domenica 18 dicembre 2011

L’evidenza del non detto

Ci si rende conto di essere sulla buona strada per diventare una qualche specie di scrittore, quando si sente che dalle proprie parole la parte “non detta” trapela con molta maggior copiosità ed evidenza della parte “detta”.

Come faccio ad esserne così sicuro? Semplice, perché mi rendo conto di trovarmi ancora lontanissimo da quella condizione.

Normalmente quando ci si mette a scrivere, non si sa ancora bene di preciso cosa ne uscirà fuori. Da un’idea di fondo si deve pur partire, ovvio. Ma le cose migliori vengono durante la stesura. Ora, quello che accade a me, è che ad un certo punto le idee cominciano a piovere nella mente, fitte come goccioloni temporaleschi.

Vengo preso quasi da un panico creativo. L’ansia di raccogliere più pioggia possibile nel piccolo cappellino della mia capacità di ascolto, per farla depositare sul foglio sotto forma di parole, mi fa correre di qua e di là, ritrovandomi ben presto con l’incavo del berretto già bello e traboccante, tanto che nella foga, ne rovescio mezzo, mi inzuppo i piedi, m’infradicio le mani.

Il risultato sono frasi alluvionali, lunghi “sbrodolii” di parole baroccheggianti, architetture verbali stracolme di secondarie, incisi, periodi ausiliari, sotto-frasette di complemento, gragnuole di aggettivi, trenini di avverbi, tortuose stradine espressive che portano a zonzo il lettore, un po’ disorientandolo.

Chi sa scrivere è invece sicuro di riuscire a dire tutto con sintesi cristallina. Sa scegliere quelle poche espressioni sufficienti e necessarie a far intuire che sotto la linea di galleggiamento l’enormità intera di un iceberg di significati è presente, pulsante e viva. Chi sa scrivere è uno scultore provetto. Toglie, lima, sgrossa, ci dà dentro di mazzuolo, butta via tutto ciò che alla forma finale non serve per riuscire a dire in ogni modo le cose che egli vuole.

E’ così, insomma, cari amici viandanti per pensieri, e ricordate una cosa: tutte le volte che avete letto un libro veramente capace di parlare alla vostra anima, la parte più grande dei vostri soldi l’avevate sborsata per ciò che in esso non era fisicamente scritto.

Parola di scalpellino scribacchiante!

2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

ma gilly, a scrivere si impara, praticando praticando, le cose sgorgano sempre meglio, basta dare uno sguardo ai tuoi primi post e a quelli attuali :-)

bacini migliorativi

Gillipixel ha detto...

@->Farly: infatti, infatti, cara Farly :-) è una cosa che sento benissimo: più scrivo e più addentro nel mistero di questa dimensione...ed è bellissimo :-)

Bacini di sapienza paziente :-)