lunedì 16 luglio 2018

Paradise lost




Sto leggendo “Paradiso perduto” (1674) di John Milton.

Ne scrivo qui due brevi parole in corso di lettura, da ignorante. Nel senso che un esperto o un professore, mi bastonerebbero di sicuro per quanto sto per dire. E come mia scusante, posso portare solo il grande affetto che sto dedicando a questo bellissimo poema in versi liberi.

So che stiamo parlando di un capolavoro della letteratura; so che andrebbe studiato, analizzato, sviscerato nelle sue mille simbologie e implicazioni filosofico-morali. Lo so.

Ma non posso fare a meno di dire che lo sto leggendo con lo spirito, il godimento e l'entusiasmo che solamente un “grandissimo fumetto” saprebbe regalare.

C'è dentro il meglio della Marvel e della graphic novel di alta qualità, in questo testo, ma il bello è che non contiene nessun disegno: quelli ve li costruire tutti nella mente, lasciandovi trasportare dalle magistrali “affrescature” che Milton vi stampiglia nella fantasia.

C'è la lotta fra il Bene e il Male, entusiasmante come non mai, il tema dei temi, fondamentale per le storie di ogni epoca. Si tratta in questo caso però di un tipo di Bene e di Male dipinti quanto mai in maniera complessa, dubbiosa, a tratti persino velata di impagabili venature di ironia (in certi passaggi, si parteggia addirittura per le sorti degli angeli decaduti, fin quasi a comprendere un po' meglio perché a volte si dice “povero diavolo”).

È pieno di personaggi con superpoteri, che si fronteggiano in epici attriti al limite fra la possanza fisica e la intellettuale, col paradosso filosofico sempre pronto a metterci lo zampino.

C'è inoltre il piacere che sanno dare le grandi narrazioni mitologiche.

Ovvio, si sa già fin dall’inizio che Satana farà il marpione, Eva mangerà la mela, l’ira divina si scatenerà e così via. Ma non di meno lo stupore di scoprirlo rimarrà grande.

Così come una bella donna non delude mai, per il solo fatto che sappiamo già come sotto ai vestiti ci troveremo le stesse cose che hanno anche tutte le altre (metafora leggibile naturalmente anche in direzione “femmina verso maschio”, o in ogni altra possibile combinazione del desiderare).

(Piccola avvertenza faceta: non cercate in libreria l'edizione con la mela in copertina, trattasi soltanto di una mia personale “paraculata” fotografica, con mela vera appoggiata).

2 commenti:

Ade ha detto...

Voglio leggerlo. Mangiando una mela :p
(ora lo ordino in biblioteca)

Gillipixel ha detto...

Spero ti piaccia, Ade...è pur sempre un poema del '600, ma se entri nell'atmosfera, ti cattura per intera :-)