«…Come posso fare per farmi insultare da tutti gli italiani? Quale argomento potrei sollevare per essere biasimato all’unisono?...».
Mi arrovellavo questa mattina intorno a siffatti e faceti interrogativi, quando ad un certo punto: «…Ho trovato!...», mi son detto. Avevo capito che non dovevo fare altro che scrivere quanto segue: il caffè mi fa schifo!
Non sto parlando del sapore. Quello, pur non facendomi impazzire, non mi dispiace neanche. Mi riferisco invece proprio al “concetto” di caffè, alla cultura del caffè, con tutti i suoi rituali annessi e connessi.
Ve lo dicevo che volevo ricevere strali fin sotto le unghie dei piedi, e mica scherzavo…
Passo dunque ad enumerare tutte le motivazioni della mia avversione alla fatidica brodaglia nera, senza intenzione, ma soprattutto senza speranza, di convincere nessuno.
Innanzitutto, il caffè lo associo mentalmente alla levatacce mattutine.
E già qui il tasso di gradimento della calda bevanda d’ebano precipita in picchiata, nel mio personale cartellino delle preferenze. Sarò strano io, ma per me caffè e sveglia mattutina ad ore lavorative (un tempo scolastiche…), e dunque ad ore fastidiose di per sé, formano un abbinamento indissolubile e quindi molto molesto.
Quel gorgoglio della moka e l’odore che si diffonde per la cucina e la sala da pranzo, si mescolano al trauma dell’esodo dal tepore delle coperte, ad aliti gravitazionali dall’agevole tonnellaggio, a suggestioni di sinfonie di sciacquoni, a controcanti, con rispetto parlando, di scoregge e voglia di andar fuori di casa se non fra due anni, ad orride visioni di gente sconvolta allo specchio (ogni mattina, sempre la stessa gente: io…), ad occhi appiccicaticci.
Come potrebbe starmi simpatico il primo gusto che mi sento in bocca a suggellare questa idilliaca sequenza?
Non bastasse questo, il caffè è come un tizio che vuole tenerti sveglio.
Ma non solo: la faccenda diventa tale che ad un certo punto, di quel tizio che ti tenga sveglio, ne hai addirittura bisogno. E’ come se tutte le sere, verso le undici, undici e mezza, mi venisse sotto casa un tale con una Punto turbo diesel smarmittata, tutta bardata di alettoni e spoiler, finestrini calati, radio con subwoofer da mezzo metro, e musica house a paletta. E le sere che non dovesse venire, me lo vado addirittura a cercare io: ti prego, vieni sotto casa a non farmi dormire!
Insomma, se proprio devo ingurgitare cose che in qualche modo hanno qualcosa da dire sulle mie abitudini di sonno e veglia, sui miei ritmi circadiani, preferisco di gran lunga la suadente ninna nanna di una mezza bottiglia di vino, di un cognachino, di un brandy, una birretta, quello che volete, ma non mettetemi tra i piedi tizi che mi scrollano la spalla, quasi a farmi sentire in colpa se mi ero appisolato.
Già lungo tutta la giornata, c’è pieno di gente intorno che mi dice cosa devo: anche di due sorsate di brodo scuro che mi dicono se posso o non posso dormire, proprio non ne ho affatto bisogno.
Per me il caffè è poco più di questa roba, per questo non riesco a capire come possa rappresentare una sorta di piacevole rito per 60 milioni di italiani.
Meno uno (che son sempre io…).
Per anni ne ho preso giusto una tazzina al mattino, per darmi una scrollata, per svegliarmi un po’, per l’appunto. Ma da alcuni mesi ho estirpato completamente anche quella tazzina, sostituita da un più benevolo ed innocuo scodellone d’infuso alla “tummistufi” (non so cosa vuol dire, ma mi piaceva chiamarlo così…).
Fra l’altro, questa piccola radicale e definitiva rivoluzione anticaffeinica si attaglia meglio alla tecnica di sveglia che adotto ormai da alcuni anni. Per evitare l’effetto Fantozzi, la corsa coi minuti contati, sempre a rischio di sforamento nei tempi causa rottura della stringa di una scarpa, mi alzo abbondantemente prima dell’ora della partenza per l’ufficio, anche se questo significa sveglia intorno alle 6 circa.
Prima mi alzavo all’ultimo minuto, facevo i preparativi di tuta fretta, correvo verso il lavoro con le grinfie tese sul volante, e una volta varcata la soglia dell’ufficio, avevo già voglia di accoppare la persona più cara lì dentro (figurarsi quelli che mi stavano sulle palle…).
Ora mi vedo un po’ di tele, mi sorbisco la “tummistufi” con calma, leggo due paginette del libro del momento e poi mi metto in strada a velocità umane.
In questo nuovo quadro, non poteva esserci più posto per il caffè, dinamica bevanda e sprone spietato di pigri e lavoratori tiepidi.
Tutto questo detto, vai: la lista dei 60 milioni di insulti può considerarsi ufficialmente aperta!
