sabato 17 luglio 2010

Notte senz’ossa


Se siete ancora convinti che lo scorrere della vita possegga una certa logica e sia sostenuto da una propria coerenza interna, è solo perché non avete mai trascorso una notte di “guerriglia rurale” contro le zanzare della Bassa.
Nonostante gli anni d’esperienza e i galloni conquistati sul lenzuolo in strenue battaglie a suon di schiaffi a me stesso, canottiere spiattellate sul muro ed eroiche sventagliate di mutande inferte all’aria buia e ronzante, stanotte sono ricaduto nell’imboscata di quelle impunite ululanti alla vigliacca.

Succede anche ai più esperti. Basta la distrazione portata da una serata un po’ più bollente del solito, con un tasso d’umidità pari a quello del concetto di “bagna cauda”, che sbagliando una banale mossa di strategia applicata, ti ritrovi la stanza presa d’assedio dal nemico.
Sono sufficienti due file di buchi di tapparella lasciate alzate di troppo, il “fornelletto del Vape” acceso troppo tardi oppure in posizione insufficiente per coprire il raggio d’azione degli stormi di pattuglia, ed è battaglia dichiarata.
Quando te ne accorgi è troppo tardi: gli ululati zanzareschi ti stanno già lavorando i timpani ai fianchi. In natura, un suono più fastidioso di quello non saprei dove poterlo trovare.

Qualche tempo fa, avevo sentito dire che ai test d’ammissione per entrare alla facoltà di medicina di una qualche città, non ricordo quale, i ragazzi aspiranti segaossa fecero una magra figura, in particolare sui quesiti di anatomia.
Le zanzare della Bassa quell’esame d’ammissione l’avrebbero superato brillantemente.
Loro “sanno” dove hai le orecchie.
Questo per me rimarrà per sempre un mistero: come possa un esserino dalle fattezze di un micro-salsicciotto posato sui suoi instabili trampoli, attaccato a delle ali di cartavelina e con indosso costantemente certi occhialini alla Bonovox, saper localizzare, su di un coso bianchiccio di peli e cute alto cento volte di più, il punto esatto in cui andare a riversare le proprie urla.

Che anche lì ci sarebbe tutto un mondo dietro da sapere e da illustrare.
Prima dell’avvicinamento all’orecchio, possono passare attimi fatali di illusione. Capita che non senti nessun ronzio, né noti manovre sospette vicino a braccia e gambe, e te ne stai rilassato continuando a gustarti il tuo film alla tele; ma nella pausa pipì, ti alzi, abbassi il volume, accendi magari un secondo la luce, e ti rendi conto che l’irreparabile è ormai compiuto: le pareti nereggiano già di flottiglie pronte a calare inesorabili sulle tue carni appetite.
Altre volte l’attacco è fulmineo, si passa da zero a cento decibel in 2 secondi netti: il nemico mugghia già furibondo insistendo sull’hinterland dei tuoi padiglioni, facendoti supporre uno sbarco di truppe di portata epocale. Allora, preso dal panico, accendi ancora la luce, disposto alla mattanza senza quartiere, solo per constatare che si trattava di due zanzare due, di numero, che si erano spartite i tuoi timpani a “bim bum bam”, ed ora se li stavano gustando.
“Zanzara tigre” l’hanno chiamata questa qua d’importazione, che si è fatta viva alcuni anni fa. “Gattino spelacchiato” andrebbe chiamata, in confronto alla zanzara della Bassa. Quella là si fa vedere solo di giorno e poi non ronza nemmeno.
Zanzara tigre…sì…dev’essere stata una trovata di Dolce & Gabbana.

La zanzara della Bassa è un guerrigliero di rango, è una Zanz-cong tremenda, non scherza mica. Stanotte mi sono accorto tardi di avere la stanza già infestata da postazioni di Charlie, e proprio come gli americani impotenti e sbigottiti di fronte all’offensiva del Tet, ho optato per mezzi pesanti e sconsiderati tanto quanto napalm e defogliante.
Ho sparato nella stanza il Vape a manetta, porta e finestra chiuse. Mi ero ripromesso di spegnerlo appena avessi sentito cessare ogni ronzio, ma poi stremato dalla battaglia, mi sono addormentato.
Stamattina mi son ridestato con gli occhi gonfi di Vape, rintronato mica poco, col dubbio se avessi vinto la guerra o se me la fossi solamente data a gambe aggrappandomi ai pattini di un elicottero in decollo dal tetto della mia ambasciata.

La zanzara l’ho sempre sentita chiamare «sansòs», nel mio dialetto. Non mi sono mai chiesto il perché di quel nomignolo, né come mai fosse così distante dal suo omologo termine in italiano, col quale condivide così poco, se non vaghissime somiglianze sillabiche. Come nel caso di tante altre parole, anche questa per me ha avuto prima la sua dignità dialettale, passando solo dopo ad assumere quella italiana, col tempo della scuola e dei libri.

Le parole del mio dialetto le ho mangiate e bevute fin da piccolissimo, insieme a cotechino e lambrusco che mi propinavano per mancanza di soldi da andare a comprare gli omogeneizzati. Non ti domandi il perché del cotechino e del lambrusco: te li gusti e basta.

