarsi sotto di me sempre più distinto e delineato. Si stava trasformando in un essere "altro", esterno da me, mentre sella, briglie e altri finimenti si formavano nel frattempo a rimarcare ancor più nettamente la dualità intervenuta.
La prima cosa che si insegna a un bambino è l'infallibilità e la necessità del precetto, e al momento in cui il bambino sarebbe abbastanza grande per arricchire le nostre conoscenze sulla psiche, ha dimenticato tutto.
L'anima cambia pelle ogni anno come fanno i serpenti. Non si possono rievocare emozioni provate un anno prima: ci si ricorda solo che una certa emozione era associata a un fatto fisico ben determinato.
Ma tutto ciò che resta ora è una specie di fantasma di felicità, un rimpianto indistinto e senza significato. L'esperienza: perchè dovremmo imparare la saggezza dall'esperienza? Solo i muscoli ricordano, e ci vuole un esercizio ripetuto all'infinito per insegnar qualcosa a un muscolo...»
"Zanzare"
William Faulkner - 1927
Ci sono concetti, idee, pensieri, sensazioni, intuizioni vagamente abbozzate nella mente, che ti capita di inseguire lungo gli anni, senza mai riuscire a riordinare quel flusso di "pensato" in un disegno di sintesi riassuntivo e coerente.
Poi incappi in un brano come questo e ritrovi tutto quel coacervo di sensazioni concettuali che schioccano nello spazio brevissimo di poche frasi, come condensate sulla punta della frusta di un sapientissimo domatore di significati esistenziali.
Non è mai una spiegazione in senso stretto quella che se ne ricava. E' solo un ritratto più vivo e più completo, dipinto in una forma unica ed irripetibile, non traducibile con parole sostitutive, pena la perdita della grazia sospesa che quel disegno reca con sè.
Qui Faulkner coglie in pieno il paradosso di come la formazione dell'esperienza di ciascuno si fondi inevitabilmente anche sull'atto del dimenticare. La nostra primordiale sapienza di bambini la perdiamo per strada e dopo che ne siamo sgusciati fuori, di lei ci rimane poco più di un bozzolo rinsecchito, come capita alla farfalla che osserva il suo vecchio abito da crisalide.
Stupenda è l'intuizione del fatto che della fanciullezza permangano sensazioni "muscolari", una volta inevitabilmente svanita l'essenza vera del "sentire bambino".
Dovessi tentare di spiegare ciò che nella mia percezione personale di adulto rimane come sensazione primaria dei ricordi della mia bambinità, indicherei la diversa percezione del tempo provata nelle due diverse età.
Paragonerei allora il "vivere nel tempo" ad una cavalcata in groppa ad un cavallo.
Da bambino sentivo che fra me ed il cavallo del tempo non c'era quasi differenza, eravamo un essere solo e non c'era nemmeno la sella a frapporsi nel contatto diretto.
Crescendo ho visto e sentito il cavallo del tempo precisarsi sotto di me sempre più distinto e delineato. Si stava trasformando in un essere "altro", esterno da me, mentre sella, briglie e altri finimenti si formavano nel frattempo a rimarcare ancor più nettamente la dualità intervenuta.
4 commenti:
Parecchi anni fa ho dato un esame su Faulkner, e mi ricordo che "Zanzare" mi aveva fatto impazzire...lui ha delle atmosfere così dense, così paludose, e periodi che ti intrappolano...insomma, mi era davvero piaciuto. Mi sa che dovrò riprenderlo...
Bello anche il post sul carciofo, e strepitose le foto, adoro il viola!
Il cavallo che galoppa sotto di te come essere vivente a se' stante è un 'immagine così aderente al senso dello scorrere del nostro tempo ma staccato da noi che è sorprendente e non la conoscevo. Grazie per avermi fatto conoscere questo autore
@->Vale: confesso che non sono un esperto di Faulkner...ho sempre provato un discreto timore reverenziale nei confronti di questo geniaccio complesso e labirintico...forse ero partito da un gradino troppo alto, qualche anno fa, sbattendo il grugno contro l'osticità di "L'urlo e il furore" :-) e mi ero disaffezionato ancor prima di affezionarmi :-) ecco, "Zanzare" mi sembra invece una porta d'accesso più abbordabile, pur nella sua complessità che non gli manca :-)
Grazie per la tua gentilezza :-)
@->Antonella: grazie a te per aver letto e commentato con la tua consueta preziosità.
L'immagine del tempo cavalcato mi è venuta in mente così..non so, forse qualche autore più blasonato di me :-) l'aveva già usata, nel qual caso mi metto a disposizione per rendergli il dovuto tributo di originalità :-)
Faulkner è un grande della letteratura americana e mondiale del '900...nel 1949 vinse anche il Nobel...ha una prosa molto ostica, e ti confesso che ho diverse difficoltà ad affrontarlo...però credo che valga la pena misurarsi anche con questi maestri della scrittura...poi dopo, mi tiro su di morale con Tex o Topolino, ma almeno ci provo anche con questi "mostri sacri" :-)
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