Mi arrovellavo questa mattina intorno a siffatti e faceti interrogativi, quando ad un certo punto: «…Ho trovato!...», mi son detto. Avevo capito che non dovevo fare altro che scrivere quanto segue: il caffè mi fa schifo!
Non sto parlando del sapore. Quello, pur non facendomi impazzire, non mi dispiace neanche. Mi riferisco invece proprio al “concetto” di caffè, alla cultura del caffè, con tutti i suoi rituali annessi e connessi.
Ve lo dicevo che volevo ricevere strali fin sotto le unghie dei piedi, e mica scherzavo…
Passo dunque ad enumerare tutte le motivazioni della mia avversione alla fatidica brodaglia nera, senza intenzione, ma soprattutto senza speranza, di convincere nessuno.
Innanzitutto, il caffè lo associo mentalmente alla levatacce mattutine.
E già qui il tasso di gradimento della calda bevanda d’ebano precipita in picchiata, nel mio personale cartellino delle preferenze. Sarò strano io, ma per me caffè e sveglia mattutina ad ore lavorative (un tempo scolastiche…), e dunque ad ore fastidiose di per sé, formano un abbinamento indissolubile e quindi molto molesto.
Quel gorgoglio della moka e l’odore che si diffonde per la cucina e la sala da pranzo, si mescolano al trauma dell’esodo dal tepore delle coperte, ad aliti gravitazionali dall’agevole tonnellaggio, a suggestioni di sinfonie di sciacquoni, a controcanti, con rispetto parlando, di scoregge e voglia di andar fuori di casa se non fra due anni, ad orride visioni di gente sconvolta allo specchio (ogni mattina, sempre la stessa gente: io…), ad occhi appiccicaticci.
Come potrebbe starmi simpatico il primo gusto che mi sento in bocca a suggellare questa idilliaca sequenza?
Non bastasse questo, il caffè è come un tizio che vuole tenerti sveglio.
Ma non solo: la faccenda diventa tale che ad un certo punto, di quel tizio che ti tenga sveglio, ne hai addirittura bisogno. E’ come se tutte le sere, verso le undici, undici e mezza, mi venisse sotto casa un tale con una Punto turbo diesel smarmittata, tutta bardata di alettoni e spoiler, finestrini calati, radio con subwoofer da mezzo metro, e musica house a paletta. E le sere che non dovesse venire, me lo vado addirittura a cercare io: ti prego, vieni sotto casa a non farmi dormire!
Insomma, se proprio devo ingurgitare cose che in qualche modo hanno qualcosa da dire sulle mie abitudini di sonno e veglia, sui miei ritmi circadiani, preferisco di gran lunga la suadente ninna nanna di una mezza bottiglia di vino, di un cognachino, di un brandy, una birretta, quello che volete, ma non mettetemi tra i piedi tizi che mi scrollano la spalla, quasi a farmi sentire in colpa se mi ero appisolato.
Già lungo tutta la giornata, c’è pieno di gente intorno che mi dice cosa devo: anche di due sorsate di brodo scuro che mi dicono se posso o non posso dormire, proprio non ne ho affatto bisogno.
Per me il caffè è poco più di questa roba, per questo non riesco a capire come possa rappresentare una sorta di piacevole rito per 60 milioni di italiani.
Meno uno (che son sempre io…).
Per anni ne ho preso giusto una tazzina al mattino, per darmi una scrollata, per svegliarmi un po’, per l’appunto. Ma da alcuni mesi ho estirpato completamente anche quella tazzina, sostituita da un più benevolo ed innocuo scodellone d’infuso alla “tummistufi” (non so cosa vuol dire, ma mi piaceva chiamarlo così…).
Fra l’altro, questa piccola radicale e definitiva rivoluzione anticaffeinica si attaglia meglio alla tecnica di sveglia che adotto ormai da alcuni anni. Per evitare l’effetto Fantozzi, la corsa coi minuti contati, sempre a rischio di sforamento nei tempi causa rottura della stringa di una scarpa, mi alzo abbondantemente prima dell’ora della partenza per l’ufficio, anche se questo significa sveglia intorno alle 6 circa.
Prima mi alzavo all’ultimo minuto, facevo i preparativi di tuta fretta, correvo verso il lavoro con le grinfie tese sul volante, e una volta varcata la soglia dell’ufficio, avevo già voglia di accoppare la persona più cara lì dentro (figurarsi quelli che mi stavano sulle palle…).
Ora mi vedo un po’ di tele, mi sorbisco la “tummistufi” con calma, leggo due paginette del libro del momento e poi mi metto in strada a velocità umane.
In questo nuovo quadro, non poteva esserci più posto per il caffè, dinamica bevanda e sprone spietato di pigri e lavoratori tiepidi.
Tutto questo detto, vai: la lista dei 60 milioni di insulti può considerarsi ufficialmente aperta!
10 commenti:
Come posso fare per farmi insultare da tutti gli italiani? Quale argomento potrei sollevare per essere biasimato all’unisono?...». Il caffè mi fa schifo!
Bah Gilli carissimo se dovessi odiarti per una cosa del genere sarei da cella imbottita e camicia di forza.
