mercoledì 29 luglio 2009

Cittadinismi


Ebbene sì, cari amici viandanti per pensieri: proprio io che infinite shakerate addussi agli attributi vostri, profondendomi in sproloquianti dissertazioni riguardo le più disparate tematiche campagnole, vi parlerò oggi niente meno che di impressioni cittadine.
In particolare, volevo far cenno ad un dettaglio che mi è balenato in mente stamani, nel solito tragitto a piedi fra la macchina appena parcheggiata e l’ufficio.
Non che sia una novità per me considerare il fenomeno, ma come accade spesso con le faccende familiari e ripetitive, arriva quella volta che le osservi da un punto di vista inusuale e sembrano svelarti un piccolo mondo di stupore inatteso.
Ma veniamo al dunque, altrimenti, ancora un po’ che meno il can per l’aia, e sentirete il postino bussare alla porta per consegnarvi l’invito alla festa di laurea del nipotino che avevate accompagnato all’asilo appena prima di mettervi a leggere qui.

Il “cittadinismo” di cui vi volevo parlare lo definirei «orchestrazione urbana semi-sincronica degli spostamenti umani».
Detta così sembra una diavoleria venuta fuori fresca fresca dall’hegeliana «Fenomenologia dello spirito», ma in realtà si tratta di una cosa semplicissima.
Tutte le mie mattine lavorative si popolano di vari personaggi regolarmente presenti lungo lo spazio ed il tempo che mi conducono in ufficio. Ma solamente oggi tutto ciò mi è apparso come la grande orchestra della città che si risveglia.
Ogni passante, ogni ciclista, ogni veicolo, ogni dettaglio, visti e rivisti giorno dopo giorno, sono come i suoni di una piccola sinfonia mobile che si ripete sempre uguale a sé stessa, pur con lievi scarti interpretativi dettati dal “Grande Direttore Temporale”.
Basta che prima di partire abbia perso 3 minuti in più di sosta in bagno sopra il “trono di ceramica”, e l’ormai familiare signora ubertosa di mezza età, sfrecciante in bici dietro la scia dei suoi rigogliosi seni “parlanti” ostentati con giustificata fierezza, mezza spanna sopra il manubrio, la incrocio a metà della traversa del grande viale alberato invece che sotto le prime fronde del medesimo (poi, i 3 minuti di “seduta porcellanata” in più potrebbero essere stati sia miei che della signora, non importa).
Basta un altrettanto breve sfalsamento di tempi dettato dal semaforo rosso sulle strisce pedonali, che la teporosa carezza olfattiva proveniente dal forno all’angolo si carica di una prevalenza aromatica all’odor di pizza, più decisamente stagliata al di sopra del normale sottofondo di pane caldo del giorno prima.
Basta aver incontrato un po’ più traffico del normale lungo la via, che gli operai nel cantiere della casa inizi ‘900 in ristrutturazione, ci stanno già dando dentro a suon di betoniera e martello pneumatico, invece di essere ancora intenti nelle frettolose chiacchiere pre-sgobbata di primissimo mattino.

Vedi così la città che si stiracchia, sbadiglia, si sfrega gli occhi, accorda i suoi strumenti e si mette a suonare il proprio concerto della quotidianità. I musicisti sono praticamente gli stessi ogni giorno e lo spartito è sempre uguale per tutti, ma le casuali intersezioni dei loro privati tempi personali, gli intrecci delle piccole sfumature pratiche individuali, danno vita mattina dopo mattina a leggere varianti sul tema, a note eseguite con una piccola coloritura differente, a risvolti melodici ogni volta soffusamente diversi dall’uguaglianza con se stessi.
E tutto questo è un qualcosa che anche un gran rurale come me, con la mente quasi esclusivamente assorbita da dimensioni più proprie alla “Critica della Ragion Campagnola”, riesce ad apprezzare. Anzi, forse è proprio il punto di vista agricolo che mi ritrovo, col suo svagato distacco dal contesto urbano, ad agevolarmi in questa giocosa “Robert-Altman-izzazione” della realtà.

In questo modo, tra uno squillante “do” di petto della procace signora sempre in sella ed un virtuosismo di melodia muratoria per betoniera sola, la gran voglia di rimanere a letto, che inesorabile al suon della sveglia quotidiana si era ripresentato poc’anzi puntuale come l’IRPEF, lievemente si attenua in cuor mio, mentre a furor di narici spalancate mi faccio strada alla volta del panettiere, per scoprire se oggi la focaccia al rosmarino sarà uscita fuori dal forno prima o dopo le crostate alla frutta.


10 commenti:

Paolo ha detto...

Forte ... questa variazione del tema musicale ... come risveglio della città ... percepita da chi osserva e ne avverte le essenze.
Mi piace anche la composizione fotografica gambe, bicicletta ed occhi...
Complimenti!

farlocca farlocchissima ha detto...

caro gatto di campagna, la tua sinfonia cittadina mi piace così tanto che mi sa che una di queste mattine vengo con te a spasso :-)

Gillipixel ha detto...

@->Paolo: grazie mille, Paolo, sei sempre troppo gentile...se uno si mette nella disposizone d'animo giusta, si può proprio divertire con poco :-)

Gillipixel ha detto...

@->Farly: cara signorina con l'impermeabile giallo, lei è la benvenuta nelle urbane vagabondate feline
:-)
e se per caso passa uno di quei poetici spazzoloni lavastrade, abbiamo già l'ombrellino per ripararci :-)
Grazie, Farly :-)

ANTONELLA ha detto...

Questo spaccato di vita cittadina ( dai l'impressione di abitare in una piccola città) è molto affascinante. Devo dire che personalmente, quando la mattina prendo il mio scotter e vado in ufficio incontrare sempre le medesime facce mi spazientisce, o meglio, mi avvilisce. Arrivo ad odiare la mia città. Ma questa è una mia nevrosi di donna insoddisfatta. Bellissima descrizione di questa vita cittadina.

Gillipixel ha detto...

Grazie Antonella per le tue parole gentilissime :-)
Devo ammettere che a me la città spazientisce in generale, a prescindere avrebbe detto Totò :-) ma a volte riesco a pormi in una disposizone mentale e ricettiva umile e super-permeabile, non giudicante :-)
non è facile, non sempre riesce, ma quando ce la faccio, riesco ad assorbire piccoli brandelli di poesia anche dai particolari più insignificanti, ed è un lieve piacere estetico ogni volta che si ripete questo mini-incanto :-)
forse il segreto di tutto è riuscire a trovare motivi nuovi di stupore e godimento nell'ordinario e nel super-familiare :-)
Grazie ancora :-)

maria rosaria ha detto...

credo che l'osservazione delle cose, anche le più semplici aiuti a dar loro un senso che altrimenti per ognuno di noi non ne avrebbe. ti sei disposto musicalmente e mi pare un'ottima soluzione per dare armonia ad una mattina che comincia.
a presto

Gillipixel ha detto...

infatti, Maria Rosaria, come scrivevo alcune "puntate" fa citando quel libro sul tantrismo hindu, il nucleo della forza dell'appassionamento alle cose del mondo nasce prima e prevalentemente "in noi" che non dalle cose medesime...poi, se lo dici tu che disporsi con animo musicale è buona cosa, mi fido al 1000% :-)
Grazie del tuo commento così carino

Maffy ha detto...

quasi quasi mi unisco a Farly nella visita....

Gillipixel ha detto...

eheheheh :-) volentieri Maffy: ci facciamo due passi con tre menti piacevolmente disperse nelle impressioni urbane :-)