Con un mio amico storico, ogni tanto ci facciamo un "tristy hour".
La cosa si svolge con modalità assolutamente opposte al ben più noto "happy hour". O meglio, non lo saprei dire di preciso, perchè ad un "happy hour" non ho mai preso parte.
So solo che il nostro convegno, anzichè in un bar alla moda lungo la via principale dello struscio cittadino, o altro locale per esso, si svolge su una solinga panchina nella piazza del nostro paese semi-desertico.
La cosa si svolge con modalità assolutamente opposte al ben più noto "happy hour". O meglio, non lo saprei dire di preciso, perchè ad un "happy hour" non ho mai preso parte.
So solo che il nostro convegno, anzichè in un bar alla moda lungo la via principale dello struscio cittadino, o altro locale per esso, si svolge su una solinga panchina nella piazza del nostro paese semi-desertico.
Se un "happy hour" annoverà fra le sue finalità principali la socializzazione, la conoscenza di nuove persone, in un bagno di "bella gente", atmosfera tutta sorrisi e discorsi frivoli vociati al di sopra dell'immancabile sottofondo musicale all'ultimissima moda, un "tristy hour" si prefigge l'assoluta a-socializzazione e discorsi cultural-esistenziali che sfociano spesso e volentieri in derive surreali, mentre si osserva trascorrere nella piazza gente che dire se sia bella o brutta rimane pur sempre ardua sentenza.
Ecco transitare il "fedele d'alettone".
Trattasi di giovinastro afflitto da indole tamarristica congenita, che vive tutta la sua settimana per questa fugace esibizione domenicale. A bordo della sua automobile motoristicamente e carrozzeri-isticamente truccata all'inverosimile come una vecchia baldracca di lungo corso, il "fedele d'alettone" vive il suo momento di gloria estatica nella sgommata in piena piazza, nella sgasata iper-decibelica.
La sua auto non è un'auto, è un altare innalzato all'adorazione del dio Abarth, un santuario votato alla glorificazione di "San Cerchione in Lega".
E se non di solo pane vive l'uomo, il "fedele d'alettone" si nutre e si pasce delle "madonne" e dei "cancheri" invocati alla volta della sua fumosa parata da parte del capannello di pensionati stazionanti nel giardinetto, intorno all'obelisco ai caduti. Si bea degli sguardi di compatimento dei suoi stessi coetanei seduti al bar, soprattutto di quelli delle ragazzine.
Il suo cuore si fa cilindro nel veder la gazzosa andar di traverso alla sua preferita, perchè fin dall'epoca di suo bisnonno gran mago del Landini a testa calda, è perfettamente risaputo che chi disprezza compra.
Sfilano altri personaggi campagnoleggianti, mentre il "tristy hour" si addentra nel suo significato più bizzarro, ovvero il fatto che lì a bordo piazza anche in pieno agosto è praticamente impossibile a-socializzare come si deve.
Passa il vecchietto in bici e ti saluta in tutto lo splendore della sua giovialità ultra-novantennale, passa un altro amico che si ferma un quarto d'ora a fare una chiacchiera.
Si parla di arte, letteratura, cinema d'essai, ingollando birra e pop-corn procurati nel frattempo al bar, ma rigorosamente consumati sulla panchina, rassicurante e gratuito avamposto di diporto estraneo al circuito ufficiale del consumismo di massa (se massa si possono definire i dieci avventori dieci, pigramente spaparanzati sotto il tendone dell'osteria).
Gli ultimi istanti del "tristy hour" vengono quasi sempre scanditi dal passaggio di un altro amico che per me da sempre rappresenta la personificazione della piazza stessa.
E' nato ed ha vissuto sempre lì, il suono delle campane ha scandito quasi tutte le ore di tantissime sue giornate.
Una persona semplice, anzi, una mente semplice, parafrasando anche il nome del suo gruppo rock prediletto, ma di una semplicità profondissima, capace di trasmettere umanità a bizzeffe ed un senso raro dello stare in compagnia con spontaneità e pulizia d'animo.
Su una sua sentenza conclusiva, ci congediamo dalla panchina per oggi, senza stabilire bene la data nè l'ora del prossimo appuntamento, perchè il "tristy hour" non si può calcolare, è affidato al puro caso, quando viene viene.
A chiosa dei nostri saluti, incamminandosi alla volta del bar per l'immancabile caffè post-cena rigorosamente già consumata intorno alle sette, col nuovo tempo record di 5 minuti e 34 secondi netti dalla minestra alla frutta, è con questa clamorosa perla che si accomiata il nostro "amico-piazza":
«Sono sempre i peggiori che se ne restano!...»
Ecco transitare il "fedele d'alettone".
Trattasi di giovinastro afflitto da indole tamarristica congenita, che vive tutta la sua settimana per questa fugace esibizione domenicale. A bordo della sua automobile motoristicamente e carrozzeri-isticamente truccata all'inverosimile come una vecchia baldracca di lungo corso, il "fedele d'alettone" vive il suo momento di gloria estatica nella sgommata in piena piazza, nella sgasata iper-decibelica.
