martedì 1 marzo 2011

Un Gilly, due compari e un pollo


«…Sotto il ponte di Baracca
c’è Pierin che fa la cacca,
il dottore la misura,
la misura trentatre,
stare sotto tocca a te…»

*******

Vi capita mai di essere visitati dal «Genio»?
Non vi succede di sentirvi talvolta abitati da un’«energia numinosa» della cui origine precisa non sapreste rendere propriamente conto? E le volte che tutto ciò si verifica, non vi pare di assaporare una sensazione simile allo scoordinamento di movenze del quale siamo facile preda quando, armeggiando col rasoio di fronte allo specchio, tentiamo di levare i peluzzi sopra ed intorno alle orecchie? (a dire il vero, la prima metafora che mi era balzata alla mente era ben più dozzinale, e “scurrilozza” anziché no: trattava degli spaesamenti onanistici che l’inusitato impiego dell’arto sinistro cagiona nella risposta propriocettiva generale del solingo cultore destrorso del “fai da te”…per fortuna però che di questa metafora alla fine non se n’è fatto nulla…).

Ma andiamo per gradi e freniamo il “fregnacciometro”.

Se ho esordito così oggi, è stato naturalmente per raccontarvi di come il «Genio» in effetti mi venga di tanto in tanto a visitare, cosa che mi è successa anche di recente. Con questo non intendo certo millantare di essere io quel tizio che trova di botto una lineare spiegazione al teorema di Riemann, oppure che se ne viene fuori con una nuova teoria capace di far cigolare di meno tutta la baracca economica e politica globale.

Se un po’ mi conoscete ormai, saprete che non sono certo il tipo da vantarsi più di tanto di proprie presunte doti. Anzi, ciò che tendo a fare di preferenza è semmai pendere alquanto dal lato dell’autoflagellazione. L’abbinamento tra me ed il «Genio» ha dunque ben altra intenzionalità di significati.

Dobbiamo infatti intenderci su cosa si vuol dire con il termine «Genio». Usando questa “paroletta” mi riferisco a quelle circostanze in cui ci sembra di agire (oppure, ancor più frequentemente, di parlare) mossi da una volontà esterna. Il fenomeno si concretizza molto più facilmente nell’ambito del linguaggio, o perlomeno in questo senso è più agevole cogliere esempi immediati, ed è proprio di un caso simile che vi voglio raccontare.

Ecco dunque come il «Genio» è venuto a farmi visita.
In ufficio sono circondato dalle postazioni di tre o quattro colleghi, per cui diventa pressoché spontaneo scambiare ogni tanto una chiacchiera. Il collega sulla mia sinistra, non ricordo più nell’ambito di quale ragionamento, mi stava parlando di un certo ponte. Intendo proprio un ponte vero, reale, uno di quei manufatti eretti all’uopo di oltrepassare fiumi, o impedimenti orografici simili, senza bagnarsi i piedi.

Il collega sulla mia destra, che non disdegna l’estemporanea facezia, cogliendo al balzo la palla del discorso, ha attirato la mia attenzione e mi fa: «…Gillipix…il ponte di Baracca!...».
Al che io, con reazione istintuale “semi-pavloviano”, non ho potuto fare a meno di fargli eco a tono, proseguendo nel seguente modo: «…Sotto il ponte di Baracca, c’è Pierin che fa la cacca…».
Per inserirsi nello scherzoso scambio d’opinioni, a quel punto un’altra collega mi dice: «…Ma la conosci?...».

Ora, chiedere a me se conosco «Sotto il ponte di Baracca» sarebbe stato come domandare a Cartesio se sapeva cosa fossero le ascisse e le ordinate. Nella mitologia demenzial-bambinesca anni ’70 ci sono praticamente nato in mezzo, me ne sono nutrito fin dalla più tenera età, l’ho respirata nell’aria della mia infanzia. Fra il “fantasma formaggino” ed un “…ci sono un tedesco, un francese, un americano e un italiano…”, buona e fondamentale parte del mio humus culturale si è plasmato.

In particolare, i sublimi versi di «Sotto il ponte di Baracca» li ricordo utilizzati in giocose conte per stabilire chi dovesse “stare sotto” a nascondino o in altre simili competizioni bambineggianti.
Per correttezza esegetica va aggiunto che esisteva pure una versione ulteriormente “trasgressiva”. Invece di terminare con la tradizionale chiusa «…stare sotto tocca a te…», questa trasposizione estrema si accomiatava dall’ultimo “contato” beffeggiandolo con l’epilogo a sorpresa: «…un bell’asino sei te…».

Tutta l’atmosfera scherzosa in ufficio si era andata dunque condensando intorno a siffatti stimoli dai contorni “proust-ianeggianti”. Sarà stato forse anche per questo che il «Genio» ha avuto ancora una volta modo di esprimersi attraverso di me.

Ci tengo a ribadire però: se parlo di «Genio» in associazione alla mia persona, non lo faccio assolutamente per accreditarmi nessunissima credenziale di genialità. Non è questo ciò che intendo. Anzi, proprio il fatto di essere io solitamente un parlatore tutt’altro che geniale, rappresenta la conferma del mio discorso. Raramente ho la battuta pronta, sono impacciato dialetticamente. Insomma nelle conversazioni non spicco certo per brillantezza.

Ecco perché mi pare di poter dire con ancor più giustificata cognizione di causa, che la risposta da me data all’imbeccata della collega, anche per la straordinaria rapidità con la quale mi è sgorgata alle labbra, non è stata in fin dei conti opera mia, ma del «Genio» che mi ha furtivamente visitato.

«…Sotto il ponte di Baracca, c’è Pierin che fa la cacca…» ho fatto per l’appunto io.
«…Ma la conosci?...» ha ribattuto la collega.
Ed io ancora, con la celerità di mezzo battito di ciglia, ho allora sentenziato: «…Certo che la conosco: l’ho portata alla maturità!...».



2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

mi pare che fosse ecce bombo o forse io sono un autarchico, il film in cui il maturando portava un poeta contemporaneo come argomento di letteratura, nel senso che se lo era portato fisicamente dietro... tu come l'hai impostata la dissertazione sul ponte di Baracca? chi hai portato con te all'esame? pierino o....

baci da prima media

Gillipixel ha detto...

@->Farly: ehehehheeh :-) Ora che mi ci fai pensare, cara Farly, ricordo che in prima istanza interpellai per l'appunto Pierino in persona :-) ma lui mi fece sapere di avere già un impegno da guest star in una barzelletta col solito francese, con l'inglese, il tedesco e l'italiano :-)

Allora provai a sentire il "Dottore Lamisura" :-) anche lui però era già in parola per andare a misurare le affermazioni di qualche politico (non so se si coglie la sottile metafora :-D

Andò a finire che mi accontentai della consulenza di una anziana signora, anche lei esperta di ponti...sto parlando della vecchia che era solita stazionare sotto il ponte di Verona, e per una sua non tanto urbana abitudine, appelata con un aggettivo non certo lusinghiero :-)

Aspetta...come faceva quest'altra somma lirica?...
"...sotto il ponte di Verona, c'è una vecchia scoregg..." :-D

Bacini in difficoltà con la promozione in prima :-)