Ci sarebbe voluta la lettura, tanti anni dopo, di questo piccolo brano di uno degli autori che più di tutti mi “parlano dentro”, per assaporare la poesia etimologica che ci stava dietro.
Il mio dialetto riporta ancora fedelmente le influenze assorbite nei secoli dalle frequentazioni francesi, più o meno possessive, in queste terre. «Sansòs» risulterebbe in questo senso una parolina composta da “sans” (“senza”) e da “os” (“ossa”).
Ecco dunque che, nella magia vernacolare, la zanzara divenne familiarmente a tutti nota come la “senza ossa”.

«…[…Don Camillo…] Sospirò, richiuse la finestra e riaccese la luce.
Nonostante il buio, qualche stramaledetto senzosso era entrato nel tinello. Gli venne in mente suo padre, quando, prima di d’andare a letto, nelle sere d’estate, ispezionava il muro sbiancato a calce nella stanza dei ragazzini: centimetro per centimetro, alla luce della candela.
Il senzosso è infernale e stupido nello stesso tempo: non riuscirete mai a catturarlo usando la maniera forte, e se, dopo esservi schiaffeggiati la fronte o le guance o il collo duemila volte, riuscirete ad azzeccare un senzosso, bisogna pensare ad un miracolo.
Il senzosso va preso di spalle. Quando si posa sul muro, vi avvicinate cautamente in modo da portargli la fiammella dietro la schiena: non appena il senzosso avverte il calore, fa un balzo indietro e finisce bruciato.
La cosa funziona come se il senzosso fosse risucchiato dalla fiamma: forse succede perché, per una questione tecnica, può eseguire soltanto un determinato tipo di decollaggio. Il fatto è che, se uno lo coglie giusto di spalle, il senzosso ci casca…».

Notte di giugno” da “L’anno di Don Camillo
Giovannino Guareschi - 1960



11 commenti:

Marisa ha detto...

Mio caro Gilli, devi modernizzarti.
Due sono i modi infallibili per combattere i sansòs:
1) delle belle zanzariere alle finestre, io l'ho messa anche al cancelletto d'ingresso.
2) OFF o AUTAN spry, spruzzato sulle parti scoperte prima di andare a letto e ti assicuro che le zanzare prima impazziscono perchè è come se tu fossi in una bolla di vetro e loro ci sbattono sopra, poi si arrendono e spariscono.
GARANTITO!

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: come darti torto, Mari, sono un po' antiquato in effetti :-) ma è anche che l'idea di cospargermi d'unguenti non mi va molto a genio :-)...e poi, forse anche perchè le parti scoperte, con certi caldi, sono veramnente troppe :-)
Per le zanzariere, beh, ho delle finestre che non sono logisticamente molto consone per installarle...va beh, grazie in ogni modo dei consigli :-)
Grazie del commento,
Bacini senza zzz :-)

Marisa ha detto...

allora sei fra quelli che combattono le zanzare a colpi di principio?
direi che sia una lotta impari... ehehehhehehe

Gillipixel ha detto...

@->Mari: ehehehe, bella questa, Mari :-) forse, per rimanere sempre in tema di vietnam, le combatto come Robert De Niro andava a caccia di cervi nel "Cacciatore": un colpo solo :-)
Nel senso che cerco di avere un confronto leale fra combattenti d'onore :-)
Risultato: una costellazione di ponfi rossi su tutto il corpo :-D

farlocca farlocchissima ha detto...

allora da qui dove sono youtube è oscurata e quindi non ho idea di cosa tu abbia messo a chiusura, ma il brano ronzante è s p e t t a c o l a r e.... zzzzzzzzzz

farlocca farlocchissima ha detto...

ps una soluzione da me adottata è 1) strato di autan alto 3 dita
2) tappi nelle orecchie

ha funzonato anche nei boschi :-)

Gillipixel ha detto...

@->Farlocca: eheheheheh :-) grazie Farly...l'autan mi fa un po' specie :-) sempre ammesso che io sappia il senso dell'espressione "fare specie" :-)
Ad esempio, ieri sera ho usato mezzi ancor più primitivi: il caro e vecchio zampirone :-D
In chiusura ho messo un classico delle atmosfere viet-war: "Run through the jungle" dei "Credence Acqua Chiara e nostalgica" :-)
Brouro dice blogpsot e poi, refreshando mi ha detto acnhe rellione: saranno mica nuovi prodotto anti zanzare...
:-)

Bacini zampirati :-)

Maffy ha detto...

Se Autan e unguenti vari non ti vanno a genio... se le finestre di gillihouse non permettono barriere...
...che ne dici dell'elegante e funzionale zanzariera a baldacchino sul letto?

meravigliosa....

Gillipixel ha detto...

@->Maffy: ciao Maffy :-) bentornata...grazie della dritta, non è un'idea malvagia, devo ponderare i pro e i contro :-)
Farebbe molto tardo Ottocento, non è male :-)
Aspetto di vedere presto bellissime immagini russe sui tuoi bloghesse :-)
Ciao :-)

Maffy ha detto...

sì sì, presto aggiornerò i blog...
...ma adesso... sai com'è... il mare, il sole,... qualcuno deve pur sacrificarsi e andare nelle località balneari...

Gillipixel ha detto...

@->Maffy: adoro questo tipo di spirito di sacrificio :-) grazie per lo sprezzo del pericolo con cui affronti sdraio ed ombrellone :-D
Buone giornate di mare, Maffy :-)