Fatto 100 il totale ottenuto sommando le soddisfazioni (“soddi” per gli amici) alle insoddisfazioni (“insoddi”) di cui si può beneficiare (o maleficiare) durante il lasso di tempo vigile a disposizione nell’arco di una giornata (mettiamo mediamente 16 ore su 24), si potrebbe quasi indicare una soglia fisiologica oltre la quale scatta la necessità di buttarsi completamente sulle 8 ore di sonno rimanenti.
Non è mai un bilancio strettamente schiavo dei numeri. Per dire, con un 50 di “soddi” e 50 di “insoddi” va ancora di lusso; 40 “soddi” e 60 “insoddi”, beh, si può ancora tollerare; 30 “soddi” e 70 “insoddi”, l’inventario inizia a scricchiolare, ma regge ancora.
Ecco, direi che la soglia critica si avvicina pericolosamente quando s’inizia a rasentare un resoconto fatto da 25% di soddisfazioni a fronte di un 75% di insoddisfazioni: da quella linea di demarcazione in poi, credo sia opportuno riporre la maggior parte delle speranze e delle aspettative quotidiane sulla parte non desta, ovverosia dormiente, della nostra giornata.
«…Va’ a lèt e quérciàt sö bēn…» recita un antico adagio gillipixilandese: «…Vai a letto e copriti su bene…».
La saggezza popolare, al pari dei miti, possiede il pregio di saper esporre l’apodittica essenza di talune verità, senza la pretesa di spiegarle per filo e per segno. Ce le mette davanti senza fare nulla di più, semplicemente: così è, se vi pare. In questo caso più che mai: quando mi accorgo che il bilancio fra le soddisfazioni e le insoddisfazioni mie, si spinge perigliosamente sull’orlo dei risicati limiti “75-25”, capisco che non è il caso di insistere: meglio temporeggiare, limitare i danni ed aspettare il momento di andare a letto.
Bisogna infatti tener conto anche dell’ulteriore fenomeno in base al quale, sotto il 25%, le stesse “soddi” mie, per eccesso di sbilanciamento, tendono minacciosamente a tramutarsi in sodomie, mandando a carte quarantotto ogni tipo di veritiero riscontro delle energie esistenziali in gioco.
Il territorio del dormire fornisce sempre un oasi, un porto franco. Si potrebbe obiettare: ma con alle spalle una giornata negativa, poi risulterà difficile organizzarsi una nottata degna. Verissimo, ma anche per questo la teoria del bilancio “soddi-insoddi” può fornire una spiegazione: quel che conta è mantenersi sempre poco distanti dal confine del 25% di soddisfazioni: un 22 o un 21%, pur essendo già quote tremendamente misere, sono ancora accettabili per non scivolare dentro a nottate d’insonnie angoscianti. Il 20% di soddisfazioni giornaliere è il minimo estremo sotto cui non si deve sprofondare, se non si vuole compromettere anche il “bene rifugio” di una sana ronfata ristoratrice.
Il periodo attuale è per me per l’appunto caratterizzato da un andamento dello spread “soddi-insoddi” che oscilla fra i valori di 50 e di 60. Nota tecnica: lo spread “soddi-insoddi” si calcola sottraendo dalla percentuale quotidiana di insoddisfazioni, quella di soddisfazioni: con 75 di “insoddi” e 25 di “soddi” si ottiene appunto 50, mentre si ottiene uno spread di 60 quando il bilancio è 80 e 20. Lo spread “soddi-insoddi” massimo, ed al contempo ideale, si ha con il valore di “meno 100”, il che equivale a dire giornate con 0% di insoddisfazioni e 100% di soddisfazioni.
Nessun umano ha mai avuto il privilegio di toccare uno spread “soddi-insoddi” espresso in valore “meno 100”. Questa quantità, come dimensione teorica, è infatti depositata al “Museo dei pesi e delle misure” di Sevres, sotto forma di descrizione della giornata di un tizio che abbia ricevuto in mattinata la comunicazione di essere beneficiario della donazione di metà delle quote azionarie Microsoft, seguita, nel pomeriggio, da una lettera bi-autografa “Naomi Campbell-Sharon Stone” recante la lapidaria dicitura “stasera te la diamo”, e che si sia presentato, sempre il suddetto tizio, al suddetto appuntamento galante, accorgendosi sul più bello di una crescita di 8 cm della propria strumentazione virile.
Questi sono tuttavia esempi scientificamente inarrivabili. Ma anche per chi, come me in questi giorni, naviga attraverso quote di spread “soddi-insoddi” comprese fa un “più 50” ed un “più 60” di valore, non sono escluse le scoperte interessanti. Vivacchiando intorno a questi tassi di spread, tanto per dire una cosa, ci si concentra parecchio sul dormire e su taluni suoi aspetti meno evidenti, e si possono fare piccole scoperte, come mi è capitato appunto in queste ultime nottate e prodromi ronfanti di mattinate incipienti.