Temo che si tratti di quello che i latini chiamavano "de gustibus".
A te non piace il caffe', a me si'.
Ora ti punzecchio malignamente perche' so hai il senso dell'umorismo e sai che lo apprezzo :-)
Io non amo particolarmente il te', ma non per questo penso che dietro a una tazza di Earl Grey ci sia la Regina Vittoria che vuole annettersi il salotto di casa mia...
Davvero, tutte queste metafore o valenze sociologiche legate al caffe' sono molto suggestive, poetiche e le apprezzo perche' amo il tuo modo di scrivere, ma mi permetto umilissimamente di farti notare che io sono pigro, non amo alzarmi al mattino presto, spesso sono fancazzista, mi piace la vita tranquilla, eppure amo follemente il caffe'.
Specie seguito da una sigaretta.
Perche' amo anche il tabacco.
Ergo non credo di essere l'immagine del salutista palestrato medio o del lombardo sempre di fretta, stressato, tutto lavoro e solo lavoro.
Perche' dovrei arrabbiarmi o insultarti se non ti piace il caffe'?
In fondo sono sacrosanti affari tuoi.
Voglio dire, a uno piace il pollo, all'altro no.
Bon, il mondo e' bello perche' e' vario.
Leggerti e' comunque sempre un piacere carissimo Gilli, e come al caffe' non posso rinunciarvi.
:-)
Yossarian
ma caro tanto ci pensa la tua mezza chimera a mantenere alto il consumo di caffeina dell'associazione! però essendo mezza chimera tua, io amo al mattino il caffé all'americana, ma quello fatto per infusione, un brodo denso, scuro e caldo come una notte senza luna in agosto in un tunnel. ci metto tanto zucchero e mi ci immergo. poi comincio la giornata e non mordo nessuno che quella coccola adrenalinica mi mette voglia di saltellare ... ecco se però bevo caffé dopo le 3pm non dormo più...
ps e poi come potrei senza caffé accendere la prima sigaretta? vero yoss...
ps e poi come potrei senza caffé accendere la prima sigaretta? vero yoss...
Farly ti adoro.
Yossarian
@->Yoss: certo, certo, Yoss, non era mia intenzione creare delle categorie umane a partire da simili insignificanti dettagli...anche io sarei da cella imbottita, se fossi ridotto così male :-)
Ho raccontato solo il mio rapporto col caffè e con quello che esso evoca a me, ma è del tutto plausibile e normale che possa essere apprezzato dai pigri, come son contento di apprendere che sai fare tu :-)
Aggiungerei anche una piccola chiosa alla Voltaire della Bassa:
Non berrò più una goccia di caffè, ma per far sì che tu possa avere le tue tazzine quotidiane e le sacrosante paglie di conseguenza, sono disposto anche a morire (beh, metaforicamente parlando, sempre :-)
Grazie Yoss per le cose belle che mi dici sempre nei tuoi commenti :-)
@->Farly: ma ci mancherebbe, adorabile mia principale metà di chimera :-)
e per fortuna che ci sei tu a dare un tono e a vivacizzare un po' la chimera, se no, fosse per me, sai che noia... :-)
Ci tengo a precisare però: la mia è solo una posizione di concetto, non ce l'ho affatto coi vizi...anzi, sono più che favorevole ai vizi :-)
Dirò di più: credo che i danni più grossi all'umanità siano stati e siano arrecati da gente senza vizi :-)
Bacini chimerici al caffè :-)
Ciao Gill
premetto che non mi permetterei mai di insultare chi che sia, soprattutto una persona garbata e tranquilla quale ti conosco, detto ciò, hai giustamente parlato di rievocazioni e sensazioni personali:
Tempo fa conobbi una ragazza la quale mi confessò che la cosa che più la eccitava era il gorgoglio della caffettiera.
Detto, fatto!
Comprai una bellissima moka...:-))
l'effetto fu strabiliante...
l'unico problema era la scelta dei tempi giusti...ossia durante...interrompere ...correre in cucina mettere su la caffettiera...riprendere...e cercare di far coincidere l'uscita del caffè con il momento di "gaudio maximo" per entrambi, tenuto conto anche della maggior eccitazione della signora...
solo dopo vari e ripetuti tentativi, diventammo dei virtuosi nella scelta del timing... in più tra noi bastava un riferimento pur minimo al caffè...per vedere quattro occhietti brilluccicare.
Il Caffè mi piace assai.
@->Paolo: ehehehehhe :-) bellissimo ricordo, Paolo...ti dirò, in casi simili, diverrei seduta stante il più acceso sostenitore del caffè...di più: metterei su una torrefazione, una ditta di caffettiere, una degustazione di miscela arabica :-D
ahahahahhahahahah, mi sono molto, molto divertita, anche se per me quel profumo lì la mattina l'è una roba meravigliosa....
@->Rosalucs: il tuo divertimento è un premio lusinghiero per le mie imprese di scribacchino, cara Rose :-)
Ad ogni modo, come morale della storia: evviva chi ama il caffè ed evviva un po' anche me (ma solo un po'...)
:-)
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