La sua auto non è un'auto, è un altare innalzato all'adorazione del dio Abarth, un santuario votato alla glorificazione di "San Cerchione in Lega".
E se non di solo pane vive l'uomo, il "fedele d'alettone" si nutre e si pasce delle "madonne" e dei "cancheri" invocati alla volta della sua fumosa parata da parte del capannello di pensionati stazionanti nel giardinetto, intorno all'obelisco ai caduti. Si bea degli sguardi di compatimento dei suoi stessi coetanei seduti al bar, soprattutto di quelli delle ragazzine.
Il suo cuore si fa cilindro nel veder la gazzosa andar di traverso alla sua preferita, perchè fin dall'epoca di suo bisnonno gran mago del Landini a testa calda, è perfettamente risaputo che chi disprezza compra.
Sfilano altri personaggi campagnoleggianti, mentre il "tristy hour" si addentra nel suo significato più bizzarro, ovvero il fatto che lì a bordo piazza anche in pieno agosto è praticamente impossibile a-socializzare come si deve.
Passa il vecchietto in bici e ti saluta in tutto lo splendore della sua giovialità ultra-novantennale, passa un altro amico che si ferma un quarto d'ora a fare una chiacchiera.
Si parla di arte, letteratura, cinema d'essai, ingollando birra e pop-corn procurati nel frattempo al bar, ma rigorosamente consumati sulla panchina, rassicurante e gratuito avamposto di diporto estraneo al circuito ufficiale del consumismo di massa (se massa si possono definire i dieci avventori dieci, pigramente spaparanzati sotto il tendone dell'osteria).
Gli ultimi istanti del "tristy hour" vengono quasi sempre scanditi dal passaggio di un altro amico che per me da sempre rappresenta la personificazione della piazza stessa.
E' nato ed ha vissuto sempre lì, il suono delle campane ha scandito quasi tutte le ore di tantissime sue giornate.
Una persona semplice, anzi, una mente semplice, parafrasando anche il nome del suo gruppo rock prediletto, ma di una semplicità profondissima, capace di trasmettere umanità a bizzeffe ed un senso raro dello stare in compagnia con spontaneità e pulizia d'animo.
Su una sua sentenza conclusiva, ci congediamo dalla panchina per oggi, senza stabilire bene la data nè l'ora del prossimo appuntamento, perchè il "tristy hour" non si può calcolare, è affidato al puro caso, quando viene viene.
A chiosa dei nostri saluti, incamminandosi alla volta del bar per l'immancabile caffè post-cena rigorosamente già consumata intorno alle sette, col nuovo tempo record di 5 minuti e 34 secondi netti dalla minestra alla frutta, è con questa clamorosa perla che si accomiata il nostro "amico-piazza":
«Sono sempre i peggiori che se ne restano!...»
6 commenti:
Sarò anche finita "dentro al tristy hour", ma in realtà ho riso di gusto! La descrizione del "fedele d'alettone" è fantastica!
Concordo con scodinzola.
Quanto mi piacerebbe partecipare ad un altro tristy hour! Credo che tu mi abbia dato una idea :D
Grazie e a presto,
Lara
@->Scodinzola: :-) grazie, Scodi, sono contento di averti regalato qalche sorriso :-)
il "fedele d'alettone" (termine mutuato dai "fedeli d'amore" di "Dolce Stilnovesca" memoria) è solo uno degli innumerevoli prototipi umani che spuntano come funghi nel fertilissimo humus campagnolesco :-)
Grazie, sei sempre carina all'enesima potenza :-)
@->Lara: sei ufficialmente invitata al prossimo "tristy hour" :-) il fatto è che non so bene quando si farà: è un rito piuttosto aleatorio, e del tutto vincolato a strettissime e rigorose consuetudini a-sociali :-D
Il problema con questo tipo di pratiche interpersonali è che si privilegia l'esser schivi e fuggevoli, per cui viene tenuto addirittura in sommo conto anche un bidone tirato all'appuntamento prefissato :-D
Ehehehehe :-) grazie per la tua gradita visita e per il simpaticissimo commento che hai lasciato :-)
ben trovato, gil! i nostri post hanno sempre qualche cosina in comune... mi hai ricordato un po' le zone da dove sono appena rientrata. "allegro tristy hour" direi! sei sempre gustoso nello scrivere.
bacio
@->Maria Rosaria: bentornata, EmRose :-) sì, i posticini un po' campagnoleschi riservano spesso e volentieri materiale narrativo a iosa :-)
aggiungerei che, in qualsiasi contesto ci si trovi, è importante saper sempre osservare le cose con ironia, per essere poi pronti a prendere sul serio gli eventi che valgono veramente la pena :-)
Grazie, sei molto gentile, mi fai sempre arrossire coi tuoi complimenti :-)
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