venerdì 25 marzo 2011

Should we talk about the weather?


"...Hello, I saw you, I know you, I knew you
I think I can remember your name...name
Hello I’m sorry, I lost myself
I think I thought you were someone else

Should we talk about the weather? (Hi...hi, hi)
Should we talk about the government? (Hi...hi, hi, hi)..."

"Pop song 89"
REM - 1989

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Diverse amiche blogger scrivono che è arrivata la primavera.
Lo dice Farly, lo dicono Vale e Lara.

Pensavo allora al vezzo di noi umani di parlare del tempo. A come un argomento così scontato qual è quello della ciclicità dei fenomeni stagionali, riesca sempre a rinnovarsi, diventando ancora una volta motivo per una chiacchiera disimpegnata, o forse nemmeno tanto.

Parlare del tempo può rivelarsi noioso e scontato, quando capita di farlo con persone superficiali. Se invece il discorso viene sfiorato da interlocutori la cui profondità d'animo ci è nota e comprovata (com'è sicuramente il caso delle amiche menzionate), parlare del tempo diventa una sorta di suggello amicale.

Spostando il ragionamento ad una portata ancor più generale, il valore del parlare del tempo è a mio parere equiparabile al silenzio che sanno intessere fra di loro due amici di lunga data.

Il raggiungimento di una gestione ottimale del silenzio si pone ad un livello molto avanzato delle dinamiche affettive che intercorrono fra due persone, a maggior ragione se si tratta di una relazione sentimentale. Quando ci sono di mezzo stima, affetto, amicizia, simpatia, piacere di stare insieme, è fondamentale avere un buon dialogo, ma è altrettanto indispensabile saper avere un buon silenzio.

A volte mi è capitato di osservare certe coppie sedute ad un tavolo di ristorante, in un bar o in situazioni simili, e notare che pur non aprendo effettivamente bocca, non erano capaci di stare in silenzio. Oh, per carità, sarà anche stata una mia erronea interpretazione e io sono proprio l’ultimo che dovrebbe permettersi di parlare di questi aspetti, dato che spesso e volentieri so districarmi tanto a stento nel dialogo, quanto nei silenzi.

Ad ogni modo, dall’impressione che mi pareva di poter trarre, non solo tacevano, ma sembravano fare una gran fatica a sostenere il silenzio. Sembravano presi fra due fuochi entrambi egualmente intollerabili: da una parte li incalzava una metà via d’imbarazzo e noia per non avere argomenti da intavolare, dall’altro canto invece subivano la pressione di un silenzio non disteso, non rilassato, mal-trattato.

Il silenzio in presenza d’altri, in generale, spaventa un po’. Non siamo più tanto abituati a concepire la tacita vicinanza altrui, anche per “abitudine mass-mediale”, forse. Sentiamo quasi la necessità impellente di riempire la distanza tra due animi pensanti. Lo spazio che separa il lavorio delle menti lasciate libere di vagare nei territori della propria interiorità, incute timore con i suoi vasti orizzonti. Solo se c’è un’intesa altamente qualitativa, una complicità rodata da tanto tempo condiviso "veramente" insieme, il peso del silenzio reciproco può divenire lieve come una piuma. A quel punto, anche l’imbarazzo diventa infatti un luogo dell’altro che si è in grado di visitare apprezzandolo come valore importante.

Quando fra due persone intercorre energia esistenziale vera attraverso meccanismi di osmosi effettivi, non si sente l'impellenza di coprire il silenzio e nemmeno l'agitazione di dover dire cose necessariamente importanti. In quei casi ci si può permettere anche il lusso di tacere o di parlare del tempo, perchè il rilievo delle reciproche profondità passa attraverso strumenti di misura interiore più raffinati ed articolati rispetto al valore delle semplici parole.

Per capire insomma se veramente state bene con una persona, fate un po’ mente locale ai vostri silenzi condivisi, o ai discorsi fatti sul tempo o su altre simili tematiche disimpegnate: se funzionano quelle cose lì, c’è buona possibilità che funzioni anche molto del resto.

E pensare che oggi volevo parlare di primavera…

4 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

yes lets talk about the weather :-) oppure stiamo zitti... si può farlo solo dopo aver molto parlato e detto, quando si arriva a quel punto in cui ci si sa così bene che basta il linguaggio del corpo per sapere tutto.
Una volta ho visto una coppia sulla 50ina, stavano seduti al tavolo di un bar, leggevano ciascuno un giornale, ogni tanto, simultaneamente, senza dirsi nulla, smettevano di leggere, si guardavano e si sorridevano... ecco non so in che rapporti fossero, ma sembrava proprio amore di quello bello.

Baci a fiori

Gillipixel ha detto...

@->Farly: vero, Farly, non è una cosa semplice quella di saper condividere il silenzio...ci vuole un'intesa eccezionale, frutto di anni di affetti oppure di una potente architettura costruita dal caso :-) non è detto infatti che questa cosa non possa capitare a due persone che si vogliono bene da poco tempo...per fortuna non ci sono regole in questo settore :-)

In ogni caso, è sempre interessante fare un po' di "studio umano" in giro, per strada :-)
A patto di non invadere l'altrui riservatezza (ma questo è ovvio...), s'imparano sempre cose nuove :-)

Bacini alla bouganville :-)

maria rosaria ha detto...

vero, è imbarazzantissimo quel gelido silenzio che si crea fra due persone che non hanno più, o forse non hanno mai avuto, i mezzi per gestirlo. e qualche volta è capitato anche a me. ti dirò di più, in quei casi mi sono sentita molto a disagio e spero per questo non mi ricapiti ancora perché vorrebbe dire che non ci siamo proprio. rognosetto tema per un annuncio di primavera, gil... ma sempre ben illustrato. un abbraccio

Gillipixel ha detto...

@->Maria Rosaria: ehehehe, non posso far altro che convenire con te, Em Rose, il tema era rognosetto anzi che no :-) Ma la verità è che volevo parlare veramente di primavera, quando ho buttato giù le prime frasi...però poi, non so come, sono andato alla deriva in codesto modo :-)
E se può essere di minima consolazione, sappi anche che io sono il campiopne mondiale di silenzi malgestiti e dialoghi malfatti :-)
Grazie della visita, Em Rose...

Bacini marzolini :-)