Ho scoperto infatti che la musica ed i sogni sono fatti di una sostanza affine. Che mi potesse crescere, nel piede destro, l’unghia del mignolino di un centimetro in un secondo, se ve lo so spiegare, ma fidatevi che è così: la musica ed i sogni hanno una struttura molto simile.
In primo luogo, musica e sogni sanno regalare un tipo di estasi inarrivabile con qualsiasi altro tipo di leva espressiva, esperienziale, esistenziale, vitale, ecc. (escludo a priori da questa considerazione l’opzione droghe o altri artifici consimili d’induzione in stati di alterazione, perché alla fine, a mio parere, l’esito di queste altre vie sfocia sempre in dimensioni a loro modo musicali o oniriche).
Solo musica e sogno sanno trasporre il nostro essere in una dimensione superiore, “non mediata”: le sonorità musicali sono altrettanto impalpabili, inconsistenti ed enigmatiche, di quanto lo siano le fuggevoli e caleidoscopiche permutazioni oniriche. La musica e il sogno consentono di farci centellinare porzioni di “vita altra”, agevolano esperienze parallele alla vita effettiva. In più essi provengono da recessi molto profondi del nostro patrimonio emotivo-affettivo e come tali sono anche, fra le esperienze umane, quelle meno raccontabili, meno trasmissibili con supporti espressivi che non siano i loro stessi di pertinenza: la musica si può raccontare al meglio solo eseguendola, oppure, approssimativamente, canticchiandola, così come i sogni e l’esperienza effettiva da essi scaturita sono alla fine di fatto comprensibili solo a chi li ha sognati.
Forse non sarà un caso allora che un piccolo angolino di beatitudine si può ricavare in ogni momento della nostra esperienza da svegli, anche quando trascorriamo periodi di spread “soddi-insoddi” non propriamente lusinghieri, semplicemente ascoltando una canzone cara o un brano di musica al quale siamo affezionati. Oppure non sarà un caso nemmeno il fatto che quasi ogni mattina, il mio risveglio avviene con in mente una canzone, probabilmente frutto della spremitura onirica appena compiuta, come una piccola sorsata di vino novello musical-sognante.
8 commenti:
Gillipix,
forte questo post!
Ma come ti vengono in mente?:-))
Un saluto
@->Paolo: ehehehehe :-) grazie, Paolo, ti giuro che non lo so proprio come mi vengono in mente, e forse è meglio che non io non stia a chiedermelo più di tanto, perché a star lì a sindacare le ragioni profonde, ci sarebbe ancor più da preoccuparsi :-)
Ciao Pa', grazie ancora :-)
Bello!. non voglio pensare troppo al mio commento..scrivo ..la musica mi fa tornare indietro nel tempo ,mi porta a un ricordo lontano. Ci sono canzoni che se per caso me le ritrovo , alla radio, al supermercato e chiudo gli occhi ..ecco sono in quel tempo e mi emoziono.Non è un semplice ricordo ma una rievocazione ... richiamo ,riprovo la stessa sensazione di allora,solo per un attimo .Un sogno ad occhi aperti o semiaperti. Vero, i ricordi evocati dalla musica sono della stessa sostanza dei sogni .Poi ,la canzona finisce, mi ritrovo nel qui ed ora che sarà un giorno un ricordo .
@->Ross: è vero, Ross, sembra quasi che musica e sogni utilizzino una "grammatica" comune :-) però è una grammatica fatta di regole infinite e mai ben definibili, eppure in qualche modo sono regole che funzionano :-)
Capisco benissimo cosa intendi con quei flash di passato evocati da una canzone...non a caso sono piccoli sogni ad occhi aperti :-)
Grazie per il commento interessante...
Bacini rievocati :-)
Ho letto "Amori difficili" di Calvino come da te consigliato e ho avuto un soddi 99/insoddi 1 :) (solo durante la lettura)
@->Mattea: Calvino è quasi sempre soddi garantita, Mattea :-)
Bacini rampanti, dimezzati e insistenti :-)
Come ti dicevo, sono arrivata qui e qui mi esprimo.
Scrivi bene, padroneggiando sapientemente la lingua italiana e possedendo un ricco vocabolario ed uno stile personale.
Nell'immediato si notano i molteplici aspetti della tua poliedrica ed interessante personalità.
Tra le righe si avverte una tenera dolcezza di sottofondo, mescolata ad una sana educazione familiare.
Arguto, curioso, divertente, dolce, fantasioso, sapiente: un aggettivo per Gilli, Charlie, Linus,
Steven, Peter, Pixel.
@->Occhi Blu: è troppo, è troppo, cara OuBee :-) sono soltanto un modesto cialtrone e per di più, alquanto scoreggione, perfino :-)
Sei troppo gentile, grazie ancora...parole come le tue mi spronano a scrivere con ancora più entusiasmo...grazie, non mi stanco di dirtelo :-)
Bacini cialtroni :-)
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