«...Dicono che un freddo simile non si registrava
da almeno 50 anni. Di certo, da oltre 50 anni
non si vedevano in giro "sprovvedutacci" di un
calibro così esagerato come certi giornalisti d'oggi...».
*******
Amici, portate pazienza, ma oggi mi piacerebbe produrmi in una estemporanea attività di “sparo sulla Croce Rossa”. So che trattasi di disciplina sportiva assolutamente poco nobile, anzi, alquanto disdicevole, se proprio la si vuol dire tutta. Da fonti certe, ho poi appreso che anche il Comitato Olimpico si è categoricamente rifiutato di ammetterla nel novero delle specialità agonistiche da esso contemplate. Lo “sparo sulla Croce Rossa” rappresenta quasi l’emblema dall’antisportività e della scorrettezza. Come potrebbe dunque pretendere di vedersi concesso il diritto di stazionare in ottima compagnia sotto l’ecumenica ombra dei fatidici Cinque Cerchi?
Però è altrettanto vero che questo gioco viene diffusamente praticato a livello amatoriale nelle più subdole e cavillose sedi. Il motivo di tanto seguito di praticanti è presto detto: nel farlo, ci si diverte.
La mia “Croce Rossa” odierna saranno i giornalisti. Criticarli è divenuto uno sport ormai talmente scontato, quasi superfluo e diffuso fin anche fra le più piccole società amatoriali iscritte ai campionati minori di «”Discutitori” da bar», che non ne deriva più nemmeno uno straccio, non dico di gloria, ma neanche di merito nel continuare ad insistere. Se un residuo di “motivazione-giutificazione” rimane allora, esso va ricercato in quel briciolo d’amor proprio per il senso critico che ciascuno dovrebbe pur sempre continuare a nutrire.
Ma tosto veniamo alla sparatoria del caso. Chi per sentito dire e chi per sentito vibrare (come nel mio caso), tutti avrete saputo delle scosse di terremoto che hanno colpito nei giorni scorsi l’orlo settentrionale (proprio dalle parti alte della coscia) di quella vecchia, ma a noi carissima ciofèca dello stivalone italico. Passano solo alcune manciate di attimi ed è già pronta con un collegamento in diretta sul posto la brava inviata di un telegiornale (non vi dirò qual era, ma a definirlo tale bisogna fare veramente uno sforzo di fantasia e mentire spudoratamente a se stessi...).
Quale posto? Con estremo fiuto per l' indagine e sagacia per lo “spirito informativo” supremo, viene scelto un luogo altamente consono a fornire un riflesso scientifico ed oggettivo degli strascichi emotivi succeduti all'accadimento tellurico appena verificatosi: la strada di fronte ad una scuola. La scena che si presenta denota fin da subito il clima di fedele rappresentatività dello spaccato sociale in cui è quasi d'obbligo veder inserito il protagonista dello scampato pericolo.
Da una parte, ragazzini brufolosi allo stato brado lungo la via e straboccanti testosterone da ogni poro, che si spintonano, fanno le corna a quello davanti, giocano a “paghi la mossa”, fingendo di assestare una botta al basso ventre del migliore amico, fermando tuttavia l'affondo ad un solo cm. dalla zip dei jeans altrui. Sull'altro fronte, uno stuolo di “bimbe-minkia” tutte “intamarrate” di zainetti alla moda, sobrie truccature discretamente dosate sul viso con paletta e secchiello, piercing a volontà come fossero tutte le nipotine del fabbro ferraio del circondario.
La brava inviata, interpella una ragazzina. La prima dichiarazione della simpatica brufolosotta si perde in un profluvio disarticolato di “...cioè...”, “...è scoppiato il panico...”, “...no...cioè”, “...la prof ci diceva di fare così...”, “...il bidello gridava di fare cosà...”. Ma è stato a quel punto che il colpo di genio dell'inviata si è innalzato altissimo per andare ad occupare un gradino di privilegio nell'empireo del giornalismo mondiale di tutti i tempi, suggellando “in singolar quesito” una delle più acute e profonde interviste mai soppesate in precedenza da orecchio umano. Una domanda che di colpo ha fatto apparire anche quella ragazzina, al confronto con l'intervistatrice, come una vetta eccelsa del sapere, una rappresentante indiscussa dei più alti consessi culturali.
