“Mao II” - Don De Lillo (1991)
La sacralità del passaggio dall’età giovanile a quella adulta. Un momento cruciale ed intensamente significativo nella vita di ogni essere umano, forse la fase più critica nella formazione della personalità di un individuo. Il prezzo di una complessità che va pagato per riuscire a diventare grandi. Tanto complesso è quel momento della vita che, pur essendoci passati tutti, a distanza di anni se ne perde l’intensità del senso che ne provavamo vivendolo. Un periodo affrontato per certi versi come una malattia che ci ha colti impreparati. Paura e promessa, nel corso di quegli anni di transizione, camminano fianco a fianco, nella percezione continua di una provvisorietà, che urgentemente chiede di essere in qualche modo rivolta in stabilità. Un’età attraverso la quale si cammina come avvolti in una sorta di trance esistenziale, che trasfigura con un manto di stupore esperienze note anche fino a poco tempo prima, ma che ora si mutano in fonte di nuovi dubbi ed esaltanti prospettive. Il giovane che procede avvolto in questo alone di novità non ne coglie fino in fondo i confini, ma si sente come investito di una forza mai provata prima, una forza capace di cancellare ogni tipo di limite di fronte a sé, di scardinare il giogo in cui le precarietà dello spazio e dal tempo finiti ci costringono. Chi invece è ormai approdato alla più stabile dimensione adulta, vive il ricordo di quell’età di trasformazioni con un sentimento sospeso fra la nostalgia e il sollievo, come il superstite di un viaggio avventuroso che nella memoria passi in rassegna i mille luoghi affascinanti incontrati lungo il percorso, ma che allo stesso tempo consideri l’altrettanto cospicuo numero di insidie scampate. I fantasmi dell’età di passaggio rischiano infatti ancora di far calare le proprie ombre sul porticciolo di certezze a cui si è ormai approdati con l’età adulta, minaccia questa che potrà essere tenuta sotto controllo lungo tutto il corso degli anni a venire, ma la cui costante presenza nascosta non cesserà mai di farsi sentire. Per questo motivo il confronto fra generazioni vive attraverso un paradosso che continuamente si rinnova: nessuno, attraversandola, è mai riuscito a comprendere fino in fondo il senso completo della fase della maturazione, nel bene e nel male, in tutti i suoi aspetti e potenzialità. Chi invece quell’età l’ha ormai superata non ne coglie più la carica profetica, ma sente piuttosto la necessità, tutelando i giovani ai quali è legato da vincoli affettivi, di difendere anche se stesso da pericoli che si percepiscono non ancora completamente scongiurati per quanto riguarda il prosieguo della propria stessa vita di adulto.
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