“…Un romanzo non è un'allegoria […] E' l'esperienza sensoriale di un altro mondo. Se non entrate in quel mondo, se non trattenete il respiro insieme ai personaggi, se non vi lasciate coinvolgere nel loro destino, non arriverete mai a identificarvi con loro, non arriverete mai al cuore del libro. E' così che si legge un romanzo: come se fosse qualcosa da inalare, da tenere nei polmoni. Dunque, cominciate a respirare. Ricordate solo questo...“.
“Leggere Lolita a Teheran” - Azar Nafisi (2003)
Avvicinandosi alla lettura di un’opera narrativa di qualità artistica elevata, capita di imbattersi in passaggi chiave che riescono a suscitare in noi una sorta di rivelazione interiore, che partecipa al tempo stesso del senso dello stupore e di quello della conferma. E’ come se di colpo venisse fatta luce su un aspetto della vita del quale, pur essendoci sempre resi conto, possedevamo dentro di noi una consapevolezza più intuita che definita, fatta di soli tasselli sparsi e frammenti disordinati. Il pregio del grande narratore risiede nella capacità di saper dar forma a queste verità sotterranee, incorniciandole in una storia che contemporaneamente possiede sia il dono dell’evidenza universale, sia la presa diretta sulla fugacità del vissuto particolare, riuscendo in questo modo a non smarrire l’efficacia del contatto più intimo con i significati dell’esistenza umana, colta quasi come sospesa sui momenti stessi del suo compiersi
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