Non potevo credere alle mie orecchie infatti, quando ho sentito, ve lo giuro, uscire dalla bocca di quella sedicente giornalista, la seguente, sesquipedale genialata: «...Che emozione hai provato?...».
Nooo...nooo!!! “...Che emozione hai provato...” nooo!!! Chiedile tutto, ma non quella cosa lì!!! Ormai è umanamente inaccettabile. Pensavo fosse ormai stato definitivamente fissato il criterio minimo di civiltà in virtù del quale, se un giornalista si azzarda ancora a chiedere ad un intervistato la moralmente “desertifica” domanda “...che emozione hai provato...”, dovrebbe essere radiato dall'albo con disonore sommo, stracciamento del notes di fronte a tutta la redazione e spezzatura della penna da parte del direttore.
Invece no. Ancora oggi, dopo tanti anni ormai, ci tocca continuare sconsolatamente a mandar giù e fare buon orecchio a cattivo prosatore, rassegnandoci a sentir dire, chissà fino a quale remoto futuro, che la gente “...in preda al panico si è riversata in strada...”, “...i feriti sono stati estratti dalle lamiere contorte...”, “...le cause del sinistro sono ancora al vaglio delle autorità competenti, che hanno anche effettuato i rilievo del caso...”.
Ah...e ovviamente “...che è stata aperta un'inchiesta per far luce sull'accaduto...”.
4 commenti:
Questa è la stampa: confezionano eventi dove non ci sono, vogliono vedere le lacrime sgorgare e nascondono storiacce dove proliferano. Dopo il crollo di una casa dove era morto un uomo intervistavano la vedova e le dicevano: Adesso lei è rimasta sola. E' rimasta con una bimba. Adesso la bimba sarà senza padre. Cosa prova? come si sente? Chi manterrà sua figlia? come farà a vivere?
@->Antonella: è veramente una tristezza, Anto, non c'è altro da dire...io, come mio solito, butto le cose un po' sull'ironico, ma questa è una faccenda parecchio seria...hanno una responsabilità tremenda, questi tizi, creano un atmosfera di tensione e di paura, di disagio, malessere, intorno a motivi magari parecchio gonfiati e inesistente invece, dove ci sono i guai veri, dove ci sarebbe da approfondire, sviscerare i problemi, ecc., ci passano sopra bellamente, ignorano artatamente, depistano, disorientano...
Bah...tristezza somma...
Bacini con fonti verificate :-)
ma che dobbiamo pretendere da una poveretta che a seguito di blanda prestazione ottiene il ruolo di inviata? ella che nel curriculum citava magari una partecipazione ai provini del grande fratello e/o una maturità con 60/100 ad un prestigioso istituto albeghiero? in fondo simil frase dalla bocca di un'innocua inviata è nulla al confornto di certe affermazioni di passati ministri dell'istruzione....
comunque sparare a codesta croce rossa è cosa buona e giusta
Bacini olimpionici (della perfidia)
ps ti sfido a trovare la citazione contenuta nel testo :-) (suggerimento: trattsi di libro uscito da poco)
@->Farly: confesso, dear Farl, che stavolta mi cogli in castagna :-) non ho beccato la citazione, però concordo con lo scoramento di fronte allo scenario giornalaio attuale :-) troppi e troppo poco preparati, ma soprattutto dati in pasto ad un meccanismo che li vuole stupidi per forza (va riconosciuto: spesso si adeguano e basta, per portare a casa due soldini...non è una scusante tanto nobile, ma un po' conta pure essa...)
Bacini periodisti :-)
Posta un commento