“…Obiettate che pubblicità e propaganda non sono paragonabili, perché una è al servizio del commercio e l’altra dell’ideologia? Non capite niente. Circa cent’anni fa in Russia i marxisti perseguitati iniziarono a riunirsi segretamente in piccoli circoli per studiare il Manifesto di Marx; semplificarono il contenuto di quella semplice ideologia […] quando il marxismo divenne noto e potente in tutto il pianeta, di esso non restava altro che una raccolta di sei o sette slogan […] da tempo ciò che è rimasto di Marx non costituisce più un sistema logico di idee […] a buon diritto possiamo parlare di una graduale e planetaria trasformazione dell’ideologia in imagologia […] La realtà era più forte dell’ideologia […] l’imagologia è più forte della realtà […] i sondaggi d’opinione sono lo strumento decisivo del potere imagologico […] i risultati dei sondaggi sono divenuti una sorta di realtà superiore, oppure, per dirla diversamente: sono diventati la verità. I sondaggi d’opinione sono un parlamento in seduta permanente che ha il compito di creare la verità…“
“L’immortalità” - Milan Kundera (1990)
Questi stralci del romanzo di Milan Kundera, grande maestro del paradosso, riecheggiano per certi versi un fondamentale concetto sociologico formulato agli inizi del ‘900 dall’economista Vilfredo Pareto (1848-1923): le azioni non-logiche sono quelle che giocano un ruolo di gran lunga preminente nel determinare le dinamiche della vita sociale. Solo in apparenza il filo conduttore della razionalità tiene collegate cause ed effetti coi quali le nostre scelte di vita sono chiamate a confrontarsi: in realtà, l’affettività, la potenza evocativa dell’estetica, il sentimento, sono i veri motori profondi del comportamento, anche in quegli aspetti che sembrerebbero frutto insospettabile del calcolo e della ponderazione.
Una forte conferma al discorso si è avuta da quando il cammino della storia ha fatto spalancare il sipario del disinganno sulle ideologie planetarie del ‘900: il messaggio fondamentale che di quelle visioni del mondo dalle masse veniva esteriormente percepito, aveva a che vedere soprattutto con una dimensione sentimentale, amplificata dalla forza dei potenti strumenti estetici che venivano messi in gioco.
Per quanto riguarda l’arte, vanno infatti distinti i contenuti genuini dai contenuti sovrapposti. Tra le forme («imago») che l’arte è in grado di esprimere ed i messaggi palesi ad esse connessi, non necessariamente l’adesione si presenta univoca, genuina, effettiva e coerente. E’ vero invece che le forme dell’arte sono sempre e comunque in contatto con i meccanismi latenti più istintuali ed inesplicabili che risiedono nel nostro inconscio, anzi si può dire che ne sono in qualche modo l’espressione diretta che tenta di spiegarle. L’arte possiede dunque una sua forza profonda ed autonoma, in grado di fagocitare e piegare a favore della propria immensa possanza persuasiva qualsiasi contenuto, cosiddetto razionale, «di superficie». Essa agisce in presa diretta sull’anima ed opera con i significati che di quest’ultima sono propri: qualsiasi messaggio superficiale gli si vada sapientemente a sovrapporre, ne riceve una consacrazione «inverante» fortissima.
Dato per scontato il necessario salto concettuale, non è forse sulla base di meccanismi analoghi che viene vissuto ancora adesso, a livello del sentire comune, il «gioco» del io sono di destra, io sono di sinistra? E se riesce ad appassionare ancora in tal misura la nostra nazione, non è forse perché in fondo il fervore e il coinvolgimento ai quali sa dar vita sono così strettamente simili a quelli suscitati dall’altrettanto amato gioco del io tifo Juve, io tifo Inter? Le motivazioni razionali che ci stanno dietro sono fragilissime e funzionano più che altro come mezzo di auto-persuasione: tutto il resto è adesione che nasce dal cuore, supportata dalla forza dell’«estetica». Giustamente Kundera, mettendo a confronto marxismo e consumistica società dominata dai media, pone in rilievo il comune denominatore che è stato, in un caso, e continua ad essere, nell’altro, il sostegno principale di due concezioni del mondo così distanti: la potenza dell’immagine, in grado di pervadere e persuadere ad un grado tale da essere riuscita ad esaltare, in varie forme ed in varie epoche, contenuti del pensiero umano praticamente antitetici fra loro.
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