martedì 14 settembre 2010

Under an orange basketball sky


Fra svariati nipotini diffusi e neo-adulti trasversalmente “incognatati”, ho riscoperto per una sera la magica sensazione di lanciare una palla dentro al canestro. Ci fu un tempo in cui questo gesto per me era tanto familiare quanto lo è sempre stato l’istinto innato di portare alle labbra un bicchiere di lambrusco.

In questa dura terra di bifolchi ai quali io, villano fra gli agresti, ho pur sempre voluto un mondo di bene, con un gruppetto di amici idealisti e sognatori di sogni strisciati e stellati, nel corso della nostra adolescenza tentammo di far capire in giro che con una palla si potevano fare tantissime altre cose oltre a darle “bufalosamente” pedate su calcioni.

La nostra crociata per la civiltà sportiva non sortì tanto effetto, al di là del piacere personale, e la monomania calcistica continuò imperterrita ad ammuffire le “atrofixate” immaginazioni delle genti. Non capirono mai i nostri balletti in palleggio sui ruvidi asfalti dei campetti all’aperto, e così, quei grossi aranci da infilare nel cesto finirono inevitabilmente a riposare il sonno dei giusti nei ripostigli delle nostre speranze sportive.

Tirare a canestro da una certa distanza è un’esperienza.
Il gesto dev’essere fluido, continuo, deciso e del tutto scevro da ripensamenti: la minima esitazione durante tutto il corso dell’esecuzione, ti fa sbagliare senza sconti. La sinistra regge solo la sfera e l’accompagna, ma è la destra che fa tutto. Ghermisce, solleva, si carica il peso del pallone sulle punte, catapulta frustando l’aria e ricadendo “a straccio” con le dita verso terra.

Anche se solo una mente extra-bacata come la mia poteva mai pensarlo, c’è un che di eroticamente virile in quell’atto della mano che tira a canestro, innalzandosi al massimo nel culmine dell’appassionata condensazione d’emozioni, per poi riadagiarsi appagata e a riposo, gustandosi lo spettacolo della sfera ormai libera di vibrare nell’aria.

Ma guai a guardare la palla direttamente “negli occhi” durante il suo volo!
Come nella buffa riproposizione sportiva di un topos caro a tanti miti greci, solo la coda dell’occhio può concedersi il lusso di accarezzarne la parabola, mentre la pienezza dello sguardo è fissa sempre e solo sul cerchio del canestro. E se hai fatto tutto a dovere, preliminari ed esecuzione, la morbidezza nivea e cotonata della retina alla fine ti premia col suo sorriso, rialzandosi sotto la sferzata del pallone che s’è infilato preciso preciso.

Al di là della piacevolezza dei ricordi, è stata una piccola soddisfazione stasera vedere che alcuni piccoli carbonari del basket ancora si annidano nel “Regno oscuro della pedata”, e forti della semplicità di un cesto appeso al muro nei loro cortili, come allora combattono l’opprimente dittatura calcistica.
La passione in boccio di quei mini-cestaioli non cambierà nulla, già lo so.
Il calcio seguiterà a monopolizzare le menti, ma almeno loro, se anche la vita fosse fatta a forma di cubo, potranno sempre dire di averne osservato per qualche momento anche le altre 11 facce.

E ritornando a casa in bici, come tanti anni fa, col venticello che mi solleticava il “coppino” (ndt: la “nuca”) fresco di barbiere, niente di meglio che un cielo “arancio basket” poteva venire a apporre il suo suggello poetico su questa folata di ricordi cestistici così cari, così lontani, ma sempre così presenti e vivi dentro di me.



4 commenti:

scodinzola ha detto...

Non ho ancora letto nulla ma....
Ero sul blog mentre lo hai pubblicato! Alla faccia della sincronizzazione...
Buffetti

Gillipixel ha detto...

@->Scodinzola: eheheheh, what a combination, Scodi :-) spero che la lettura sia poi risultata degna dell'evento :-)
Bacini cestistici :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

muoversi produce endorfine... si vede :-D baci ginnico-sorridenti

Gillipixel ha detto...

@->Farly: ehehehe :-) è vero, Farly...a volte ci scordiamo di come la consecutio mentalis :-) fra attività fisica e produzione di pensieri sia così stretta :-) il pensiero nasce dalle cose e spesso ad esse ritorna...o no? Bah...chi lo sa! :-)
Bacini sintentici :-)