martedì 2 settembre 2008

Se il barbone sale in cattedra

(Foto di Gillipixel)

Ho assistito a questa scena nel cuore della città dove lavoro. Camminavo per una via centrale, molto centrale, forse la più importante di tutte per quanto riguarda diversi aspetti modaioli e d’immagine. La strada dello “struscio” per intenderci, un posto dove la puzza sotto il naso di certi individui, a certe ore di certi giorni della settimana, è talmente forte che non solo la si potrebbe annusare, ma anche vedere come una cosa viva e personificata che passeggia anch’essa rimirandosi le scarpe firmate attraverso le lenti dei propri occhiali controfirmati.

Proprio a metà della strada, c’è questo ometto in bici. Ha posato per un attimo un piede a terra, vicino ad un alto bidone dell’immondizia, un braccio ben addentro ad una delle due ampie bocche ingurgitanti del barilotto. Il percorso dei materiali attraverso le fauci “rifiutivore”, lui aveva deciso che per questa volta doveva prendere la direzione contraria all’usuale. Il bello è che faceva le cose proprio con calma. Nel suo rovistare, anche se celata là sotto, si intuiva la mano impegnata in una cernita accorta e ponderata, proprio come si fa davanti allo scaffale del supermercato, dove si ha agio di valutare misura, peso, dimensione e consistenza di svariate merci.

Ecco, tutta la sequenza dell’immagine è suonata davanti ai miei occhi come una stonatura sublime. Quel gesto, compiuto con quello “stile”, proprio in quel posto, aveva un qualcosa di terribilmente edificante.

Per contrasto, mi sono ricordato del fastidio provato tante volte l’inverno scorso in quella stessa strada nel vedere certi negozi con le vetrate scorrevoli d’entrata costantemente spalancate, mentre fuori c’erano solo pochi gradi. Un vero e proprio insulso inno allo spreco, celebrato nel nome di chissà quale ultima geniale trovata pubblicitaria. Un’assurda pretesa di invogliare il cliente ad entrare in un posto in cui sa già che compresa nel prezzo dei vestiti acquistati, una quota dei soldi sborsati l’avrà sbattuta al vento per riscaldare l’aria della strada.

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